School Dropout in Secondary Education: A Systematic Review of the Literature in Italian Journals
Dispersione scolastica nella scuola secondaria: Una systematic review della letteratura nelle riviste italiane
Giovanni Bonaiuti
Università degli Studi di Cagliari (Italy) – giovanni.bonaiuti@unica.it
https://orcid.org/0000-0003-0219-3603
Filippo Bruni
Università del Molise (Campobasso, Italy) – filippo.bruni@unimol.it
https://orcid.org/0000-0002-5034-849X
Ludovica Fanni
Universitat Oberta de Catalunya (Barcelona, España) – lfanni@uoc.edu
https://orcid.org/0009-0009-9205-7867
Stefania Morsanuto
Università Telematica Pegaso (Napoli, Italy) – stefania.morsanuto@unipegaso.it
https://orcid.org/0000-0002-9323-1005
Davide Perrotta
Università Telematica Pegaso (Napoli, Italy) – davide.perrotta@unipegaso.it
https://orcid.org/0009-0007-0454-4178
Livia Petti
Università del Molise (Campobasso, Italy) – livia.petti@unimol.it
https://orcid.org/0000-0002-5980-771X
School dropout is a widespread phenomenon at the global level. In Italy, data reveal worrying trends, particularly in upper secondary education, a concern for institutions due to its profound consequences for the future of young people and the development of society. This paper aims to analyse studies published on the topic in Italian scientific journals in the field of pedagogy, to understand how the phenomenon has been addressed by educational research and what solutions have been suggested. To achieve this goal, a systematic review of the Italian scientific literature was conducted. After applying inclusion and exclusion criteria and analysing the works, 27 articles were selected, 13 of which present various educational proposals for preventing school dropout. The results suggest that, given the complexity of the issue and the specificity of the contexts, further investigation through experimental research methods is still needed in our country.
La dispersione scolastica è un fenomeno diffuso a livello mondiale. In Italia i dati mostrano tendenze preoccupanti in particolare nella scuola secondaria di secondo grado, aspetto che impensierisce le istituzioni ed ha conseguenze profonde per il futuro dei giovani e per lo sviluppo della società. Il paper intende analizzare gli studi pubblicati sull’argomento nelle riviste scientifiche italiane del settore pedagogico al fine di comprendere come il fenomeno sia stato affrontato dalla ricerca educativa e quali soluzioni siano state suggerite. Per raggiungere l’obiettivo è stata effettuata una revisione sistematica della letteratura scientifica italiana. Dopo aver applicato criteri di esclusione e inclusione e analizzato i lavori, sono stati selezionati 27 articoli di cui 13 presentano diverse proposte didattiche per la prevenzione dell’abbandono scolastico. I risultati suggeriscono che, considerata la complessità del tema e la specificità dei contesti sia ancora necessario approfondire lo studio nel nostro Paese attraverso metodi di ricerca sperimentali.
Early School Leaving, School Dropout, Secondary School, Teaching and Learning, Teachers
Dropout, Dispersione Scolastica, Scuola Secondaria, Didattica, Insegnanti
The Authors declare no conflicts of interest.
ACKNOWLEDGMENTS
Il presente contributo è stato realizzato grazie al sostegno finanziario ricevuto nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), Missione 4, Componente 2, Investimento 1.1, Avviso n. 1409 del 14.09.2022 del Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU – Progetto TALENTED – CUP F53D23011120001 – CODICE MUR: P2022WSY85 – Decreto di concessione n. 1374 adottato in data 01.09.2022 dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR).
December 6, 2024
April 6, 2025
April 30, 2025
Uno degli obiettivi principali dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è garantire un’istruzione inclusiva, equa e di qualità per tutti, considerata un pilastro fondamentale per lo sviluppo umano e la crescita socio-economica a livello globale (United Nations, 2015). L’istruzione non solo promuove il progresso individuale, offrendo alle persone gli strumenti necessari per migliorare la propria condizione di vita e accedere a maggiori opportunità lavorative, ma è anche una leva essenziale per ridurre le disuguaglianze, favorire la coesione sociale e sostenere lo sviluppo sostenibile. Tuttavia, il raggiungimento di questo ambizioso traguardo è minacciato da sfide complesse, tra cui il fenomeno della dispersione scolastica che rappresenta una delle principali criticità dei sistemi educativi contemporanei, tanto nei paesi sviluppati quanto in quelli in via di sviluppo. La dispersione scolastica può essere definita come una “dissipazione di risorse e potenzialità a cui possiamo ricondurre una serie di fattori: rallentamenti del percorso di studi, mancati apprendimenti, uscite dal percorso di studi senza conseguimento del titolo, inadempienze dell’obbligo e del diritto dovere” (Batini, 2006, p. 13).
La dispersione scolastica ha ripercussioni profonde e durature a livello individuale, poiché compromette le prospettive future, ostacola l’ingresso nel mercato del lavoro e limita l’accesso a occupazioni stabili e adeguatamente retribuite con effetti negativi anche sulla salute e sul benessere complessivo della persona (Mastorci et al., 2022; Capperucci, 2016). A livello sociale, la dispersione scolastica contribuisce ad alimentare le disuguaglianze economiche e sociali, rappresentando un ostacolo significativo agli sforzi di costruire una società più equa e inclusiva. I costi sociali sono elevati: si riflettono in una minore produttività economica, un aumento della criminalità, un maggiore ricorso al welfare e alla sanità pubblica, oltre a una perdita di capitale umano, che priva le società del contributo e del potenziale di intere generazioni (Catterall, 1987). Le cause della dispersione scolastica sono molteplici e interconnesse, e comprendono fattori sia interni che esterni al sistema scolastico (Sabates et al. 2010). Da un lato, vi sono elementi legati al contesto familiare e alle condizioni socioeconomiche. I bambini provenienti da famiglie svantaggiate, con difficoltà economiche, livelli di istruzione più bassi o situazioni di marginalizzazione sociale, sono statisticamente più esposti al rischio di abbandonare precocemente la scuola. La mancanza di sostegno emotivo e materiale, unita a situazioni di stress o instabilità familiare, può rendere difficile per questi studenti mantenere un impegno costante verso il percorso educativo (Benvenuto, 2011; Bradley & Renzulli, 2011). Dall’altro lato, anche fattori interni alla scuola, come la qualità dell’insegnamento, l’organizzazione scolastica e la percezione del valore dell’istruzione, giocano un ruolo cruciale (Lee & Burkam, 2003). La qualità dell’insegnamento, in particolare, è uno degli aspetti più determinanti. Studi e ricerche internazionali hanno dimostrato che insegnanti adeguatamente formati, motivati e capaci di rispondere in modo flessibile e creativo ai bisogni degli studenti possono influenzare positivamente il rendimento scolastico e l’interesse verso l’apprendimento (Magen-Nagar & Shachar, 2017; Schiefele, 2017; Borman & Kimball, 2005; Wayne & Youngs, 2003; Brophy & Good, 1986). Un approccio didattico che favorisca la partecipazione attiva, il pensiero critico e lo sviluppo di competenze trasversali, come la collaborazione e la risoluzione dei problemi, si rivela fondamentale per mantenere alta la motivazione degli studenti e prevenire il rischio di dispersione scolastica. Al contrario, ambienti scolastici poco stimolanti, metodi d’insegnamento rigidi o la mancanza di un supporto personalizzato per gli studenti più in difficoltà possono contribuire all’insuccesso scolastico e, successivamente, all’abbandono. Un altro elemento da considerare è la percezione che gli studenti e le loro famiglie hanno dell’istruzione. In contesti di povertà o di emarginazione sociale, l’istruzione viene talvolta percepita come poco rilevante rispetto alla necessità immediata di contribuire al reddito familiare, soprattutto nei paesi a basso reddito, ma non solo. In molti casi, infatti, il divario tra le aspettative scolastiche e le opportunità reali offerte dal mercato del lavoro locale può disincentivare la prosecuzione degli studi, alimentando una visione distorta dell’istruzione. Anche i fattori culturali e di appartenenza sociale influiscono: in alcune comunità, l’istruzione può essere percepita come un privilegio non accessibile o come un percorso estraneo rispetto ai valori e agli stili di vita tradizionali. Affrontare efficacemente il problema della dispersione scolastica richiede, dunque, un approccio multidimensionale. È necessario potenziare gli interventi che mirano a ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche, offrire supporto alle famiglie più vulnerabili e migliorare le condizioni di apprendimento all’interno delle scuole. Ciò include investimenti mirati nella formazione degli insegnanti, il rafforzamento delle infrastrutture scolastiche, la promozione di metodologie didattiche innovative e inclusive, e il coinvolgimento attivo di studenti e famiglie nel processo educativo. Solo attraverso un’azione coordinata e sinergica sarà possibile ridurre sensibilmente il tasso di dispersione e garantire che ogni individuo possa beneficiare appieno del diritto all’istruzione, contribuendo così alla costruzione di una società più giusta, equa e sostenibile.
In Italia, numerose iniziative sono state intraprese da scuole e istituzioni per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica, puntando a garantire pari opportunità e a favorire il successo formativo degli studenti. Rimane tuttavia essenziale interrogarsi sulla portata delle analisi e valutazioni condotte dalla ricerca scientifica su tali interventi, al fine di accertarne l’efficacia e di identificare modelli operativi trasferibili in altri contesti. A differenza del panorama internazionale dove sono presenti rassegne sistematiche, non esiste un lavoro di questo genere nel nostro Paese.
Lo scopo di questa revisione sistematica è, quindi, quello di mappare e analizzare le ricerche svolte e pubblicate nelle riviste pedagogiche italiane inserite nel settore concorsuale 11/PAED-02, con l’obiettivo di comprendere non solo il tipo di studi condotti, ma anche i risultati emersi. Attraverso questa analisi si intende fornire una base conoscitiva solida da cui partire per futuri approfondimenti, così come per la progettazione di interventi e politiche educative più efficaci.
Nello specifico, le domande che hanno guidato la revisione sono le seguenti:
● Quali sono le principali direzioni e problematiche relative alla dispersione scolastica emerse nella letteratura educativa italiana negli ultimi 15 anni?
● Quali interventi e politiche educative sono stati più efficaci nel ridurre la dispersione scolastica in Italia, secondo la letteratura esistente?
Per questo lavoro si è scelto di adottare il protocollo PRISMA (Moher et al., 2009), il cui workflow prevede quattro fasi: identificazione, screening, eleggibilità e inclusione. La ricerca e la raccolta della letteratura sono state condotte nei mesi di maggio e giugno 2024 mediante interrogazione del motore di ricerca Google Scholar. La scelta è ricaduta su tale sistema di ricerca per via dell’assenza di un database dedicato esclusivamente alle riviste italiane. Gli articoli sono stati identificati utilizzando la seguente query di ricerca:
«(abbandono OR dispersione OR dropout OR “drop-out” OR “rinuncia agli studi” OR “interruzione della carriera scolastica”) AND (studenti OR alunni OR allievi OR studi OR scuola) NOT (universitari OR università OR university)».
Per avere certezza di ottenere tutti i risultati possibili relativi alla query impostata è stato interrogato anche il motore di ricerca Google circoscrivendo la ricerca ai soli dati presenti sul sito di ciascuna rivista con la clausola «site:», ad esempio: «site:oaj.fupress.net/index.php/formare», e procedendo, quando necessario, a una verifica aggiuntiva anche sul sito di ogni specifica rivista. Quindi, gli studi sono stati identificati procedendo per step successivi. Inoltre, su Google si è ulteriormente aggiunta la clausola filetype per permettere l’identificazione dei soli PDF, es.:
«(abbandono OR dispersione OR dropout OR “drop-out” OR “rinuncia agli studi” OR “interruzione della carriera scolastica”) AND (studenti OR alunni OR allievi OR studi OR scuola) NOT (universitari OR università OR university) site:ojs.pensamultimedia.it/index.php/sird filetype:pdf»
La ricerca effettuata ha prodotto 133 articoli sui quali sono stati applicati dei criteri di inclusione ed esclusione e, successivamente, un processo di categorizzazione per procedere con l’analisi.
I criteri di inclusione ed esclusione stabiliti e applicati per la selezione degli articoli, che sono stati poi analizzati, sono riportati nella tabella seguente.
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Descrizione |
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Criteri di inclusione |
Contesto |
Lo studio deve coinvolgere il contesto scolastico. |
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Tema |
Gli articoli devono contenere almeno una delle parole chiave inserite nella query all’interno di una o più delle seguenti parti del lavoro: titolo, abstract, parole chiave. |
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Riviste Italiane |
Gli articoli devono esser stati pubblicati in riviste italiane inserite nel settore concorsuale 11/PAED-02. |
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Tipo di studio |
Sperimentale, empirico. |
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Annualità |
Realizzato e pubblicato negli ultimi 15 anni. |
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Criteri di esclusione |
Area geografica |
Il documento, se sperimentale, deve fare riferimento al contesto italiano e, se teorico, almeno al contesto europeo. |
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Popolazione |
Non verranno presi in considerazione studi che coinvolgano adulti, CPIA e università. |
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Tipo di studio |
Concettuale, descrittivo, teoretico. |
Tabella 1. Criteri di inclusione ed esclusione.
Il processo di selezione degli studi è stato articolato in tre fasi distinte. Nella prima, i file emersi dalla ricerca online sono stati inseriti in Ryyan, applicazione online finalizzata alla raccolta dei dati bibliografici e alla gestione dei diversi momenti di un processo di revisione sistematica. La fase successiva è consistita nello screening dei titoli, degli abstract e delle parole chiave. In questo momento, gli studi sono stati valutati preliminarmente per escludere quelli non rilevanti. Tale selezione iniziale è fondamentale per ridurre il numero di articoli da analizzare in dettaglio, concentrandosi solo su quelli potenzialmente pertinenti. Infine, la terza fase ha comportato una revisione approfondita dei documenti selezionati. Questo passaggio ha avuto l’obiettivo di verificare in modo rigoroso l’aderenza degli studi ai criteri di inclusione stabiliti. Solo gli articoli che hanno superato questa verifica sono stati considerati per l’analisi finale.
Nel processo di codifica per la revisione sistematica, in primo luogo, sono stati estrapolati i metadati degli studi selezionati, tra cui gli autori, l’anno di pubblicazione, il titolo, l’abstract, le parole chiave, la rivista, il volume, il numero della rivista e la lingua. Questi dati sono stati organizzati in colonne su un foglio di calcolo, per facilitare una gestione strutturata delle informazioni. Successivamente, sono state aggiunte ulteriori colonne finalizzate alla codifica dei dati, organizzate in base a specifiche categorie. Una di queste identifica il tipo di ricerca condotta, suddivisa in tre categorie reciprocamente esclusive: qualitativa (QLT); quantitativa (QNT) e mixed (MIX), per gli studi che combinano metodi qualitativi e quantitativi. È stata inoltre inserita una colonna per la modalità di raccolta dati che includono: osservazioni degli studenti in azione, interviste o focus group (sia di gruppo che individuali), test di conoscenza come esami o verifiche, questionari, e prodotti o performance degli studenti, quali temi, software o artefatti. Un’ulteriore categoria di codifica riguarda il focus dello studio, ovvero i soggetti o le aree di interesse. Anche in questo caso, era possibile codificare più categorie, e i focus potevano includere dirigenti, insegnanti, studenti, scuola, famiglia, contesto e bisogni educativi speciali (BES). Per quanto concerne il contrasto al fenomeno studiato, la codifica ha previsto la classificazione delle soluzioni adottate. Le opzioni comprendevano politiche, normative o leggi, e l’attenzione alla relazione, principalmente in ambito pedagogico. Infine, una sezione della codifica è stata dedicata alle pratiche didattiche utilizzate per contrastare il fenomeno analizzato. Anche qui, era prevista la possibilità di codificare più categorie. Le pratiche didattiche considerate includevano didattica interattiva, lavoro di gruppo, partecipazione, discussione, metodologie attive e gamification.
Un totale di 133 record è stato recuperato tramite ricerche sui siti delle riviste e mediante interrogazioni mirate a Google e Google Scholar. Tali record sono stati sottoposti a screening sulla base del titolo, delle parole chiave e dell’abstract dello studio. Di questi, 55 studi sono stati esclusi poiché, dopo aver esaminato gli abstract, non soddisfacevano chiaramente i criteri di inclusione (ad esempio quando i lavori, pur menzionandola, non avevano come tema principale quello del dropout o non erano relativi al contesto scolastico). I testi completi dei rimanenti 78 record sono stati esaminati più dettagliatamente applicando i criteri di eleggibilità: 51 studi non soddisfacevano i criteri di eleggibilità (ad esempio quando le metodologie di ricerca non risultavano adeguatamente esplicitati), mentre i 27 studi che li soddisfacevano sono stati inclusi nella revisione (Figura 1).

Figura 1. Procedura di selezione, adattata da Moher et al. (2015).
Gli studi selezionati mostrano una varietà di design e metodi di ricerca, con una certa variabilità nei campioni di riferimento e nelle misurazioni adottate. La maggior parte degli studi (dodici) adotta un disegno di ricerca misto, integrando metodologie quantitative e qualitative in proporzioni variabili, in base alle specifiche esigenze e agli obiettivi dello studio. Nove studi utilizzano un disegno di ricerca qualitativo, mentre altri sei seguono un approccio quantitativo (Figura 2).

Figura 2. Tipologia di studi in percentuale (N= 27).
La Tabella 2 mostra il numero di pubblicazioni in diverse riviste accademiche. Tra le riviste elencate, Formazione & insegnamento risulta essere quella con il maggior numero di pubblicazioni (6), seguita da Dirigenti Scuola e RicercAzione (entrambe con 5 pubblicazioni). Il Giornale Italiano della Ricerca Educativa ha due pubblicazioni, mentre le altre riviste, come REM, Education Sciences & Society, Form@re e altre, contano una sola pubblicazione ciascuna.
Dal quadro generale, si può concludere che le riviste Formazione & insegnamento, Dirigenti Scuola e RicercAzione sono le più rilevanti in termini di numero di contributi accademici, indicando probabilmente un maggiore interesse o un maggior numero di ricerche pubblicate su queste testate rispetto alle altre. Le riviste che ospitano una sola pubblicazione è probabile siano meno utilizzate da parte dei ricercatori che affrontano il tema.
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Riviste |
n. pubblicazioni |
|
Formazione & insegnamento |
6 |
|
Dirigenti Scuola |
5 |
|
RicercAzione |
5 |
|
Giornale Italiano della Ricerca Educativa |
2 |
|
REM |
2 |
|
Education Sciences & Society |
1 |
|
Form@re - Open Journal per la formazione in rete |
1 |
|
CQIA - Formazione, lavoro, persona |
1 |
|
L’integrazione scolastica e sociale |
1 |
|
Pedagogia oggi |
1 |
|
Ricerche di Pedagogia e Didattica |
1 |
|
Scuola democratica |
1 |
Tabella 2. Distribuzione degli articoli per rivista (N= 27).
La Figura 3, invece, mostra la distribuzione degli studi per regione, evidenziando la frequenza di contributi condotti in diverse aree geografiche italiane. Le regioni con il maggior numero di studi sono il Trentino-Alto Adige e Lombardia con quattro studi, seguono Lazio e Campania, con tre contributi ciascuna, mentre Puglia, Veneto e Umbria contano due interventi. Infine, regioni come Toscana, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Emilia-Romagna e Piemonte presentano un solo studio. Si rileva che due contributi non hanno specificato una precisa zona geografica. La distribuzione mostra come le ricerche si siano concentrate in maggior numero nelle aree maggiormente popolate e probabilmente caratterizzate da una maggiore presenza di istituzioni accademiche e di ricerca. Al contrario, altre regioni sembrano essere meno rappresentate dal campione, come per esempio le due isole, il che potrebbe riflettere una minore attenzione o un minore numero di risorse dedicate alla ricerca in quei contesti.

Figura 3. Distribuzione degli studi per regione (N= 27).
La Figura 4 illustra la distribuzione dei destinatari e dei soggetti coinvolti negli studi selezionati, suddividendoli in categorie. I dati evidenziano che gli studenti sono il gruppo più indagato, con quattordici studi a loro dedicati, confermando la centralità loro attribuita dalla ricerca educativa. Quattro contributi prendono in considerazione sia gli studenti sia i docenti, evidenziando l’importanza delle dinamiche interattive tra questi due attori nel contesto educativo. Ulteriori quattro studi riguardano studenti, insegnanti e altre figure educative, mostrando un’attenzione alla complessità dell’interazione tra diversi attori. Gli insegnanti e/o dirigenti sono un altro gruppo che viene analizzato, mostrando l’interesse per il ruolo che tali professionisti rivestono nell’educazione. Infine, due ricerche si concentrano sulle relazioni tra studenti e famiglie, una componente importante ma meno centrale rispetto agli altri gruppi.

Figura 4. Principali destinatari e soggetti degli studi (N= 27).
L’analisi dei dati relativi agli strumenti di raccolta (Figura 5) mostra che i questionari sono lo strumento più utilizzato, comparendo in quindici studi, seguiti da interviste, focus group e discussioni, presenti in tredici lavori. Meno frequenti risultano i knowledge test (quattro studi), le osservazioni (due studi) e l’analisi dei prodotti realizzati dagli studenti (un solo studio). È interessante osservare la varietà di approcci adottati, che riflette la diversità degli obiettivi e dei contesti di ricerca. Sebbene ogni studio adotti un singolo o limitato numero di strumenti, la distribuzione complessiva evidenzia un ricorso bilanciato a metodi qualitativi e quantitativi, a conferma di una tendenza verso l’integrazione metodologica nel campo di indagine.

Figura 5. Strumenti raccolta dati.
Analizzando preliminarmente gli orientamenti degli studi, ossia i motivi che ne giustificano la realizzazione, si può notare che le ricerche si concentrano su due principali aspetti del fenomeno: i rapporti di causa/effetto (dieci lavori) e le possibili “soluzioni” (diciassette lavori). I lavori che si dedicano alle “soluzioni” si focalizzano sull’identificazione di rimedi e strategie per affrontare il problema, mentre altri si concentrano sull’analisi delle ragioni e delle conseguenze di un determinato fenomeno, rientrando nella categoria “cause/effetti” (Tabella 3). Un’ulteriore possibile categorizzazione è quella che distingue i lavori sulla base di una maggiore attenzione a tre diverse aree di influenza sul fenomeno della dispersione: le politiche culturali ed educative, la didattica, il contesto. Nella prima categoria rientrano studi che pongono l’accento sull’importanza delle strategie e delle misure adottate per contrastare l’abbandono scolastico, evidenziando come le decisioni a livello politico possano influenzare l’accesso e il completamento degli studi. La categoria della didattica, invece, esplora l’impatto delle metodologie di insegnamento e delle pratiche pedagogiche, suggerendo che un approccio innovativo e coinvolgente possa ridurre la propensione degli studenti a lasciare la scuola. Infine, la dimensione contestuale è quella che coinvolge i fattori esterni alla scuola e sottolinea come le attività extracurriculari, il supporto sociale e il ruolo delle famiglie giochino un ruolo cruciale nella motivazione e nel coinvolgimento degli studenti. Questa suddivisione mette in luce la complessità della dispersione scolastica, suggerendo che una comprensione integrata delle dinamiche politiche, didattiche e sociali sia essenziale per sviluppare interventi efficaci. Nella Tabella 3 sono riportati tutti i lavori selezionati e indicati, per ciascuno di questi il tipo di ricerca, il numero dei soggetti implicati nelle ricerche e le categorie assegnate.
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Categoria |
Articolo |
Orientamento |
Tipo indagine |
N. soggetti |
|
Politiche culturali ed educative |
Lisimberti & Montalbetti 2023 |
Soluzioni |
QLT |
n.d. |
|
Ferrante et al. 2023 |
Soluzioni |
MIX |
328 |
|
|
Gurr & Acquaro 2018 |
Soluzioni |
QLT |
n.d. |
|
|
Balzano & Balzano 2023 |
Soluzioni |
MIX |
179 |
|
|
Calaprice 2012 |
Cause, effetti |
MIX |
n.d. |
|
|
Ventura 2011 |
Cause, effetti |
QLT |
37 |
|
|
Didattica |
Ascione & Amati 2023 |
Soluzioni |
MIX |
99 |
|
Di Palma 2023 |
Cause, effetti |
QNT |
124 |
|
|
Latino et al. 2023 |
Soluzioni |
MIX |
100 |
|
|
Morselli & Cremonesi 2015 |
Soluzioni |
MIX |
45 |
|
|
Murdaca & Nuzzaci 2014 |
Cause, effetti |
QNT |
126 |
|
|
Schir 2020 |
Soluzioni |
MIX |
n.d. |
|
|
Bartolucci et al. 2018 |
Soluzioni |
MIX |
180 |
|
|
Patera 2022 |
Cause, effetti |
QLT |
40 |
|
|
Passalacqua et al. 2020 |
Soluzioni |
QLT |
19 |
|
|
Passalacqua 2022 |
Soluzioni |
QLT |
70 |
|
|
Pisanu & Tabarelli 2013 |
Soluzioni |
MIX |
70 |
|
|
Ricchiardi & Torre 2014 |
Soluzioni |
MIX |
500 |
|
|
Scierri et al. 2018 |
Soluzioni |
QNT |
n.d. |
|
|
Contesto |
Vitale 2016 |
Soluzioni |
QNT |
109 |
|
Ziglio & Arici 2018 |
Cause, effetti |
QLT |
n.d. |
|
|
Sartori et al. 2016 |
Cause, effetti |
MIX |
800 |
|
|
Zanellati et al. 2023 |
Cause, effetti |
QNT |
228.993* |
|
|
Bembich 2019 |
Soluzioni |
QLT |
17 |
|
|
Batini et al. 2019 |
Cause, effetti |
MIX |
4614* |
|
|
Spanò & Cangiano 2023 |
Cause, effetti |
QLT |
21 |
|
|
Guerini 2023 |
Soluzioni |
QLT |
111 |
Tabella 3. Classificazione degli studi sulla base dell’attribuzione dei motivi alla base della dispersione (*indagine su dataset preesistenti).
Per analizzare i motivi prevalenti alla base della dispersione emersi in Tabella 3 è possibile riprendere le tre categorie emerse a seguito dell’analisi degli studi: politiche culturali ed educative, didattica e contesto.
Per quanto concerne la categoria delle politiche culturali ed educative 6 sono gli studi che possono essere ricondotti a questo tema. In questa categoria il focus è sull’impatto delle decisioni prese a livello politico e culturale e su come queste possano influenzare il completamento degli studi. Dai contributi si evidenzia l’attenzione delle politiche scolastiche nazionali e internazionali, sebbene in modi e forme differenti a seconda del contesto, verso le occasioni di incontro tra scuola, famiglie e comunità. Per Lisimberti & Montalbetti (2023) è fondamentale, in ottica sistemica, il raccordo tra scuole e territorio e l’importanza di lavorare sul piano dell’orientamento al fine di contrastare la dispersione scolastica. Come suggerisce Balzano e Balzano (2023) la scuola, al pari della famiglia, rappresenta un luogo educativo fondamentale dove nascono, crescono, e si consolidano nel tempo, i costrutti propri della comunità. Si rimarca il fatto che la creazione di un ambiente scolastico inclusivo risulti rilevante per contrastare la dispersione. I contributi di Ventura (2011) e di Gurr e Acquaro (2018) sottolineano come la scuola, in qualità di “agenzia democratica” possa svolgere un ruolo determinante nell’abbattimento delle disuguaglianze quando l’impegno dei docenti è teso a farsi carico dell’educazione dei futuri cittadini. Ferrante et al. (2023) sottolineano come i Patti educativi, inclusi formalmente nel Piano Scuola 2020-2021, rappresentano uno strumento di governance di prossimità che, attraverso la valorizzazione di partenariati locali tra scuole, famiglie e territorio, mirano allo sviluppo di una scuola inclusiva (Agenda 2030, obiettivo 4a) attraverso alleanze territoriali tra scuola ed extrascuola. Calaprice (2012) suggerisce di pensare ad un “welfare mix” dove tutti gli attori del welfare – Stato, scuola, famiglia, società civile – devono essere coinvolti a vario titolo in modo da combattere in maniera sinergica la dispersione.
Per quanto riguarda il tema della didattica, è possibile ricondurre a questa categoria un totale di 13 studi. Emerge come una maggiore attenzione alla didattica agita in classe possa contribuire a ridurre la dispersione scolastica. Lo studio di Ascione e Amati (2023) propone di utilizzare l’educazione al movimento come strumento utile per contrastare il fenomeno del dropout fornendo allo studente maggiore consapevolezza di sé e motivazione. Anche Latino et al. (2023) mettono in evidenza l’importanza del movimento suggerendo di utilizzare lezioni fisicamente attive quale idea didattica in grado di aumentare i sentimenti di appartenenza e di coinvolgimento degli studenti. Lo studio di Morselli & Cremonesi (2015) evidenzia il tema dell’alternanza scuola-lavoro come momento cruciale di apprendimento e di esperienza motivazionale dello studente, specie in alcuni ordini di scuola. Il suggerimento è quello di introdurre dei momenti laboratoriali ogni qualvolta sia necessario, come in questo caso, sostenere processi di riflessione sulle esperienze al fine di rielaborare criticamente i propri vissuti e risolvere disagi, contraddizioni e discrepanze. Anche gli studi di Passalacqua et al. (2020) e di Passalacqua (2022) si concentrano sull’importanza della didattica laboratoriale. Propongono attività basate su metodologie artistiche e laboratoriali mettendo in evidenza la rilevanza della dimensione cooperativa di tali attività. Infine, Pisanu e Tabarelli (2013) con la proposta “Laboratori del Fare e del Sapere” (LFS) utilizzano soprattutto la didattica attiva, ma anche strategie di differenziazione della proposta di apprendimento per contrastare la dispersione scolastica. Nello studio di Schir (2020) viene proposto il peer tutoring come strategia didattica utile a promuovere nei ragazzi la possibilità di lavorare in autonomia e, conseguentemente, di generare autostima, capacità relazionali ed empatia affinché crescano più consapevoli, di sé e degli altri, più solidali e meno a rischio. Anche Ricchiardi e Torre (2014) propongono il tutoring rivolto a studenti in difficoltà nel delicato momento del passaggio tra scuola secondaria di primo e secondo grado. Tale strategia viene utilizzata per sviluppare motivazione e competenze in alcune discipline chiave. Bartolucci et al. (2018) e Scierri et al. (2018) si concentrano sulle potenzialità di due distinte modalità di lavoro: il recupero delle competenze di base (sull’asse linguistico e matematico) tramite compiti autentici e la lettura ad alta voce quale attività di orientamento narrativo. L’attenzione è quindi posta sulla didattica attiva e sulla riflessione su di sé come aspetti fondamentali nella prevenzione della dispersione. Anche Patera (2022) sottolinea l’importanza di valorizzare i processi di insegnamento-apprendimento dedicando cura e attenzione alle strategie attive anche con l’uso di tecnologie didattiche. Lo studio di Di Palma (2023) indica l’approccio della “formazione-intervento” come buona attività didattica mettendo in evidenza l’importanza di coinvolgere le persone in attività progettuali che diano loro responsabilità delle proprie azioni. Murdaca & Nuzzaci (2014), infine, mostrano come la metacognizione rappresenti una risorsa preziosa per ottimizzare i processi di apprendimento e ridurre il rischio di dispersione. Per quanto riguarda, infine, la dimensione che coinvolge i fattori contestuali, esterni alla scuola, abbiamo identificato 8 diversi studi che mostrano la rilevanza dei fattori esterni alla scuola, dalle attività extracurriculari al supporto sociale, nel sostenere la motivazione e il coinvolgimento degli studenti. In tal senso Ziglio e Arici (2018) e Sartori et al. (2016) si concentrano su azioni di ri-orientamento da attuarsi fuori dall’ambito scolastico, in particolare sulla metodologia del peer tutoring, per fornire agli studenti supporto nello studio, nel metodo di studio o nello svolgimento di azioni quotidiane diventando dei veri e propri punti di riferimento. Guerini (2023) sottolinea l’importanza di prevedere azioni di orientamento per i ragazzi con disabilità, mentre Batini et al. (2019) pongono in luce come la didattica attiva e i metodi specifici siano in grado di aumentare i risultati di apprendimento degli studenti. Vitale (2016) a partire dal Capability Approach Framework afferma che inclusione e successo educativo nei giovani sono connessi allo sviluppo e all’espressione della propria agency ed è su quello che è necessario lavorare. Lo studio di Bembich (2019) attraverso la Social Network Analysis evidenzia come un approccio relazionale possa essere utilizzato per esplorare il fenomeno dell’abbandono scolastico e mettere in luce strutture relazionali disfunzionali che accentuano la situazione di rischio. Zanellati et al. (2023) suggeriscono invece di utilizzare modelli predittivi basati sull’intelligenza artificiale. Spanò e Cangiano (2023) evidenziano la rilevanza della figura femminile come mediatore nei contesti caratterizzati da deprivazione e a rischio dentro e fuori dalle mura scolastiche.
La dispersione rappresenta una sfida complessa e multifattoriale, con profonde implicazioni sia a livello individuale che sociale. Le evidenze emerse dalla letteratura italiana degli ultimi 15 anni sottolineano l’importanza di un approccio integrato per affrontare il fenomeno. Le politiche educative, le pratiche didattiche e le strategie che coinvolgono sia la scuola sia il contesto extrascolastico si rivelano significative nella prevenzione e nella riduzione del fenomeno. A livello di politiche educative, emerge la necessità di creare una rete sinergica tra scuole, famiglie e territorio, valorizzando e promuovendo interventi che coinvolgano attivamente tutti gli attori del sistema (Lisimberti & Montalbetti, 2023; Balzano & Balzano, 2023; Calaprice, 2012).
La didattica, invece, agisce come leva diretta per aumentare il coinvolgimento e la motivazione degli studenti, attraverso metodologie attive, laboratoriali e personalizzate, capaci di rispondere alle diverse esigenze educative. Le strategie centrate sullo studente come il peer tutoring e gli approcci laboratoriali hanno dimostrato un impatto positivo nella costruzione di ambienti di apprendimento più inclusivi e stimolanti (Schir, 2020; Ricchiardi & Torre, 2014; Pisanu & Tabarelli, 2013) Infine, il coinvolgimento dei fattori esterni alla scuola si configura come un elemento determinante per supportare gli studenti a rischio, fornendo loro strumenti e reti di supporto utili a superare le difficoltà sia accademiche che personali. Le attività extracurricolari, il mentoring e l’orientamento si sono rivelati fondamentali per promuovere il successo educativo e prevenire l’abbandono (Ziglio & Arici, 2018; Sartori et al. 2016; Guerini, 2023). Affrontare efficacemente il fenomeno della dispersione richiede un impegno congiunto e continuativo, che non solo valorizzi il ruolo centrale della scuola ma che si estenda all’intera comunità educativa. Solo attraverso una visione sistemica, politiche mirate e pratiche innovative sarà possibile garantire a tutti gli studenti le opportunità di apprendimento e sviluppo necessarie per costruire un futuro più equo e sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030. In conclusione, l’analisi della letteratura italiana sulla dispersione scolastica mette in luce come la ricerca su questo tema, sebbene cospicua, necessiti di ulteriori approfondimenti per raggiungere una maggiore solidità e applicabilità. I risultati disponibili, spesso limitati a studi condotti in contesti circoscritti e con campioni di partecipanti ridotti, evidenziano la necessità di incrementare il rigore metodologico e l’ampiezza delle indagini. Questo scenario, pur rappresentando un importante punto di partenza, suggerisce l’impegno a promuovere ricerche più sistematiche e articolate, capaci di fornire contributi significativi dal punto di vista sia teorico sia pratico, con ricadute utili per affrontare la complessità della dispersione scolastica nel nostro paese.
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