Petrarca e Sannazaro tra i villani. Su alcune forme della parodia nel teatro dei Rozzi di Siena
DOI:
https://doi.org/10.7347/PLXXII-422022-03Abstract
Dopo una sintetica panoramica dedicata alla rimodulazione della bucolica in area fiorentina, senese e napoletana da parte di rimatori quali Francesco Arzocchi, Iacopo de’ Boninsegni, Giovan Francesco Suardi, Filenio Gallo e Iacopo Sannazaro, l’articolo si concentra sulle modalità parodiche di appropriazione dell’egloga da parte della Congrega dei Rozzi, fondata a Siena nell’ottobre 1531 da un gruppo di artigiani. In particolare, attraverso una lettura linguistica del Pelagrilli (1544) di Ascanio Cacciaconti detto Strafalcione, saranno mostrati i gradi di allontanamento progressivo dall’ipotesto tematico-stilistico di Petrarca (e del petrarchismo) e di Sannazaro. Da questo punto di vista, la spiccata novità del Pelagrilli consisterebbe 1) in un inedito rapporto tra gli attanti: i villani diventano ora il centro propulsore delle vicende, non essendo più rappresentati esclusivamente come personaggi servili, subalterni o in modo satirico; 2) nell’adozione di un dialetto senese usato in senso espressionistico e a fini comici (la tastiera espressiva dei villani conosce tonalità triviali e oscene, così come metafore attinte dalla quotidianità della vita contadina); 3) nella cosciente differenziazione stilistica dei registri a seconda del personaggio in scena: accanto alla corposa parlata villanesca in senese rustico, la lingua del pastore Lucio e della ninfa Mamilia o quella degli dèi Mercurio e Diana recupera e parodizza gli stilemi più abusati della tradizione lirica di Petrarca e del petrarchismo.