I sonetti di anniversario nel libro delle Rime di Alfieri (Parte prima: XXIII, XXXVII, CLXXXVIII; Parte seconda: XXXV)
Abstract
È nelle prime pagine dello Zibaldone la famosa definizione di ‘anniversario’ che, datata fra il 21 maggio e il 21 giugno 1819, fornirà poi la nota di abbrivio all’idillio Alla luna, non a caso inizialmente intitolato La Ricordanza:
"È pure una bella illusione quella degli anniversari per cui quantunque quel giorno non abbia niente più che fare col passato che qualunque altro, noi diciamo, come oggi accadde il tal fatto, come oggi ebbi la tal contentezza, fui tanto sconsolato ec. e ci par veramente che quelle tali cose che son morte per sempre nè possono più tornare, tuttavia rivivano e sieno presenti come in ombra, cosa che ci consola infinitamente allontanandoci l’idea della distruzione e annullamento che tanto ci ripugna e illudendoci sulla presenza di quelle cose che vorremmo presenti effettivam. o di cui pur ci piace di ricordarci con qualche speciale circostanza, come [chi] va sul luogo ove sia accaduto qualche fatto memorabile, e dice qui è successo, gli pare in certo modo di vederne qualche cosa di più che altrove non ostante che il luogo sia p. e. mutato affatto da quel ch’era allora ec. Così negli anniversari. Ed io mi ricordo di aver con indicibile affetto aspettato e notato e scorso come sacro il giorno della settimana e poi del mese e poi dell’anno rispondente a quello dov’io provai per la prima volta un tocco di una carissima passione. Ragionevolezza benché illusoria ma dolce delle istituzioni feste ec. civili ed ecclesiastiche in questo riguardo."
Ma, a differenza degli anniversari celebrati nel Canzoniere petrarchesco – a cui indubbiamente Leopardi guarda – composti tutti in relazione alla sua storia d’amore per Laura, la ricorrenza ricordata nel ben più tardo idillio è più probabilmente, come suggerisce Luigi Blasucci, quella di un puro evento interiore, non obbligatoriamente quello del suo innamoramento come molti critici hanno voluto vedere: è forse solo la profonda tristezza di un anno prima che ora il poeta rivive tornando, quasi per un fatale appuntamento, su «questo colle». Dall’anniversario per gli undici anni del giogo d’amore celebrato in Rvf 62, 9 il petrarchista Leopardi sembra recuperare, dunque, solo il sintagma al v. 2, «or volge l’anno», poi commentato puntualmente («Volge. Finisce. Era l’anniversario della morte di Cristo e dell’innamoramento del poeta») nell’edizione milanese delle Rime del giugno 1826, riutilizzandolo per il tema tutto suo della rimembranza, ben al di là dell’occasione particolare.