Prospettive di cura per soggetti con “gravi disturbi di personalità” autori di reato: un percorso terapeutico-riabilitativo in una “struttura protetta” convenzionata
Autori
Stefano Biasi
Carlo Andrea Robotti
Cristina Polli
Abstract
Viene descritto il percorso terapeutico-riabilitativo, in una struttura psichiatrica protetta convenzionata [Centro di Riabilitazione “Villa San Pietro” di Arco (TN)], di un giovane uomo, affetto da un grave di disturbo di personalità di tipo misto, narcisistico e borderline, con quattro pregressi tentativi di suicidio – uno dei quali gravissimo -, autore di un grave reato con condanna patteggiata a quattro anni, inviato agli arresti domiciliari in Comunità, dopo un periodo iniziale di detenzione in carcere; l’invio è avvenuto su disposizione dell’Autorità Giudiziaria in seguito alla proposta formulata dal Dipartimento di Psichiatria del territorio di residenza del paziente.La descrizione approfondita dell’anamnesi personale e clinica del paziente, che costituisce la prima parte di questo lavoro, rappresenta il presupposto fondamentale per comprendere appieno le linee guida e le dinamiche del percorso terapeutico-riabilitativo, protrattosi per due anni e illustrato estesamente nella seconda parte del lavoro. Si descrivono gli strumenti terapeutici specifici ed aspecifici utilizzati nel trattamento. Gli strumenti aspecifici risultano connessi alle particolari caratteristiche strutturali e organizzative di Villa San Pietro: forte contenimento ed elevato numero di pazienti. Gli strumenti specifici riguardano una metodica riabilitativa specializzata imperniata sull’intervento integrato di tre psicoterapeuti, ciascuno con un ruolo ben definito nel setting di lavoro col paziente. Sono solo accennati gli interventi psicofarmacologici e le attività riabilitative strutturate di tipo occupazionale, espressivo e risocializzante, in quanto strumenti di lavoro presenti comunemente nella maggioranza delle comunità riabilitative psichiatriche. Vengono invece descritte dettagliatamente le tecniche di intervento psicoterapeutico di tipo cognitivo-comportamentale per l’importanza che hanno rivestito nel percorso riabilitativo. S’individua l’aspetto chiave del percorso in Comunità nell’adesione continuativa al trattamento: a tal proposito si sottolinea l’importanza della presenza degli arresti domiciliari durante i primi mesi di ricovero, fino al pieno sviluppo di una valida alleanza terapeutica, che ha permesso la prosecuzione volontaria del ricovero e del percorso riabilitativo fino al loro felice completamento, anche dopo un improvviso ed imprevisto provvedimento giudiziario di indulto. Tale indulto ha infatti determinato l’insorgere di una traumatica conflittualità nel paziente, per fortuna risoltasi, in breve tempo, con opportune strategie di coping, illustrate nel dettaglio. A distanza di qualche mese dalle dimissioni il paziente mantiene un quadro clinico soddisfacente e stabilizzato. Frequenta regolarmente il Centro di Salute Mentale, ove è seguito da una psicologa e dove si sottopone a regolari controlli psichiatrici. Mostra una buona compliance farmacologia e vive a casa dei genitori, senza manifestare conflittualità relazionali o disturbi comportamentali. È inoltre in corso un progetto articolato di graduale reinserimento lavorativo.