Effect of two
didactic approaches of physical education on the enjoyment’s levels: Comparison
between the traditional method and the Tactical Games Model
Effetto di due
approcci didattici di educazione fisica sui livelli di enjoyment:
Confronto tra il metodo tradizionale e il Tactical Games Model
Roberto Coppola
Università degli Studi di Enna “Kore”, Italy – roberto.coppola@unikore.it
https://orcid.org/0000-0001-7888-2208
Mario Lipoma
Università degli Studi di Enna “Kore”, Italy – mario.lipoma@unikore.it
https://orcid.org/0000-0002-0951-8100
Rosaria Schembri
Università degli Studi di Enna “Kore”, Italy – saraschembri@yahoo.it
https://orcid.org/0000-0003-0229-2281
Francesco Sgrò
Università degli Studi di Enna “Kore”, Italy – francesco.sgro@unikore.it
https://orcid.org/0000-0002-2062-4908
ABSTRACT
Teaching physical
education not only enables children to develop motor skills and abilities but
also has an impact on other domains of learning such as the affective domain. This
study is aimed to analyze the effects of two different teaching approaches on
the affective domain of learning in primary school pupils. The participants
involved were divided into two groups: Teaching skill group and Teaching games
group. The level of enjoyment was evaluated by administering the PACES
questionnaire (pre-post-repost evaluation). The results show that the TGM group
had a more positive trend in enjoyment levels than the TS group. Furthermore,
by carrying out an analysis by gender it was seen that the pupils of the TGM
group show greater development on the positive scale of the questionnaire. It
is essential that teachers in their teaching planning also focus on the
affective domain as it is preventive towards abandoning the motor-sport
practice.
L’insegnamento dell’educazione
fisica non solo consente ai bambini di sviluppare abilità e capacità motorie,
ma ha anche un impatto su altri domini dell’apprendimento come il dominio
affettivo. Lo scopo di questo studio è quello di analizzare gli effetti di due
diversi approcci didattici sul dominio affettivo dell’apprendimento in alunni
di una scuola primaria. I partecipanti coinvolti sono stati divisi in due
gruppi: Teaching skill group e Teaching games group. Il livello di enjoyment è
stato valutato somministrando il questionario PACES (valutazione
pre-post-repost). I risultati mostrano che il gruppo TGM ha avuto un andamento
dei livelli di godimento più positivo rispetto al gruppo TS. Inoltre,
effettuando un’analisi per genere si è visto che le alunne del gruppo TGM
mostrano uno sviluppo maggiore nella scala positiva del questionario. È
fondamentale che gli insegnanti nella loro programmazione didattica si
concentrino anche sul dominio affettivo in quanto è preventivo verso l’abbandono
della pratica motorio-sportiva.
KEYWORDS
Physical
education, Affective domain of learning, Enjoyment, Primary school, PACES
Educazione
fisica, Dominio affettivo dell’apprendimento, Enjoyment, Scuola primaria, PACES
AUTHORSHIP
R. Coppola (Paragrafo §3);
M. Lipoma (Paragrafo §1);
R. Schembri (Paragrafo §3); F. Sgrò (Paragrafo §4). Il manoscritto è il risultato di un
lavoro collettivo degli Autori.
CONFLICTS OF INTEREST
Gli Autori dichiarano che non sussistono
conflitti d’interesse.
1. Introduzione
Il movimento, sia se realizzato all’interno del sistema scolastico sia se
realizzato nella singola quotidianità, è indispensabile per il benessere di
ogni individuo, soprattutto quando esso viene praticato fin dalla tenera età.
Il movimento rappresenta infatti uno strumento che facilita non solo lo
sviluppo fisico del bambino ma anche e soprattutto lo sviluppo emozionale ed
intellettivo, sviluppo che renderà il bambino consapevole di sé stesso, dei
suoi limiti e delle sue capacità.
«Il corpo è il
primo mezzo con cui l’individuo sperimenta l’ambiente, è il primo canale di
comunicazione fra lui e gli altri e continuerà ad essere l’intermediario
privilegiato nella relazione con gli altri, tra il mondo interno e quello
esterno a sé» (Federici et al., 2008).
Il primo luogo in cui il bambino inizia a compiere un percorso di
apprendimento autonomo, distaccato dal controllo delle figure genitoriali, è
sicuramente la scuola, istituzione che deve essere in grado di attuare un
percorso motorio che sviluppi nel bambino maggior autonomia e consapevolezza di
sé stesso, fattori che il bambino interiorizzerà per potersi inserire all’interno
della sua comunità di riferimento.
Per il bambino è difficile però trasportare tutti i benefici derivanti dall’attività
motoria al di là del tempo scolastico. Statistiche recenti relative alla
mobilità indipendente dei bambini nei paesi europei, mettono i bambini italiani
al quattordicesimo e ultimo posto, insieme al Portogallo, per quanto riguarda
lo sviluppo del movimento autonomo eseguito quotidianamente, con un ritardo di
tre – quattro anni rispetto al totale della media europea (Borgogni &
Farinella, 2017).
Le cause riguardano prevalentemente la difficoltà di trovare spazi aperti e
sicuri dotati di validi supporti e capaci di contenere il movimento del
bambino, carenza che porta il genitore a tutelare il figlio preferendo il
comodo utilizzo della televisione e dei giochi elettronici, piuttosto che
ricercare alternative che gli garantiscano una crescita attiva e partecipata. Gli
effetti negativi sull’utilizzo degli smartphone sono evidenziati in un recente
lavoro di Greco e colleghi (2017). Abbandonando la comodità tipica del vivere
occidentale, i genitori devono essere in grado di giocare un ruolo fondamentale
per l’educazione del bambino, non lasciando il proprio figlio di fronte a
giochi sedentari che non sviluppano la loro fantasia e creatività ma devono
contribuire ad incentivare l’iscrizione a corsi sportivi svolti all’aria
aperta: atletica, nuoto, basket, etc. Occorre aprire una piccola parentesi
ricordando che per attività sportiva, soprattutto in ambito scolastico, si
intende il gioco-sport e non la pratica agonistica di una disciplina sportiva
sia per ragioni legate all’area psicomotoria sia per ragioni legate alle
problematiche causate dall’eccessiva intensità caratterizzante la pratica
sportiva di alto livello e i possibili traumi che essa causa (Notarnicola et
al., 2012).
Quali sono le scelte culturalmente valide che i genitori possono compiere
per favorire l’avvicinamento dei bambini alle attività sportive?
Le scelte in questo caso possono essere varie, scelte che non devono mai
essere effettuate accantonando l’individualità del figlio ma che devono essere
invece in grado di rispettare le loro preferenze e il loro carattere. Se siamo
ad esempio di fronte ad un bambino particolarmente timido gli sport di squadra
come il calcio, il basket o la pallavolo, lo aiuteranno a far crescere in lui l’importanza
del gruppo e dello stare insieme. Se invece siamo di fronte ad un bambino
particolarmente ansioso o aggressivo, il pugilato lo aiuterà a scaricare nello
sport tutte le energie che condizionano negativamente il proprio carattere e
che gli impediscono di vivere armoniosamente le proprie esperienze.
Sempre più ricerche hanno focalizzato la propria attenzione sui fattori che
influenzano la partecipazione all’attività fisica. Diversi ricercatori
evidenziano come la sensazione di piacere e divertimento svolga un ruolo
importante nell’adesione e nella partecipazione alle attività motorio-sportive (Dishman
et al., 2005; Heinzelmann & Bagley, 1970; Martin & Dubbert, 1982; Teraoka
et al., 2020; Wankel, 1985).
Con l’educazione motoria, la scuola ha quindi l’opportunità di intervenire
sul processo educativo di ognuno, un processo che cerca di distaccarsi da
nozioni meramente intellettualistiche per potersi avvicinare alla crescita
generale del bambino, sia dal punto di vista fisico che mentale. Da ciò
consegue che un programma di educazione fisica dovrebbe essere organizzato
considerando non solo il dominio psicomotorio dell’apprendimento ma anche
quello affettivo. Il dominio affettivo dell’apprendimento è strettamente
connesso a quello psicomotorio, in quanto soprattutto negli alunni più giovani
il divertimento provato durante l’attività motoria porta ad un maggiore
coinvolgimento e ad un minor rischio di abbandono nel caso di attività sportive
extracurriculari (Ciocan & Milon, 2017). L’educatore, per ogni stadio di
sviluppo del bambino, programmerà per lui la più ampia base motoria possibile,
proponendo attività che stimolano l’allievo ad una partecipazione più attiva ed
integrata, risvegliando quel senso di autonomia spesso nascosta dal rigido
controllo familiare.
La letteratura scientifica differenzia principalmente due stili di
insegnamento (con il focus centrato sullo studente e quello con il focus
centrato sull’insegnante). Nella scuola italiana viene utilizzato
prevalentemente un approccio centrato sull’insegnante, soprattutto laddove le
attività non sono svolte da un esperto di educazione fisica e nella scuola
primaria (dove fino all’anno scorso non era previsto l’insegnante specializzato
in educazione fisica).
L’educazione fisica permette attraverso una programmazione attenta agli
studenti di conoscere il proprio corpo e a relazionarsi con gli altri nel
rispetto delle regole del contesto in questione. Questa relazione può essere
definita come una relazione in continua trasformazione, capace di coinvolgere
le potenzialità individuali, generando così la nascita di nuove conoscenze e
competenze nonché la consapevolezza di ciò che si fa (Lipoma, 2014). Senza
questa consapevolezza attiva e partecipata non si può parlare di educazione
fisica, infatti la parola educazione fa riferimento ad un processo che porta il
bambino a costruire gradualmente la propria identità e ad inserirsi nel proprio
gruppo di riferimento attraverso il rispetto e la conoscenza degli altri. Un
altro aspetto che dovrebbe essere curato riguardo la disciplina dell’educazione
fisica scolastica è quello relativo alla valutazione delle abilità e delle
competenze. Studi recenti dimostrano che attraverso l’utilizzo di strumenti di
valutazione a basso costo (Sgrò et al., 2015a; 2015b) e prove motorie
standardizzate è possibile effettuare valutazioni non solo più precise, ma
anche più affidabili e valide (Sgrò et al., 2017).
Negli ultimi anni si è cercato di costruire programmi di educazione fisica che
tenessero in conto le possibili disabilità dei soggetti, sia fisiche che di
apprendimento, facendo in modo che ogni individuo potesse manifestare le
proprie potenzialità senza limitazioni. Ognuno è infatti chiamato ad esprimere
il proprio talento e la scuola non deve sottrarsi a questo compito, ma deve
essere il primo sistema capace di assecondare le difficoltà di ogni studente in
modo tale da esprimere attraverso la formazione il valore e lo spessore
culturale che ogni la buona scuola deve avere al suo interno (Ceciliani, 2018).
Il modello della Sport Education (SE) è un modello educativo che collega lo
sport nell’educazione fisica a una cultura sportiva più ampia (Siedentop,
1994). Concentrandosi essenzialmente sulla nozione di autenticità, è
convinzione di Siedentop che le caratteristiche essenziali dello sport che
portano alla sua attrattiva siano raramente riprodotte nell’insegnamento dell’educazione
fisica. Questo modello utilizza la metodologia degli small-groups e guida gli
studenti attraverso una serie di esercitazioni (pianificate e implementate da
insegnanti e allenatori) e attraverso giochi adeguati allo sviluppo che vengono
condotti come se fossero una vera competizione. In contrasto con il più comune
contesto di gioco inerente all’insegnamento dell’educazione fisica in cui gli
studenti giocano in partite senza ricevere dei feedback, gli studenti nel
modello di Siedentop diventano membri di squadre che stanno insieme per la
durata di una stagione e partecipano a partite che vengono modificate ad
esempio nel numero di giocatori per squadra. Pertanto, la Sport Education è un
modello progettato per offrire agli studenti un’esperienza sportiva più
completa rispetto a quella dove il focus è centrato su ciascun giocatore. I
giochi aiutano gli studenti a sviluppare un livello sufficiente di abilità in
modo da provare la gioia e il piacere che potrebbe aumentare la loro
motivazione per continuare a praticare quell’attività nella vita (Allison et
al., 2000; Corbin, 2002; Griffin et al., 1997; Rudd et al., 2020).
Gli studiosi specializzati in pedagogia dello sport si sono concentrati
sull’analisi e il confronto dei processi di insegnamento-apprendimento che si
basano principalmente su aspetti “tecnici” (es. abilità motorie e sportive) o
su aspetti “tattici” (es. consapevolezza tattica). Recentemente, questo “divario”
che separa le competenze tecniche da quelle tattiche sembra essere superato
attraverso l’uso del Game Centered Approach (GCA) che favorisce i contesti di
apprendimento consentendo non solo la piena partecipazione e coinvolgimento
degli studenti (Dyson et al., 2004), ma anche riuscendo a collegare le
competenze tecniche a quelle tattiche (Mitchell et al., 2013). Uno dei compiti
principali del docente è tradurre gli aspetti caratterizzanti la disciplina in
azioni educative mirate ed efficaci, pianificando sia gli obiettivi riguardanti
lo sviluppo delle capacità motorie sia gli obiettivi relativi ai processi di
apprendimento motorio, realizzabili attraverso una grande varietà di compiti e
un’interazione tra i vari stili di insegnamento (Rink, 2002). Nell’educazione
fisica, l’uso di stili di insegnamento differenti è un prerequisito necessario
per la motivazione e la partecipazione attiva degli studenti e per promuovere
processi di apprendimento secondo livelli personalizzati. Mosston (1994) ha
elaborato lo spettro degli stili di insegnamento sviluppando la relazione
educativa tra allievo e insegnante, in contesti scolastici curriculari e
sperimentali. Per l’insegnante, la necessità di utilizzare stili di
insegnamento diversi nel processo di insegnamento è correlata a vari fattori
tra cui le caratteristiche individuali degli studenti, la diversità degli
obiettivi dell’educazione fisica che coinvolgono quelli cognitivi (Russo et
al., 2019). Bisogna ricordare che il dominio sociale e affettivo ed il
differente contesto nel quale ci si può trovare condizionano fortemente la
scelta delle attività e l’utilizzo di diverse modalità organizzative.
Riassumendo gli stili di insegnamento possono essere suddivisi in: centrato
sull’insegnante e centrato sullo studente. Lo scopo di questa ricerca è
analizzare gli effetti di questi due diversi approcci sul dominio affettivo
dell’apprendimento.
2. Metodologia
2.1. Partecipanti
La presente ricerca sperimentale ha per oggetto l’analisi degli effetti dei
diversi approcci educativo-sportivi sui livelli di divertimento [enjoyment]
in bambini frequentanti la quarta elementare (età media: 8,6 ± 0,4 anni) di una
scuola primaria italiana, in uno studio longitudinale (disegno
pre-post-repost). Il campione, composto da 66 alunni, è stato omogeneamente
suddiviso in due gruppi: il gruppo Teaching Skills (TS) (approccio centrato sul
docente) composto da 32 alunni (17 femmine e 15 maschi) e il gruppo Tactical
Game Model (TGM) (approccio centrato sugli alunni) composto da 34 alunni (18
femmine e 16 maschi). Il protocollo è durato 22 settimane di cui la prima e l’ultima
sono state utilizzate per la valutazione iniziale e finale. La valutazione repost
è stata effettuata dopo un mese. Le lezioni sono state condotte in entrambi i
gruppi da un esperto e laureato in Scienze Motorie e Sportive, nell’ambito del
progetto “Sport di Classe” (CONI) per una lezione a settimana (1 ora a
lezione). Secondo uno studio che riporta le raccomandazioni sul campionamento e
sulla selezione dei partecipanti per garantire la validità ecologica nella
ricerca educativa, le diverse classi sono state assegnate interamente a un
gruppo o all’altro (Harvey & Jarrett, 2014). Tutti i partecipanti hanno
fornito moduli di consenso informato firmati dai loro genitori o tutori legali.
Il livello di enjoyment è stato valutato somministrando, a tutti i
partecipanti, il
questionario PACES (Physical Activity Enjoyment Scale) a 16 voci (Carraro et
al., 2008; Carraro, 2012) nei tre momenti: pre-intervento, post-intervento e dopo
un mese. Il Comitato Etico dell’Università degli Studi di Enna “Kore” ha
approvato il progetto e le procedure metodologiche utilizzate.
2.2. Protocolli di lavoro dei gruppi Teaching Skills e Tactical Game Model
Per quanto riguarda il gruppo TGM sono state seguite le linee guida di
Mitchell e colleghi (2013) e per ogni lezione sono stati definiti: un problema
tattico, un focus della lezione e un obiettivo. È stato realizzato un
intervento didattico multi-sportivo che ha previsto sia giochi di invasione che
di rete (basket, pallamano, calcio e pallavolo). Ogni lezione è stata
organizzata prevedendo: Gioco 1–Attività pratica–Gioco 2–Chiusura. Il primo
gioco è stato utilizzato per introdurre, attraverso un gioco avvincente, il
problema tattico della lezione, mentre il secondo gioco è stato utilizzato per
rafforzare il focus della lezione. L’attività pratica era incentrata sullo
sviluppo dei movimenti e delle abilità relative al problema tattico della
lezione. La chiusura è stata organizzata come un momento di riflessione
utilizzato per verificare come gli studenti si fossero concentrati sul problema
tattico di ogni lezione e quali strategie fossero state messe in atto per
risolvere quel problema. Le lezioni, proposte al gruppo TGM, sono state
programmate seguendo le indicazioni di Mitchell et al. (2013), che riguardano
la fascia di età dai 7 ai 9 anni. Le lezioni di “Livello 1” iniziano con una
versione semplificata. I problemi tattici affrontati sono limitati agli
elementi essenziali dei giochi di invasione per principianti come mantenere il
possesso, penetrare e attaccare, iniziare e riavviare il gioco. Per quanto
riguarda la pallavolo, le problematiche tattiche sono state spiegate nella
prima lezione in cui è stata organizzata anche una parte di familiarizzazione
con le aree di gioco (segnate con nastro adesivo colorato).
In fase di progettazione del protocollo si è tenuto conto:
·
delle attrezzature disponibili, le attrezzature sono state adatte alle
esigenze dei bambini, ad esempio sono stati utilizzati palloni di dimensioni
ridotte per consentire ai bambini di giocare in modo più efficace;
·
dell’interazione docente/allievi, sono stati forniti un numero limitato di
suggerimenti e di idee per evitare un sovraccarico di informazioni;
·
degli aspetti organizzativi, la prima lezione è stata infatti dedicata all’organizzazione
delle squadre, assegnazione dei campi e alla spiegazione delle regole di gioco.
Il gruppo Teaching Skills ha seguito un protocollo (approccio centrato sul
docente) in cui è stato implementato il modello tradizionale di insegnamento in
educazione fisica, ovvero attraverso un approccio skill-based, orientato
allo sviluppo delle abilità tecnico motorie inserite nel curriculum di
educazione fisica nella scuola primaria. Ogni lezione consisteva in un’attività
introduttiva, una parte dedicata alla pratica di una tecnica e un gioco finale
per concludere la lezione. Quanto ai giochi-sportivi proposti, erano gli stessi
del gruppo TGM (basket, pallamano, calcio e pallavolo). Durante la parte
centrale di ogni lezione sono stati proposti giochi utilizzando sia strumenti
convenzionali (es. palline, frisbee, cerchi, coni, ecc.) sia strumenti non
convenzionali (es. piccoli attrezzi per perfezionare il lancio che gli alunni
costruivano in casa, “Peteke”) soffermandosi anche sulle abilità fondamentali
tipiche di ciascuna delle discipline. Durante l’ultima lezione per ciascuna
disciplina (gioco-sport), sono stati organizzati piccoli match (Small Sided
Games). Nella tabella 1 sono riportati il focus della lezione ed il
problema tattico inerente a questi due approcci.
Lezione |
Gioco-Sport |
TS – focus della
lezione |
TGM – problema
tattico |
1 |
Valutazione
iniziale |
||
2 |
Basket |
Passaggio |
Tiro libero |
3 |
Basket |
Palleggio |
Mantenimento del
possesso della palla |
4 |
Basket |
Dribbling |
Azione di attacco |
5 |
Basket |
Tiro |
Difendere lo spazio |
6 |
Basket |
Match |
Conquistare il
pallone |
7 |
Calcio |
Passaggio |
Mantenimento del
possesso della palla |
8 |
Calcio |
Dribbling |
Azioni offensive |
9 |
Calcio |
Tiro |
Difendere lo spazio |
10 |
Calcio |
Stoppare il pallone |
Conquistare il
pallone |
11 |
Calcio |
Match |
Rigore – attacco e
difesa |
12 |
Pallamano |
Passaggio |
Mantenimento del
possesso della palla |
13 |
Pallamano |
Ricezione |
Superare la difesa
e tirare in porta |
14 |
Pallamano |
Palleggio |
Difendere lo spazio |
15 |
Pallamano |
Tiro |
Conquistare il
pallone |
16 |
Pallamano |
Match |
Ripartenze dopo un’infrazione
|
17 |
Pallavolo |
Passaggio |
Organizzare un
attacco |
18 |
Pallavolo |
Schiacciata |
Fare un punto |
19 |
Pallavolo |
Ricezione – bagher |
Attaccare - squadra |
20 |
Pallavolo |
Battuta |
Difendere lo spazio
- individuale |
21 |
Pallavolo |
Match |
Difendere lo spazio
- squadra |
22 |
Valutazione finale |
Tabella 1. Focus delle lezioni e problemi tattici per ogni lezione nel Gruppo TS e nel Gruppo TGM.
2.3. Analisi statistica
L’analisi statistica è stata effettuata mediante l’utilizzo del software
SPSS v.21.0 (SPSS Inc. Chicago, IL, USA). Dopo aver verificato la distribuzione
dei dati attraverso l’analisi di asimmetria e curtosi e il test di
Kolmogorov-Smirnov, è stato effettuato il test ANOVA per analizzare gli effetti
dei due approcci nelle tre somministrazioni del questionario (pre-post- e
repost). Successivamente è stato effettuato un test post-hoc per
verificare le differenze tra i risultati ai tre tempi di somministrazione del
test (pre-post-repost). Infine, sono stati realizzati grafici descrittivi per
verificare graficamente le differenze di genere.
3. Risultati
I risultati dell’analisi
descrittiva, dell’ANOVA e del test post-hoc di Bonferroni sono riportati
rispettivamente in Tabella 2, 3 e 4. Infine, nei tre intervalli di osservazione
è stata effettuata un’analisi per genere e per gruppo. Per quanto riguarda i
risultati della scala positiva, mentre i maschi del gruppo TGM non hanno
mostrato variazioni nei livelli della scala positiva dell’enjoyment, le
femmine, pur partendo da un livello più basso, hanno avuto incrementi nei
punteggi della scala positiva nella post intervento il che significa che il
protocollo utilizzato ha un effetto positivo, seppur non statisticamente
significativo come evidenziato sopra, che si “perde” nella valutazione re-post
(Figura 1).
TS group |
TGM group |
|||||||
Scala positiva |
Scala negativa |
Scala positiva |
Scala negativa |
|||||
Tempo |
Media |
SD |
Media |
SD |
Media |
SD |
Media |
SD |
Pre |
4.126 |
0.565 |
1.243 |
0.347 |
4.222 |
0.514 |
1.423 |
0.542 |
Post |
4.261 |
0.717 |
1.286 |
0.557 |
4.150 |
0.512 |
1.397 |
0.494 |
Repost |
4.197 |
0.713 |
1.450 |
0.530 |
4.208 |
0.652 |
1.639 |
0.607 |
Tabella 2. Analisi
descrittiva delle scale (positiva e negativa) del PACES per i due gruppi. Legenda. Pre: Valutazione iniziale;
Post: Valutazione finale; Repost: Valutazione repost. SD: deviazione standard.
Gruppo |
Scala del PACES |
df |
F |
p |
η² |
TG |
Positiva |
2.000 |
0.345 |
0.709 |
0.007 |
TG |
Negativa |
2.000 |
1.709 |
0.186 |
0.033 |
TGM |
Positiva |
2.000 |
0.148 |
0.863 |
0.003 |
TGM |
Negativa |
2.000 |
1.868 |
0.160 |
0.039 |
Tabella 3. Risultati
del test ANOVA. Legenda. TG = Gruppo
Teaching Skill; TGM = Gruppo Tactical Game; df = gradi di libertà; F = F value;
p = p-value; η² = eta squared.
|
|
|
Scala positiva |
Scala negativa |
||
|
|
|
t |
p bonf |
t |
p bonf |
Gruppo TS |
Pre |
Post |
-0.830 |
NS |
0.358 |
NS |
|
Repost |
-0.439 |
NS |
-1.392 |
NS |
|
Post |
Repost |
0.392 |
NS |
-1.750 |
NS |
|
Gruppo TGM |
Pre |
Post |
0.513 |
NS |
-0.191 |
NS |
|
Repost |
0.100 |
NS |
-1.761 |
NS |
|
Post |
Repost |
-0.413 |
NS |
-1.570 |
NS |
Tabella 4. Risultati
del test post-hoc Bonferroni. Legenda.
Pre: Valutazione iniziale (pre); Post: Valutazione finale (post); Repost: Valutazione repost; t = t-score; p bonf = p value; NS =
Assenza di una differenza statisticamente significativa.
Figura 1. Grafici relativi alle scala positiva e
negativa per i due gruppi. Note. a) grafico descrittivo relativo alla scala
positiva del PACES per il gruppo TGM; b) grafico descrittivo relativo alla
scala negativa del PACES del gruppo TGM; c) grafico descrittivo relativo alla
scala positiva del PACES del gruppo TS; d) grafico descrittivo relativo alla
scala negativa del PACES del gruppo TS. Legenda. Pre: valutazione pre-allenamento; Post: valutazione post-allenamento; Repost: valutazione dopo il periodo di stop
dalle attività.
4. Discussione
I risultati si riferiscono a un campione relativamente piccolo, ma
forniscono già interessanti spunti di riflessione e la base per ulteriori
ricerche. Infatti, pur non essendosi riscontrate differenze statisticamente
significative tra i due gruppi, si può affermare che il gruppo TGM ha avuto un
andamento più positivo nei livelli di fruizione rispetto al gruppo TS. Per
quanto riguarda le differenze di genere, sebbene non siano state riscontrate
differenze statisticamente significative, attraverso l’utilizzo di un grafico
descrittivo è possibile osservare un diverso comportamento. Questa differenza è
presente per le allieve e il miglior risultato del post trattamento sembra
svanire nel repost test.
L’età scolare è una fase sensibile per lo sviluppo del bambino in termini
di sviluppo delle abilità motorie fondamentali. La scuola ha una responsabilità
primaria nella promozione di attività che riflettano i progressi della ricerca
scientifica, poiché attraverso il rinnovamento educativo e culturale sostiene
lo sviluppo e la valorizzazione dell’infanzia. La rivalutazione, in questi
anni, del corpo e delle sue enormi potenzialità ha dato alla persona una nuova
consapevolezza delle proprie possibilità e ha ampliato il campo in alcuni
settori come quello dello sport, la cui pratica di élite ha dato spesso
luogo a processi di esclusione. Il modello sportivo tradizionale, quindi, nel
tempo ha assunto connotati nuovi e più ampi, le attività motorie proposte in
forma ludica sono infatti sempre più percepite come una vera e propria esigenza
sociale. Il graduale passaggio da attività puramente ludiche a forme di gioco
attivo, va quindi configurato come un processo didattico della scuola dell’infanzia
e primaria, riconsiderando la corporeità e le attività ad essa connesse come
espressioni della personalità.
L’obiettivo di questo lavoro di ricerca è stato quello di valutare l’effetto
di due diversi protocolli di educazione sportiva con due diversi approcci (uno
centrato sull’insegnante e l’altro centrato sullo studente) sui livelli di
divertimento nei bambini delle scuole primarie. Sebbene nessuno dei due
protocolli utilizzati abbia avuto un effetto tale da determinare differenze
statisticamente significative nei tre intervalli di osservazione, permane un trend
positivo nel gruppo TGM. La non significatività statistica dei risultati è uno
dei limiti di questa ricerca, ma può trovare una possibile motivazione nella
troppo breve durata del protocollo (1 ora a settimana per 20 settimane). La non
significatività statistica dei risultati può anche essere dovuta all’approccio
del docente specializzato in quanto è stato lo stesso insegnante a amministrare
entrambi i protocolli. Nonostante il supporto emergente per l’uso di PACES
negli adolescenti, ci sono poche prove di validità per l’uso di PACES nei
bambini di età inferiore ai 12 anni (Carroll et al., 2001; Carney et al.,
2012). Poiché i bambini piccoli non possiedono lo stesso livello di
comprensione o capacità cognitiva di quelli più grandi, gli strumenti
psicologici progettati per adulti e adolescenti spesso non sono adatti a questa
popolazione (De Civita et al., 2005). In particolare, il periodo dai 6 ai 12
anni è un periodo di sviluppo importante in cui i bambini sviluppano abilità
cognitive complesse come la capacità di utilizzare le esperienze personali per
prendere decisioni (Stone & Lemanek, 1990; Tortella & Fumagalli, 2017)
e di fare affidamento su spunti per capire le emozioni. Ecco alcune ricerche
che hanno utilizzato PACES con bambini con buoni risultati di affidabilità.
Uno studio del National Institute of Health ha cercato di determinare l’affidabilità
e la validità della scala di enjoyment dell’attività fisica (PACES) nei
bambini delle scuole elementari negli Stati Uniti nell’ambito del progetto
FitKid. Il campione era composto da 564 studenti delle classi terze (età media = 8,72 ± 0,54)
intervistati all’inizio del semestre autunnale. L’enjoyment provato
durante l’attività fisica è stato valutato dalla versione aggiornata del
questionario PACES, originariamente progettato per misurare gli effetti
positivi associati al coinvolgimento dell’attività fisica negli studenti
universitari (Kendzierski & DeCarlo, 1991). I punteggi del PACES erano
significativamente correlati con l’orientamento al compito (r = .65,
p < .01), con la competenza atletica (r = .23, p < .01)
e con la percezione dell’aspetto fisico (r = .20, p < .01)
ciascuno di essi valutato attraverso uno specifico questionario. I risultati
del presente studio suggeriscono che il PACES ha dimostrato una promettente
validità strutturale ed una coerenza interna come strumento di misura per
valutare l’enjoyment correlato all’attività fisica in bambini di varie
nazionalità (europei, americani e afroamericani). Tuttavia, nonostante gli
indici accettabili di coerenza interna, la validità è risultata inferiore
rispetto ad uno studio simile su ragazze e ragazzi di 11 e 13 anni.
I risultati del presente lavoro sono in accordo con quelli ottenuti in un
lavoro precedente (Robertson, 2016). In tale studio non sono stati trovati
risultati statisticamente significativi in relazione al questionario PACES
dopo aver eseguito un protocollo di TGfU (teaching games for understanding).
Il divertimento è stato identificato come un fattore importante che influenza l’attività
fisica in diversi lavori (Health Education Authority, 1997). È stato dimostrato
che il piacere di praticare attività fisica media l’effetto di un intervento
scolastico completo volto a promuovere l’attività fisica nelle ragazze
adolescenti (Dishman et al., 2005). Le evidenze sinora raccolte sono tuttavia
sufficienti per incoraggiare di considerare l’enjoyment come una
variabile da considerare nella programmazione relativa all’insegnamento dell’educazione
fisica.
5. Conclusione
Un recente lavoro ha evidenziato come l’approccio tramite l’utilizzo del TGM
sia funzionale sia per lo sviluppo personale degli studenti sia per l’apprendimento
di abilità che possono andare oltre abilità motorie (curriculare ed
extracurriculare), interessando anche il piacere legato a quest’ultimo (Sgrò
& Lipoma, 2019). Recenti pubblicazioni scientifiche mostrano come sia
diminuito il livello delle capacità motorie negli alunni della scuola primaria
e come questa sia una possibile conseguenza dell’assenza di una figura
competente e laureata in scienze motorie nella scuola primaria italiana (fino
all’anno scolastico 2022–2023) (Sgrò et al., 2019).
Gli interventi nelle classi di educazione fisica nella scuola primaria
dovrebbero essere progettati sia per favorire un adeguato sviluppo delle
capacità motorie di base, sia per sviluppare abilità tattiche, importanti per
gli sport individuali e di squadra. Inoltre, è fondamentale riuscire a creare
un ambiente in cui i bambini possano percepire l’attività motoria come
divertente e piacevole così da incoraggiarli maggiormente a continuare la loro
pratica anche al di fuori del contesto scolastico. Inoltre, considerata la
fascia d’età, è fondamentale tenere conto anche della durata dell’attività
“prediligendo una prospettiva sempre più longitudinale nella progettazione dei
percorsi didattici” per avere maggiori risultati sul dominio affettivo dell’apprendimento.
È quindi necessario che gli interventi strutturati e orientati, specie quelli
della scuola primaria, abbiano una durata sufficiente per avere un effetto
determinante. La formazione degli insegnanti dovrebbe essere rivista e le
questioni organizzative della scuola relative all’orario di insegnamento e alle
strutture di educazione fisica dovrebbero essere realisticamente analizzate per
evidenziare le difficoltà che gli insegnanti incontrano e che spesso
impediscono lo sviluppo della parte del curriculum dedicata all’educazione
fisica (D’Elia, 2019; 2020). L’insegnante di educazione fisica deve rendere
conto dei risultati dell’apprendimento affettivo quando identifica i metodi di
insegnamento per i suoi corsi. Dall’anno scolastico 2022/2023, grazie ad un’importantissima
riforma scolastica, nella scuola primaria italiana entrerà nel corpus dei
docenti il laureato magistrale in scienze motorie (chinesiologo) il quale avrà
il compito di utilizzare metodologie e strumenti adeguati per favorire lo
sviluppo non solo delle abilità motorio-sportive o cognitivo-motorie, ma anche
considerare il divertimento che provano i bambini che gioca un ruolo importante
su tantissimi fronti (ad es.: prevenzione, stile di vita sano e abbandono di
attività sportive).
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