CALL Women & Education 1/2025
Ecofemminismo, Pedagogia e pensiero decoloniale. Nuovi rapporti tra politiche green e diritti civili
Il movimento femminista degli anni Settanta è confluito in parte politicamente nelle liste Verdi, dove a livello amministrativo si è creata una nuova classe dirigente al femminile attraverso il Forum delle Donne Verdi, un movimento per certi versi separatista che auspicava una nuova rappresentanza politica delle donne e il dibattito su manipolazioni genetiche, aborto, pace, distruzione della natura, ambientalismo ecofeminista. Il Italia l’ecofemminismo ha operato a livello politico soprattutto dal 1985 al 2008, ma non con la forza che ha avuto in Germania e in altri Paesi del nord-Europa. Questo probabilmente perché le forze dei movimenti femministi sono confluite maggiormente nei tradizionali partiti della sinistra storica.
Oggi le ragioni fondanti del movimento ecologista sono più visibili a causa delle distruzioni provocate dai cambiamenti climatici e per la diffusa conoscenza, anche grazie ai massmedia e ai social, delle cause che li provocano. Attualmente molti Paesi europei attuano delle politiche green, ma nel campo della produzione industriale, soprattutto automobilistica, le ragioni in difesa della natura e del clima si scontrano con la difficoltà di smantellare un sistema aziendale storicamente dato che porterebbe alla perdita di posti di lavoro rilevanti. Eppure un nuovo mondo è possibile, e sia pure con lentezza e ripensamenti si va verso l'uso di energia pulita, verso l'era del riciclabile.
L'associazionismo ambientalista e quello femminista sono entrati in contatto e hanno collaborato fin dagli anni Ottanta. Il termine ecofemminismo dal francese écoféminisme risale ad un lavoro di Françoise d'Eaubonne del 1974: Feminism or Death.
Alcune elaborazioni femministe hanno messo radicalmente in discussione il progetto di dominio maschile sulla natura, attraverso il supporto contemporaneo di scienza e tecnologia.
Le studiose internazionali e italiane di eco-femminismo rivendicano l'affermazione della specificità femminile e l'alternativa alla cultura maschilista. L'ecofemminismo evidenzia come occorra puntare nell'educazione delle nuove generazioni a una rivalutazione, celebrazione e difesa di tutto quello che la società patriarcale ha svalutato. Sappiamo bene che nel sapere di origine occidentale, il femminile è sottostimato in quanto associato alla corporeità, alle emozioni, alla cooperazione, alla cura, alle capacità intuitive ed empatiche. Su questi temi si sono misurate Laura Conti, Grazia Francescato, Rosa Filippini, Renata Ingrao, Laura Cima. Soprattutto dopo il disastro e la tragedia di Chernobyl (aprile 1986) vari gruppi femministi aprirono una riflessione approfondita su quale indirizzo dovesse prendere la scienza rispetto alla natura e alla salvaguardia della vita sulla terra; queste riflessioni dettero luogo alla nascita dell'ecofemminismo italiano, costituendo a livello politico un periodo definito "matriarcato verde". Da lì un maggiore impegno contro il nucleare, visto come possibilità reale di autodistruzione dell'umanità.
La morte della natura passa attraverso l'uccisione della madre, una educazione alla Natura e alla vita deve per forza implicare il rinascere negli uomini e nelle donne, del principio femminile e materno. Un principio portatore di valori di pace e di cura dell'umanità, un principio del dono, della tenerezza e della conservazione della vita, anche nelle sue forme più fragili.
Sul versante della ricerca pedagogica gli anni Ottanta segnano un momento di svolta degli studi sull'ambiente, sulla mente ecologica e sull'educazione al rispetto della natura. Tradotto nella scuola a livello didattico, questa nuova attenzione alla natura si trasforma nella valorizzazione del vivere all'aria aperta e nell'insegnare ai piccoli a comprendere le pluridipendenze che regolano la vita, rendendo evidente la rete di relazioni che connettono la specie umana all'alterità animale e vegetale da cui dipende la vita sull'intero pianeta e del cui equilibrio è quindi necessario prendersi cura. L'osservazione e il contatto con la natura vanno quindi favoriti con nuove forme di didattica che portino alla riscoperta degli spazi verdi nelle città e dove sia possibile a più ampi e ricchi parchi naturali, i boschi, le oasi naturali. La nuova ricerca pedagogica verde sottolinea il valore dell'educazione alla natura, dando un senso concreto e pratico, attraverso ad esempio la catalogazione di foglie, fiori, bacche, a seconda della stagione, a forme di un apprendimento cognitivo ed emotivo dell'ambiente circostante e alle varie forme di vita, micro e macro che lo abitano.
Questa riscoperta e valorizzazione della natura anche nelle aule scolastiche ha il suo epicentro nei tanti studi che Franco Frabboni dedica all'educazione ambientale, da solo e insieme a numerosi studiosi che nella sede bolognese hanno indagato il problema da un punto di vista storico (Mirella D'Ascenzo), teorico (Silvia Demozzi) e più prettamente didattico (Zucchini, Bonfanti, Guerra, Sorlini).
E' un periodo questo dove in varie Università italiane nasce una forte attenzione ad un nuovo modo di educare all'amore e al rispetto della natura, queste tesi si ritrovano a Milano Bicocca nelle analisi affascinanti, tra riflessione letteraria e filosofica di Duccio Demetrio; a Padova in uno uno degli studi più diffusi scritto da Raffaella Semeraro, autrice nel 1992 del volume Educazione ambientale, ecologia, istruzione e Direttrice di una Scuola di Specializzazione universitaria su questi temi; a Firenze in relazione al concetto di comunità educante, ripreso da Raffaele Laporta e coniugato con la sostenibilità ambientale, elaborato da Paolo Orefice in collaborazione con Giovanna Del Gobbo e Marisa Iavarone; a Bari dove il tema dello sviluppo sostenibile viene affrontato da Luisa Santelli Beccegato, e costituito un "Centro di Esperienza di Educazione Ambientale", proponendo anche la nuova figura dell'educatore ambientale, quale professionista del e per il futuro con il contributo di Gabriella Calvano. A Catania ad opera di Marinella Tomarchio, in collaborazione con Gabriella D'Aprile e Viviana La Rosa. nasce una delle analisi più originali che coniuga la difesa della natura, alla lotta alla mafia e all'impegno politico-sociale dei giovani siciliani di contribuire alla rinascita agricola e produttiva delle terre sottratte e confiscate alla delinquenza locale.
Una grande isola felice del pensiero verde, e dell'educazione ambientale da valorizzare nel territorio circostante, dando voce ali insegnanti, alle scuole e agli scolari, in momenti annuali di incontro e di confronto è la Libera Università di Bressanone, e in particolare l'impegno portato avanti negli anni da Liliana Dozza, ormai al suo IX incontro su "Educazione, Terra, Natura", un modo per portare la riflessione pedagogica sulla salvaguardia dell'ambiente a contatto con il territorio stesso, partendo dai piccoli e tornando a loro e alle loro riflessioni, spesso ingenue, ma autentiche e incontaminate.
Altre sfide pedagogiche della post-modernità sono quelle su cui si interroga Anselmo R. Paolone dell'Università di Udine, affrontando l'approccio comparativo alla globalizzazione, indicando le ricerche etnografiche come elementi scientificamente rilevanti di transculturalità, ponendosi domande sulla validità dei curricola nazionali nella scuola, in questa era di forte trasformazione.
Una analisi fortemente riflessiva su questi temi la dobbiamo a Luigina Mortari che pone al centro del suo pensiero, la cura, come bene essenziale per la vita umana. Secondo la studiosa dell'Università di Verona, per dare forma al nostro essere possibile, dobbiamo aver cura di noi, degli altri, del mondo.
Un contributo rilevante al grande raccordo tra innovazione economica, risorse umane e sostenibilità ambientale è quello portato avanti a Brescia da PierLuigi Malavasi, che ha dedicato numerosi studi all'educazione ambientale, il suo volume Pedagogia verde è uscito nel 2008. Attualmente insegna all'Università "Pedagogia e formazione alla transizione ecologica", ed è promotore di numerose ricerche scientifiche anche internazionali in questo ambito.
In questo panorama restano fondamentali e di grande respiro le ricerche, sia gli studi che le pratiche, promosse da Franca Pinto Minerva fin dagli anni Ottanta, prima a Bari e poi a Foggia, con una ricca presenza di studiose, da Isabella Loiodice a AnnaGrazia Lopez, da Barbara De Serio a Daniela Dato che coniugano Pedagogia e Genere, esponenti di un nuovo forte arricchimento della Pedagogia italiana. Si tratta di una valorizzazione sacrale della Natura, considerata Dea Madre, secondo le antiche civiltà matriarcali del Mediterraneo, da salvaguardare perché da essa si genera la vita attraverso la procreazione e la maternità secondo il mito ancestrale di Proserpina. Al centro sta la possibilità di fondare un pensiero della differenza che promuova identità plurali e diverse, sostenendo il diritto alla differenza, all'accoglienza arricchente di mondi e culture migranti. Dando valore a donne e a uomini, a culture diverse, a linguaggi diversi, guardando al rispetto per l'altro, il diverso. Interessante e originale in questo contesto il contributo di Laura Marchetti dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria a uscire dal pensiero chiuso in mura e recinti, andando oltre la mente coloniale da cui occorre emanciparsi, pensando e progettando un mondo nuovo nella libertà. Marchetti proveniendo tra l'altro da esperienze politico-sociali di sinistra ecologica, stabilisce colte relazioni tra la natura e la terra, come territorio non solo dei padri, ma anche e soprattutto delle madri, la Matria.
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La presente Call di "Women & Education" pone il problema di una stretta interconnessione in educazione tra ricerca ambientale e ricerca di genere. Andando a promuovere più forti fondamenti teorici e storici, ma anche contemporanei e esperienziali tra coloro che si impegnano per definire un mondo nuovo, di rispetto per l'ambiente e per l'altro da sé, sia nel mondo umano che in quello animale e vegetale.
Un pensiero che ponga al centro il proseguimento della vita sul nostro pianeta, salvaguardando la vita della terra e delle future generazioni. I giovani meno legati all'interesse e allo sfruttamento dell'umanità sono portatori di un pensiero sano, indipendente e forse utopico, ma certamente legato a una educazione cosmica come quella ipotizzata dalla grande pedagogista ed educatrice Maria Montessori.
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Diamo di seguito alcuni spunti di ricerca, raccomandando soprattutto di andare a collegare nella propria proposta di contributo la relazione tra
EDUCAZIONE, FEMMINISMO ECOLOGIA.
- Pensiero verde e pensiero rosa. Punti d'incontro
- Scuole all'aperto. Alla base dell'educazione ambientale
- Educazione e difesa dell'ambiente
- Nuove didattiche (0-11 anni) per insegnare il rispetto
- Alfabeti ecologici e femministi
- Letteratura, natura, Matria
- Paesaggi innovativi e relazioni solidali
- Oltre la mente coloniale: nutrizione e istruzione di base per tutti/e
- Sostenibilità ambientale e difesa della vita nel terzo mondo
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Scadenze:
Gli abstract, con titolo e cinque parole chiave, sia in italiano che in inglese, vanno inviati ai seguenti indirizzi w&e@pensamultimedia.it; simonetta.ulivieri@unifi.it
entro il 15 gennaio 2025.
Risposta ai proponenti, entro il 31 gennaio 2025.
Invio articolo 31 marzo 2025.
Pubblicazione entro il 30 giugno 2025.