Per educare ad una maternità responsabile: la legge sull'aborto in Italia fra progettualità, polemiche e compromessi
DOI:
https://doi.org/10.7346/-we-I-02-23_09Palabras clave:
Aborto, storia della normativa, educazione alla sessualità, educazione alla maternità responsabileResumen
Il fenomeno dell’aborto provocato ha attraversato la vita delle donne in tutti i tempi storici e in tutte le culture, condizionando in modo significativo l’integrità fisica e psicologica delle donne, la loro libertà sessuale, il loro desiderio di maternità. Nel corso del Novecento, le leggi che soprattutto in Occidente sono state approvate hanno cercato, con l’aiuto della moderna medicina, di incanalare il fenomeno verso una normativa che tutelasse le donne dai barbari sistemi clandestini utilizzati fino a pochi anni orsono e, al contempo, ponesse le basi di una educazione alla contraccezione innocua per la salute femminile e più efficace del-l’interruzione di gravidanza. In Italia, se con il Codice Penale Rocco degli anni Trenta, aborto e propaganda contraccettiva veni-vano considerati «delitti contro la stirpe» in ragione dell’ideale popolazionistico del regime fascista, i movimenti femministi che hanno condotto la battaglia per la legalizzazione dell’aborto, ottenuta con la legge n.194 del 1978, hanno individuato le ragioni della legge nella necessità di tutelare la salute femminile dall’aborto clandestino, di educare alla contraccezione e, al contempo, ad una maternità responsabile, voluta e consapevole. Ed ancora, per introdurre l’idea di una maternità centrata sulla libertà/diritto di determinazione della donna, unica titolare di disporre del proprio corpo, implicato nella maternità in modo così profondo e radicale da non poter coinvolgere soggetti terzi nella scelta. Il contributo intende ripercorrere il dibattito politico-culturale di quegli anni così come le ragioni educative che hanno ispirato l’approvazione della legge la quale, seppure applicata fra tante con-traddizioni socio-culturali, alimentate sia dalla legittimità della figura dell’obiettore di coscienza sia dalle ricorrenti campagne antiabortiste nel nostro paese, ha offerto alle donne italiane non solo la tutela della loro salute psico-fisica, ma anche la possibilità di formarsi ad un’idea di maternità non imposta né ineluttabile bensì scelta, responsabile e consapevole.
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