L’alba del giorno della civetta: Il silenzio di Leonardo Sciascia.

Autori

  • Paolo Squillacioti

Abstract

1L’autobus stava per partire, rombava sordo con improvvisi raschi e singulti. La piazza era silenziosa nel grigio dell’alba, sfilacce di nebbia pendevano dai campanili della Matrice: solo il rombo dell’autobus e la voce del venditore di panelle, panelle calde panelle, implorante ed ironica. Il bigliettaio chiuse lo sportello, l’autobus si mosse con un rumore di sfasciume, come una casa sull’onda del terremoto. 2 L’ultima occhiata che il bigliettaio girò sulla piazza, colse l’uomo vestito di scuro che veniva correndo; il bigliettaio disse all’autista – un momento – e aprì lo sportello mentre l’autobus ancora si muoveva. Si sentirono due colpi squarcianti: l’uomo vestito di scuro, che stava per saltare sul predellino, restò per un attimo sospeso, come tirato su per i capelli da una mano invisibile; gli cadde la cartella di mano e sulla cartella lentamente si afflosciò.

3 Il bigliettaio bestemmiò: la faccia gli era diventata colore di zolfo, tremava. Il venditore di panelle, che era a tre metri dall’uomo caduto,muovendosi come un granchio cominciò ad allontanarsi verso la porta della chiesa. Nell’autobus nessuno si mosse, l’autista era come impietrito, la destra sulla leva del freno e la sinistra sul volante. 4 Il bigliettaio guardò tutte quelle facce che sembravano facce di ciechi, senza sguardo; disse – l’hanno ammazzato – si levò il berretto e cominciò a passarsi la mano sui capelli; bestemmiò ancora.

– I carabinieri – disse l’autista – bisogna chiamare i carabinieri.

Si alzò ed aprì l’altro sportello – ci vado – disse al bigliettaio. 5 Il bigliettaio guardava il morto e poi i viaggiatori. Ci erano anche donne sull’autobus, vecchie che ogni mattina portavano sacchi di tela bianca, pesantissimi, e ceste piene di uova; le loro vesti nere stingevano odore di trigonella di stallatico di legna bruciata; di solito lastimavano e imprecavano, ora stavano in silenzio, le facce come dissepolte da un silenzio di secoli.

6 – Chi è? – domandò il bigliettaio indicando il morto. Nessuno rispose: il bigliettaio bestemmiò, era un bestemmiatore di fama tra i viaggiatori di quella autolinea, bestemmiava con estro: già gli avevano minacciato licenziamento. Era siracusano, in fatto di morti ammazzati aveva poca pratica: una stupida provincia, quella di Siracusa.

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Pubblicato

2015-01-20

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Articoli