Dalla incapacitazione al sostegno della persona non autonoma. Approccio etico e nuove aree di confronto della psicopatologia forense

Autori

  • Rosagemma Ciliberti
  • Giovanni Palumbo
  • Tullio Bandini

Abstract

La nuova concezione etica e giuridica degli interventi di tutela nei confronti di chi non sia pienamente autosufficiente comporta, come noto, un differente approccio nella valutazione delle disabilità fisiche o psichiche che possono compromettere l’autonomia della persona. In un’ottica di ampio riconoscimento delle esigenze dei singoli, la legge sull’amministrazione di sostegno introduce, infatti, uno strumento giuridico altamente plasmabile,diretto a contemperare la tutela più adeguata alla fattispecie concreta con la care della qualità della vita della persona debole. Rilevanti le ripercussioni anche in ambito psicopatologico forense, ove si assiste ad una vera e propria riformulazione dei compiti e delle attività dei tecnici chiamati a confrontarsi con un’inedita frontiera del diritto, rivolta a porre in primo piano la fitta trama dei rapporti in cui si compone l’esistenza umana. Alla luce del nuovo impianto normativo, la cura della persona bisognosa si traduce, infatti,  nel riconoscimento del soggetto fragile come persona che può e deve vivere nel mondo di relazione, conservando e valorizzando al massimo le proprie capacità e potenzialità.Sono evidenti le implicazioni etiche di questa nuova visione giuridica della persona bisognosa che, rispetto ai precedenti schemi culturali e di tutela, diversamente orienta e indirizza l’attenzione peritale verso nuove aree di confronto. Dal mero accertamento dell’incapacità di agire, l’indagine si estende ad un’area più ampia rivolta alla valutazione delle modalità con cui ogni singolo soggetto è in grado di vivere la sua condizione specifica, di rapportarsi con gli altri, di superare o meno eventuali disfunzioni, di autogovernarsi e di gestire autonomamente i propri interessi, in funzione dell’analisi e dell’individuazione degli strumenti più adeguati ad apprestare una tutela-supporto al soggetto fragile. Emerge pertanto la necessità di una valutazione articolata e complessa in grado di progettare e realizzare, anche sulla base di eventuali e specifici contributi clinici o psicosociali, gli eventuali provvedimenti a carattere riabilitativo che possono fornire supporto al beneficiario, in una visione integrata e corale. Il dovere di esplorare e individuare misure adeguate e proporzionate alle specifiche esigenze di protezione del beneficiario evidenzia altresì la necessità di una stretta connessione e sinergia tra tutti i servizi territoriali e le strutture giudiziarie coinvolte nella cura e nella tutela della persona. L’elaborazione e il costante affinamento del progetto riabilitativo risultano infatti funzionali al superamento dei limiti che condizionano la possibilità per l’incapace di provvedere direttamente ai propri interessi e, anche, alla stessa idoneità della misura di sostegno a realizzare a pieno la funzione di tutela. A distanza di alcuni anni dall’entrata in vigore della legge sull’amministrazione di sostegno, gli autori esaminano il difficile coordinamento tra i vari istituti di tutela e l’apporto consulenziale che la psicopatologia forense potrà e dovrà fornire al giudice per stemperare le criticità della legge, valorizzarne le finalità ed evitare preoccupanti appiattimenti e derive applicative.

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Pubblicato

2014-12-17

Fascicolo

Sezione

Articoli