Disciplinare il corpo. I conservatori femminili tra tutela dell'onore e argine alla maternità illegittima
DOI:
https://doi.org/10.7346/-we-II-03-24_03Palabras clave:
Maternità a rischio, donne proletarie, industria, natalità, lavoro di curaResumen
La donna, storicamente oggetto di processi atti a normare tanto il suo corpo quanto il suo ruolo sociale, è stata per molto tempo reclusa entro lo stereotipo dell’«idolo di bontà», cioè della moglie e madre esemplare. Questa reclusione ha, talvolta, valicato i confini della metafora assumendo i tratti di un reale e drammatico internamento entro le mura dei conservatori femminili. Le donne ivi recluse erano tutte accomunate dal rischio di perdere l’“onore” o dalla necessità di riconquistarlo perché smarrito dietro amori illeciti. Tanto sul corpo vergine quanto su quello reo di colpa si riversava una logica correzionale e rieducativa il cui fine era tutelarlo, redimerlo e, soprattutto, evitare che portasse su di sé le ferite della vergogna più grande, cioè la maternità illegittima.
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