L’edizione polizianesca di Giosue Carducci (1863)
Abstract
l contributo di Carducci editore e filologo nel settore della letteratura umanistica fiorentina si limita a due lavori giovanili: l’edizione delle poesie di Lorenzo de’ Medici (1859) e quella delle poesie volgari (Stanze, Orfeo, Rime) di Angelo Poliziano (1863). Benché pubblicate entrambe per i tipi fiorentini di Gaspero Barbèra, si tratta di due imprese editoriali dalle caratteristiche ben diverse: la prima è una delle numerose edizioni approntate da Carducci, tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta, per la collezione “Diamante” (che accoglieva testi per lo più privi di note esegetiche e allestiti in maniera piuttosto sbrigativa); mentre la seconda (apparsa nella più impegnata e impegnativa “Biblioteca Grande”) è un’edizione criticamente condotta, che presenta testi approntati ex novo sulla base di ricerche di prima mano e corredati da un ricco commentario. In realtà, il progetto polizianesco è più antico, e precede la collaborazione carducciana alla “Diamante” (avviata nel 1858, con il volumetto di Satire e poesie minori di Vittorio Alfieri), se già nell’ottobre 1857 il poco più che ventenne Carducci proponeva all’editore – con un ardimento che in altri si sarebbe detto incoscienza – di curare l’edizione di tutte le opere italiane del grande umanista:Egregio Signor Barbèra, ho l’onore di proporle una edizione di tutte le opere italiane di messer Angelo Poliziano. La quale mi offro io di curare, con aggiunta di alcuni discorsi miei e di alcune note a quelle del professor Vincenzio Nannucci, e con ristampa di alcune poche poesie non pubblicate nelle Raccolte del Carli, del Moro, del Silvestri, e delle lettere pubblicate dal Roscoe nella “Vita del Magnifico Lorenzo de’ Medici” e d’altro che si potesse trovare.Anco, riscontrerei le cose già pubblicate su le antiche edizioni e su i codici. Compirei il lavoro entro il giugno del prossimo 1858. Di ricompensa chiederei lire 300. La riverisco.