Il sogno di Giacomo Leopardi
Abstract
Un plausibile terminus a quo per la datazione del componimento è dato dall’appunto del 3 dicembre 1820 sul «fingere poetando un sogno» (vd. qui avanti), i cui dettami sembrano messi in atto nell’evocazione della donna morta di questa lirica; quanto al terminus ad quem, se è cronologicamente attendibile la successione degli «idilli» nell’autografo napoletano (vd. nota introduttiva a L’infinito), la composizione dovrebbe cadere prima di quella della Vita solitaria, assegnabile alla seconda metà del 1821. Gli argomenti di G. A. Levi per una datazione più precisa del Sogno all’ottobre di quell’anno e per un’inversione di ordine con La vita solitaria (LEVI 1909, 255-64) non sembrano decisivi: il progetto leopardiano di alcune «visioni in sogno» di personaggi storici (tra cui Virginia e Bruto), databile fra l’ottobre del 1821 e il gennaio del 1822, a cui il Levi si richiama, è infatti altra cosa dall’idea poetica del Sogno; così come è altra cosa l’idea di un incontro di Petrarca morto con Laura, suggerita alla fine di quell’elenco, riconducibile piuttosto alla tematica della ‘rimembranza’ (L. tiene infatti a sottolinearvi l’errore poetico di rappresentare Laura «più bella e meno altera», come nel son. Levommi il mio pensier, poiché «anche l’accrescimento della bellezza pregiudica al sentimento e alla rimembranza, cosa non intesa dai nostri poeti»: TPP 1111).
Il componimento apparve la prima volta anonimo, col sottotitolo di Elegia (inedita), nel giornale bolognese «Il Caffè di Petronio» del 13 agosto 1825; quindi, col titolo definitivo, nel «Nuovo Ricoglitore» del gennaio 1826, entro una seconda puntata degli «idilli», includente nell’ordine La ricordanza [poi Alla luna], Il sogno, Lo spavento notturno [poi Frammento XXXVII], La vita solitaria. Con la medesima collocazione interna, e col sottotitolo di Idillio IV, entrò a far parte della stampa bolognese dei Versi (Nobili, 1826). Eliminato dalla serie degli «idilli» Lo spavento notturno e sparita l’etichetta di ‘genere’, Il sogno si collocò tra Alla luna e La vita solitaria nella prima edizione dei Canti (Piatti, Firenze 1831): posizione conservata nelle edizioni successive della raccolta.