Su Stringiti a me, Rimani e altre “poesie” dannunziane
DOI:
https://doi.org/10.7347/PLXXV-482025-07Abstract
L’articolo prende in considerazione sei brevi testi di ampia circolazione sul web – i due più diffusi con i titoli Stringiti a me e Rimani –, presentati senza eccezione come poesie di Gabriele D’Annunzio. Si tratta in realtà di ritagli (in un paio di casi frutto di manipolazioni combinatorie) da opere dannunziane in prosa (romanzi, novelle, pagine memoriali, lettere), che, malamente suddivisi in pseudoversi e pseudostrofe, vengono contrabbandati per liriche e come tali fatti ripetutamente oggetto di analisi aberranti, che ne equivocano totalmente il senso. L’indiscriminata diffusione in rete di queste false poesie, di cui non ci si cura di verificare l’autenticità per motivi spesso meramente commerciali, coinvolge tanto siti letterari tra i più attivi e frequentati quanto piattaforme dei più svariati settori, arrivando a contagiare performances recitative e musicali, saggi universitari e romanzi di successo, materiali didattici e programmi scolastici. È dunque una vulgata corale di proporzioni allarmanti, che reca un grave danno all’intelligenza dello scrittore e alla cultura in genere. Chiude il contributo una riflessione sulla difficoltà di distinguere le fake poems anche con strumenti tecnologici avanzati, evidenziando la necessità di un approccio critico alla fruizione dei contenuti online, ricorrendo a fonti filologicamente affidabili.