Spiare da dietro una ‘mashrabiyya’. Appunti sulla poesia di Marco Ceriani a partire dalla lettura di un sonetto di Memoriré (2010)

Autori

  • Davide Belgradi Department of Languages and Literatures - University of Udine

DOI:

https://doi.org/10.7347/PLXXIV-462024-04

Abstract

L’articolo propone uno studio di un sonetto di Marco Ceriani pubblicato in Memoriré (2010). Il punto di partenza è rappresentato dalla discussione intorno alla storica distinzione di Franco Fortini tra ‘oscurità’ e ‘difficoltà’, che porta a individuare nei componimenti di Ceriani una componente di ineliminabile oscurità per interrogare la quale, in continuità con la lettura critica di Rodolfo Zucco, è necessario guardare alla struttura stessa del componimento. La scansione metrico-prosodica mostra, infatti, un intenso lavorìo (sia sull’asse paradigmatico che su quello sintagmatico) volto a costruire un congegno calibrato che, talvolta si presta alla parafrasi e, altre volte, si impone come oscuro. Inoltre, si riscontrerà una progressione della complessità logico-sintattica, che va pari passo con un progressivo passaggio da versi con baricentro endecasillabico a versi lunghi doppi. Come sarà evidente dai versi, il discorso di Ceriani si sviluppa intorno al concetto di ‘essere-per-la-morte’ di Heidegger, e si potrà evidenziare la stretta connessione fra struttura metrica, scelte stilistico-lessicali (di tipo barocco), e la filosofia heideggeriana. Si avanzerà, in ultimo, una proposta esegetica e ragionata del sonetto, al netto di un’accettazione della non totale parafrasabilità dello stesso.

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Pubblicato

2024-06-30

Fascicolo

Sezione

Articoli