La conclusione della prima parte della ‘forma di Giovanni’: il trittico Rvf 188- 190 nello specchio di 163-165

Autori

  • Sabrina Stroppa

Abstract

L’approssimazione al Canzoniere petrarchesco concepito come organismo unitario o liber non può esimersi dall’individuazione e lo studio delle singole sequenze, o “strutture intermedie”. Dopo l’analisi di Marco Santagata sulla tipologia delle connessioni agenti tra i fragmenta, il «problema macrostrutturale del libro» è giunto a compimento con la Lectura Petrarce Turicensis organizzata da Michelangelo Picone, che proponendo una lettura per decadi favoriva la riflessione, stilistica e linguistica, sulle sequenze; l’intreccio poi di questi studi con quelli codicologici e paleografici sulla redazione Vaticana dei Rerum vulgarium fragmenta permette di approfondire le ragioni delle varie strategie dispositive, cogliendole nella fase più matura della loro elaborazione da parte di Petrarca.

I commentatori storici hanno presto o tardi individuato alcune di tali strutture, mediane tra le singole parti e il tutto, portando alla luce quelle dotate di legami espliciti di varia tipologia e natura: le canzoni degli occhi, con i congedi che rimandano dall’una all’altra; le “canzoni sorelle”, legate da metrica e temi; il ciclo dell’aura, con incipit identico per tutti i sonetti. Ma forse i risultati più significativi vengono appunto dall’analisi della ‘fabbrica’ del canzoniere, ovvero dall’analisi dello studio dispositivo pensato da Petrarca durante l’allestimento del Vaticano 3195.

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Pubblicato

2015-01-22

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