La letteratura oltre la nazione: prospettive della scuola post-risorgimentale

Autori

  • Annalisa Nacinovich

Abstract

L’indagine che mi sono proposta di compiere prende le mosse dal dibattito risorgimentale e dalla peculiarità che assume in Italia la discussione sull’identità nazionale, che chiama in causa, fin dalle prime battute, nelle parole di uno dei suoi più insigni interpreti, la letteratura. Così, infatti Foscolo:

Ringraziate [scil. o Italiani] la fama de’ vostri padri, benemeriti della rinata letteratura, se ancor vi rimane una lingua, e per essa il titolo di nazione, ma nudo.

Siamo di fronte ad uno dei pregiudizi più duraturi nell’interpretazione della storia letteraria italiana, fondamento inossidabile dell’investitura di Dante quale padre della patria: con questo trucco, la sua fondazione letteraria appunto, la nostra identità nazionale diviene la più antica d’Europa e il principio unitario riceve quell’investitura che la politica e l’economia faticano a riconoscergli. È l’origine di uno dei più fortunati criteri di selezione delle successive storie della letteratura italiana, giacché sarebbe un errore trascurare la fondamentale discontinuità fra il concetto foscoliano e, per fare solo un esempio, la muratoriana repubblica delle lettere. Nelle parole di Foscolo la comune lingua letteraria non è tanto il segno del dialogo costante fra i dotti della penisola, quanto la testimonianza di una identità culturale che chiede di essere impiegata per scopi civili e politici, simbolo di una potenziale unità che i patrioti sono chiamati ad attuare storicamente: il valore della poesia si misura nel suo impatto sociale in anni in cui si fatica a discernere il letterato dal patriota; la tensione verso una “nuova letteratura” testimonia un approccio al testo che vi cerca esempi di virtù, educazione morale del lettore, consacrazione di valori condivisi.

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Pubblicato

2015-01-22

Fascicolo

Sezione

Cronache