Lettura in classe e commento scolastico. Esempi da Leopardi e Montale
Abstract
Le osservazioni di Stefano Carrai in margine al suo lavoro sulla Vita Nuova mi trovano pienamente consenziente, soprattutto per quel che riguarda la funzionalità e la stringatezza del commento. Io mi ricordo che Contini annoverava l’economicità fra le doti scientifiche di un commento: e lui stesso ne aveva dato un esempio splendido nel commento alle Rime di Dante.Adesso, invece, c’è una gara dei commentatori a scrivere, a scrivere, a spiegare, con le note che aumentano, aumentano, si allargano sempre di più.
C’è insomma una specie di furore esegetico: ma, tutto sommato, con poca vera informazione e molto vaniloquio. Il discorso che voglio fare comincia con un ringraziamento personale agli organizzatori del convegno, il cui tema mi trova doppiamente interessato: interessato alla tematica del commento e interessato alla lettura in classe del testo. Del resto, lo stesso titolo del convegno suona come doppio: a una prima proposta, Per leggere il testo in classe, ne segue infatti una seconda, Seminario sul commento divulgativo e scolastico. Mi permetto di considerare il titolo e il sottotitolo come due cose un po’ diverse. Per me una cosa è leggere il testo in classe, un’altra cosa è approntare un commento scolastico. Nel primo caso bisogna tener conto di un dato che viene spesso trascurato nei nostri discorsi, cioè la funzione del docente. Il commento può fornire gli strumenti, ma il docente è quello che veramente esegue la musica. Spetta al docente di far venir fuori la musica dal testo, perché è dalla viva voce che uno studente apprende ad amare un testo, a capire un testo; in questo senso, il docente non deve essere sostituito da un commento.