È il settantatreesimo componimento di Alcyone, immediatamente successivo al quarto dei ditirambi che scandiscono il terzo libro delle Laudi. Nell’economia generale della raccolta segna una tappa cruciale: la lunga estate del poeta, sbocciata d’un tratto nella campagna fiorentina e poi languidamente trascorsa lungo la costa toscana, si sta spegnendo. La sua morte – che è la morte di ogni tempo in fuga, l’eterna riprova che «tutto è obliato» – è un presagio triste e ossessivo.