Versi dispersi e nugaci: I gabbiani di Sandro Sinigaglia
Abstract
Questa complessa e intensa poesia è stata pubblicata per la prima volta in «Verbanus. Rassegna per la cultura l’arte la storia del lago», n. 6 (1985), p. 77, dove è preceduta dal titolo generale «3. verbanine», che si riferisce anche alle poesie A Vittorio Sereni e Giugno in Brumaio oppur Brumaio in Giugno. Segue la pubblicazione nella raccolta Versi dispersi e nugaci, che esce il 29 giugno 1990 nella collana “Poesia” (n. 35) delle edizioni Scheiwiller, in 750 esemplari numerati, due mesi prima della scomparsa del poeta.
Il volumetto raccoglie quindici poesie (di cui una in forma di trittico), suddivise nelle due sezioni Versi dispersi (che comprende, oltre a I gabbiani e alle altre due “verbanine” citate sopra, la poesia intitolata Epinicio, il testo senza titolo «Talvolta ancora lungo / il lungolago andando» e, in apertura, Virgiliana) e In coda alla Camena (più corposa: comprende nove testi, tra cui il Trittico). La raccolta presenta un titolo particolarmente interessante e denso di significato. Da un lato con Versi dispersi e nugaci sembra che il poeta voglia suggerire – con la modestia e la discrezione consuete – che si tratta di poca cosa, sulla scia di Catullo (che dedicando i Carmina all’amico Cornelio Nepote li aveva definiti nugae, sciocchezzuole) ma anche di Petrarca, che utilizza lo stesso termine per le sue rime (sempre con l’intento di indicare un procedere sottotono, ma nel suo caso anche con riferimento alle Confessiones agostiniane, dove i turbamenti giovanili sono detti infantiles nugas) e per le Familiares.