Madri altamente sensibili. Ritratti di “attese” e “tempi sospesi” fra responsività e sovrastimolazione
DOI:
https://doi.org/10.7346/-we-II-03-24_10Parole chiave:
Educazione, cura, famiglia, maternità, alta sensibilitàAbstract
Seppure l’ambito neuropsicologico abbia dimostrato che l’alta sensibilità agli stimoli sensoriali sia equamente distribuita fra i maschi e le femmine, la specificità femminile appare scientificamente rilevante. Il motivo consiste nell’eventualità di stati di gravidanza “complicati” da questo tratto genetico per parte delle gestanti. Se l’alta sensibilità, che coinvolge il 15-20% della popolazione mondiale, può ripensarsi come una sorta di “sentire materno innato”, le donne altamente sensibili che scelgono di divenire madri non soltanto si scontrano con memorie familiari intergenerazionali e transgenerazionali, ma con un importante sviluppo del loro sentire materno, che può divenire, a tratti, “incontenibile”. Quest’ultimo, difatti, non si traduce nelle ricadute tipiche di un indimostrato istinto materno, quanto nella competenza innata di “sentire dentro” il neonato, senza fagocitarlo e “re-infetarlo”, ma amandolo di una preoccupazione materna centrante o decentrante. Nel primo caso, la maternità è altamente responsabilizzante; nel secondo caso, essa è fonte di sopraffazione. Il presente articolo, oltre a descrivere alcune delle caratteristiche delle donne e delle madri altamente sensibili, apre una prospettiva pedagogica sulla neonatalità e su come questa incida sui vissuti di educazione e di cura delle madri neofite, consapevoli o meno di essere HSP (Highly Sensitive Persons).
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