School as a sacred space. On the theocratic heritage in the New Education movement
Abstract
Il discorso sugli “spazi” in storia è spesso associato a intenti bellici. Le scoperte geografiche di spazi nuovi hanno sempre suscitato desideri di conquista. Le missioni cristiane furono utilizzate dai conquistatori europei come mezzo pacifico per disciplinare le popolazioni conquistate. L’educazione era organizzata come curricolo e come spazialità in connessione alla chiesa cristiana. La struttura gerarchica connessa, con uno spazio trascendente normativo “sopra” e uno terreno “sotto”, subordinato al primo, venne adottato dalla scuola secolare. Il retaggio teocratico della pedagogia è stato tramandato, anche se le norme prescrittive hanno cambiato contenuto, nelle scuola di Stato. Circa i concetti portanti del movimento delle Scuole Nuove, si può mostrare come la pedagogia si ri-trasformi nel religioso, nel senso di uno spazio sacro, nel quale si elabori la salvezza del singolo, della comunità, persino dell’umanità intera. Al di là delle differenze tra singoli pedagogisti, resta la convinzione che lo spazio educativo debba e possa essere un modello per un mondo futuro migliore, dove il bambino impara per la vita, ora per un mondo nuovo. In esso, egli segue la traccia dello sviluppo teleologico intrapsichico in lui inscritto (Montessori), la traccia dello Spirito cosmico universale (Steiner), o la traccia della legge, iscritta dialetticamente nella
storia, per un più alto sviluppo della società e dell’individuo, finalmente liberi dalle catene del capitale (Blonsky).