A new professional figure: The specialist teacher of primary physical education

 

Una nuova figura professionale: Il docente specialista in educazione motoria nella formazione primaria

 

Francesco Casolo

Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – francesco.casolo@unicatt.it

https://orcid.org/0000-0002-8316-3862

 

Ilaria Tosi

Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano – ilaria.tosi@unicatt.it

https://orcid.org/0000-0003-4104-7625

 

ABSTRACT

After more than 40 years, the inclusion of a Motor and Sport Science graduate in primary school has become a reality. Articles 1(329–340) of the Italian Law 234/2021 is the result of an innovative and cultural choice promoted by the Italian policy makers. Specifically, it involves the implementation and inclusion of the specialist teacher (i.e., disciplinary) along with the non-specialized teacher (i.e., generalist) in the context of the teaching of primary physical education. This new professional figure will contribute to enrich primary education by enhancing children’s motor, interpersonal and intrapersonal intelligence. A high-quality education and training to these novel reference figures should be granted. Accordingly, universities should ensure in bachelor’s and master’s degree programs related to Motor and Sport Sciences, an appropriate number of credits to be reserved for the training of those specific skills demanded for a high-quality physical education teaching.

 

Dopo un’attesa di oltre 40 anni, l’inserimento del laureato in Scienze motorie nella scuola primaria è una realtà. L’Art. 1, commi 329–340 della Legge n. 234/2021 legge è il frutto di una scelta innovativa e culturale che la politica ha voluto favorire e concretizzare attraverso l’affiancamento del docente specialista al maestro unico generalista. Questa nuova figura contribuirà ad arricchire la formazione primaria potenziando al pari delle altre forme di intelligenza anche l’intelligenza motoria, interpersonale e intrapersonale. La formazione di queste nuove figure dovrà essere di qualità e le università dovranno prevedere negli ordinamenti afferenti alle scienze motorie gli opportuni crediti formativi da riservare alla formazione di quelle competenze, utili ad un insegnamento di qualità dell’educazione motorio-sportiva.

 

KEYWORDS

New physical education professionals, Primary school, Sport and movement culture

Nuovi professionisti per l’educazione motoria, Scuola Primaria, Cultura dello sport e del movimento

 

AUTHORSHIP

F. Casolo (Paragrafi §1, §4 e §5); I. Tosi (Paragrafi §2, §3, §6). Tutti gli Autori hanno curato, in egual misura, l’ideazione, lo sviluppo, la stesura e la revisione dell’articolo.

 

CONFLICTS OF INTEREST

Gli Autori dichiarano che non sussistono conflitti d’interesse.


 

1. Il valore della corporeità nella scuola primaria

 

Negli ultimi dieci anni i riferimenti al corpo nel contesto educativo sono divenuti particolarmente ricorrenti. Come sostiene Tosi, «le interazioni tra corporeità, sensibilità e apprendimenti fanno registrare oggi un cambiamento di prospettiva che vede il corpo al centro di una rinnovata attenzione» (Tosi, 2021, p. 20), ma soprattutto inteso come estensione e manifestazione del cervello. Attraverso la dimensione corporea in tutte le età della vita avviene il rapporto con il mondo con le persone e con gli oggetti. Nell’età evolutiva le esperienze motorie hanno un ruolo fondamentale nello sviluppo delle capacità sensoriali quali udito, tatto, vista e propriocezione, oltre a plasmare, controllare e potenziare l’intelligenza e le funzioni esecutive (Diamond & Ling, 2020; Pesce, 2016; Pesce et al., 2016). Piaget è stato il primo studioso che con la sua teoria dell’equilibrio, ha spiegato l’importanza del rapporto tra ambiente e bambino in movimento, dimostrando come le prime strutture mentali si formano a partire dagli schemi motori e l’intelligenza logica da quella operativa. Altri autori come Merleau-Ponty e Le Boulch ripresero il suo pensiero avvalorandolo e ampliandolo, il primo indagando il rapporto fra movimento e corpo, poiché è attraverso il corpo che noi percepiamo e conosciamo il mondo e il secondo studiando lo schema corporeo e le sue fasi di strutturazione (Ceciliani, 2018a). Più recentemente, un supporto importante all’assunto che le esperienze motorie sono efficaci per l’intelligenza ci viene trasmesso da Gardner (2005) quando formula le prime ipotesi sulla teoria delle intelligenze multiple, dichiarando l’esistenza di nove diversi tipi di intelligenza (linguistica, logico-matematica, spaziale, musicale, corporeo-cinestetica, interpersonale, intrapersonale, naturalistica ed esistenziale) e dimostra che l’intelligenza non ha sede solo nella testa come si è sempre supposto, ma anche nella corporeità e nel sistema senso-percettivo. Ne deriva quanto possa essere importante non solo conoscerne il valore ma utilizzare in modo congiunto mente e corpo nelle esperienze di vita e di apprendimento. Per queste considerazioni nella scuola primaria l’educazione motoria intesa secondo Arnold (1979) come educazione «about movement», «through movement» e «in movement» (circa, attraverso e al movimento) oltre ad avere un ruolo di pari dignità con le altre discipline potrà consentire ai bambini di agire la propria corporeità in forme e modalità differenti coinvolgendo e sollecitando tutte le life skills nelle loro tre famiglie di appartenenza: cognitive, sociali ed emozionali. Purtroppo, nonostante questa consapevolezza sul piano teorico e una percezione ormai diffusa della necessità dell’intervento educativo sul piano pratico-operativo, in molte realtà scolastiche è ancora presente un’impostazione dualistica che considera la mente distaccata dal corpo e orienta la didattica delle discipline scolastiche in modo intellettualistico. Corpo e movimento dovrebbero invece assumere centralità in questo contesto educativo in quanto paradigmi fondamentali nel processo evolutivo e formativo che contribuiscono allo sviluppo globale del soggetto favorendo la formazione di una identità personale, lo sviluppo di competenze trasversali e l’acquisizione dell’autonomia. Dunque, un corpo considerato come espressione autentica di sé negli aspetti relazionali, operativi, comunicativi ed espressivi (Belgianni, 2017).

Per tutte queste ragioni l’educazione motoria, si colloca in un’ottica di superamento della ricorrente dimensione addestrativa e ripetitiva, sollecitando e promuovendo:

 

·       un agire riflessivo e ragionato che permetta di evidenziare intenzionalità e responsabilità personale e non solo una serie di movimenti automatizzati da ripetere;

·       attività di movimento in forma ludica per coinvolgere maggiormente il bambino e farlo apprendere in un contesto di piacevolezza. Il gioco infatti fa provare gioia e permette al bambino di evolvere il suo potenziale espressivo oltre al contributo che può dare al raggiungimento degli obiettivi della Scuola Primaria di crescita emotiva, cognitiva e motoria attraverso il rapporto con gli altri, l’utilizzo di regole e la condivisione degli spazi. I neuroscienziati hanno dimostrato che la presenza o l’assenza di stimoli ha conseguenze profonde sulla struttura del cervello, soprattutto nel corso dello sviluppo (Boncinelli, 2017; Rizzolatti et al., 2014; Swabb, 2011; Iacoboni, 2008).

·       il senso per la novità e la scoperta attraverso esperienze di movimento nuove e variate. Sin da bambini, è utile rispondere a questo bisogno esplorando il mondo in cui viviamo: occorre che i bambini siano stimolati al gusto della scoperta dal contesto ambientale in cui vivono, in famiglia come a scuola.

·       l’utilizzo della comunicazione verbale, non verbale e iconica. Le prime due sono utili per la verbalizzazione e la simbolizzazione dei vissuti mentre la terza contribuisce al consolidamento del processo di apprendimento. Le parole, i gesti e le immagini esercitano sul bambino una stimolazione precoce delle capacità linguistiche e cognitive. Parlare, disegnare e raccontare rivestono particolare importanza per lo sviluppo della organizzazione spazio-temporale: fare in modo che i bambini si rendano conto che un insieme di esperienze vissute e/o immagini concatenate possa generare e rappresentare una storia è un contributo non di poco conto, anche ai fini dello sviluppo di più generali competenze metacognitive;

·       la cooperazione e il lavoro di gruppo che risulta molto produttivo in termini di creatività, collaborazione, apprendimento, formazione e soprattutto comunicazione e relazione. Nel gruppo si impara ad ascoltare i compagni e se stessi, potenziando le intelligenze interpersonale e intrapersonale (Gardner, 2012) ed emotiva (Goleman, 2012).

 

Le ricerche contemporanee ampliano la considerazione culturale e pedagogica del corpo come dimensione non identificabile unicamente con la componente fisica della persona. Come sostengono Casolo e Melica (2005):

 

«La corporeità, in quest’ottica, rappresenta il riflesso di un’integralità della persona che è prima di tutto vissuta, percepita, sentita, riconosciuta in una molteplicità di sfumature, sensazioni, attività e percorsi che esploriamo a partire esattamente dal corpo: giocare, pensare, esprimere emozioni, comunicare, amare sono attività alle quali non potremmo dare corso senza il contributo determinante del corpo» (Tosi, 2021, p. 21).

 

In questa prospettiva parlare di educazione alla corporeità significa richiamare il senso unitario dell’educazione impegnata a raggiungere il riconoscimento e l’accettazione di sé a partire dalla valorizzazione delle infinite espressioni che il corpo è in grado di manifestare. Negli ultimi dieci un numero considerevole di studi ha sottolineato l’importanza della corporeità nella attivazione dei processi cognitivi dando luogo una nuova prospettiva teorica secondo la quale noi comprendiamo le espressioni «del linguaggio naturale grazie alla riattivazione di aree cerebrali dedicate principalmente alla percezione, ai movimenti e alle emozioni» (Gomez Paloma, 2013, p. 31).

Tale teoria sostiene che la cognizione è “embodied” ovvero incarnata e che dipende da caratteristiche di tipo corporeo, in particolare dal sistema percettivo e motorio. In quest’ottica il modo in cui noi pensiamo, emettiamo giudizi, ragioniamo, costruiamo conoscenze, parliamo… dipende anche dal modo in cui percepiamo, dalle azioni che svolgiamo e dalle interazioni che il nostro corpo ha con l’ambiente circostante (Wilson, 2002). Tutto ciò ha fatto supporre che comprendere il significato di un’espressione del linguaggio sia una sorta di simulazione delle esperienze percettive, motorie ed emotive che abbiamo vissuto in precedenza. Numerose evidenze sperimentali (Barsalou, 2008; Cottini & Rosati, 2008¸ Gallese, 2003) hanno supportato tale teoria, e, nello stesso tempo, è emersa la necessità di arricchire la conoscenza sul rapporto tra didattica, corporeità, cognizione e azione, integrando nuovi concetti che permettano al docente di acquisire una nuova forma mentis nella metodologia didattica. In quest’ottica un’adeguata educazione alla corporeità e al movimento acquistano un’importanza notevole affinché il percorso formativo di ognuno possa definirsi efficace. Numerosi studi e scoperte neuro scientifiche recenti (Chaddock et al., 2010; Iacoboni & Olivero, 2008; Jeannerod, 2007) hanno sottolineato l’importanza delle attività motorie nei processi di apprendimento e di costruzione della persona ed è stato attribuito al corpo un ruolo educativo fondamentale nei percorsi didattici. Ogni essere umano grazie al suo corpo, vive il proprio contesto ambientale e crea uno spazio d’azione fondamentale per il processo di comunicazione e comprensione, tipici dell’azione didattica. Il corpo del discente nella sua interazione con uno specifico ambiente di apprendimento (la classe) in cui gli stimoli sono opportunamente predisposti dal docente, è una particolare chiave di accesso al mondo della conoscenza.

 

2. La carenza di movimento

 

In base alle considerazioni illustrate fino a questa parte, le attività motorie dovrebbero essere parte di sostanza nella vita di ogni bambino. Nonostante ciò, nella realtà della scuola primaria viene perpetrata una regolamentazione dei comportamenti che trascura l’importanza del movimento ed impone ai discenti situazioni di apprendimento ripetute e consolidate basate sulla staticità. Lo stare fermi, seduti e zitti al banco sono richieste costanti degli insegnanti e gli alunni, sempre più spesso, manifestano difficoltà a soddisfare tale richiesta. Chiaramente in classe l’ordine risulta necessario ma, nello stesso tempo, c’è bisogno di riconoscere alla motricità, alla corporeità e all’attività motoria il loro valore profondo e connaturato all’essere umano. Per tale motivo è fondamentale che la scuola dichiari, anche per le materie più riflessive e di studio, la necessità di integrare le ripetute attività statiche disciplinari in forme di apprendimento che, attraverso una stimolazione attiva dei discenti comportino l’utilizzo di forme motorio espressive che favoriscano un coinvolgimento completo. Se da una parte è importante che la scuola trasmetta conoscenze, insegni la capacità di pensare, di scegliere, di decidere è senza dubbio altrettanto fondamentale che la scuola recuperi il più possibile la dimensione della corporeità non solo durante i momenti dedicati all’educazione motoria ma anche nelle situazioni di insegnamento-apprendimento di altri contesti disciplinari (Ceciliani, 2018a; Ceciliani & Tafuri, 2017; Francesconi & Tarozzi, 2012). Spesso accade, tuttavia, che l’ora di motoria venga svolta, all’interno della scuola primaria, solo quando il programma delle altre materie è concluso o è in linea con i tempi ipotizzati ad inizio anno, in caso contrario le ore di attività sportiva vengono utilizzate per altro. Altre criticità riscontrabili nel sistema scolastico primario sono la riduzione dei momenti di educazione motoria a gioco-ricreazione, la scelta di ridurre da due ad un’ora settimanale le ore di insegnamento curricolare della disciplina e i tempi di insegnamento della stessa quando i 60 minuti in orario si riducono a meno di 30 minuti di lavoro motorio effettivo. Nelle scuole di oggi inoltre ricorrono la presenza di docenti poco motivati e preparati con la conseguente mancanza di una adeguata programmazione delle attività motorie, la carenza di strutture e di attrezzature adeguate e la rinuncia più o meno consapevole dell’utilizzo di ambienti alternativi ove effettuare le attività di movimento (ambiente naturali, cortili della scuola, corridoi, scale interne, o addirittura le stesse aule). Queste criticità rappresentano la causa principale di una evidente involuzione in corso da trent’anni ad oggi delle capacità motorie condizionali e coordinative dei bambini durante l’età evolutiva.

 

3. Corpo e didattica: la DAD e l’impatto sulle attività motorie

 

L’emergenza sanitaria, vissuta a partire da febbraio 2020, ha colpito il cuore dei servizi educativi: ha ridotto gli spazi di incontro limitando la disponibilità degli ambienti al solo contesto domestico, ed ha uniformato i tempi dell’esperienza non più articolati nella tripartizione classica di nido, scuola e casa, impoverendo i contatti sociali (Daniel, 2020). La crisi pandemica ha limitato il movimento umano suscitando nei bambini sentimenti di incredulità, paura, disagio, rabbia e sofferenza (Doherty & Cullinane, 2020). Tutta la popolazione, a prescindere dall’età, ha potuto sperimentare in prima persona quanto l’uomo sia fragile di fronte ad alcuni eventi. Il cambiamento è stato repentino e radicale e lo scenario complessivo si è ribaltato: si è passati da una situazione policentrica (nido, casa, scuola, amici) ad una staticità, ad una centralità domestica dove, sul piano delle relazioni, c’è stato modo di socializzare solo con genitori, fratelli o sorelle. Le nuove tecnologie sono state un’estensione dei nostri mondi, non sempre facili da gestire. Proprio in un clima globale di incertezza e paura, i bambini e i ragazzi hanno dovuto adattarsi ad un grande e improvviso cambiamento: in tale contesto è nata la didattica a distanza (DAD). La DAD si configura come l’insieme delle attività formative svolte senza la reale presenza fisica di alunni e docenti nello stesso luogo. Alla base di questa nuova metodologia di insegnamento-apprendimento sono presenti le tecnologie audiovisive e informatiche, e la convinzione che l’apprendimento da remoto possa permettere ai discenti di accedere a risorse e servizi per continuare il percorso formativo. Alcuni tra i più importanti strumenti di collegamento sono le videoconferenze, le chat di gruppo e le piattaforme digitali per la trasmissione di materiale. È fondamentale sottolineare come il supporto costante del docente sia un aspetto determinante per la realizzazione completa del processo di apprendimento: la mera assegnazione di materiali e compiti da svolgere a casa senza una restituzione da parte dell’insegnante non si configura come DAD (MIUR, 2020). I media rappresentano uno strumento per lavorare con i bambini non solo al fine di facilitare il lavoro didattico ma anche come ambienti che permettono sia l’apprendimento che il mantenimento dei rapporti sociali. Questi sono strumenti che consentono di valicare il luogo fisico, diventando essi stessi ambienti per collaborare e comunicare, realtà virtuali che vanno oltre le mura della classe. I media, nella realtà attuale, sono un’occasione preziosa sia per far vivere la comunità di apprendimento, sia per fare della scuola che usa il digitale uno spazio di frontiera etica e di costruzione di cittadinanza (Ferrari & Rivoltella, 2016). Da un giorno all'altro si è passati dalla palestra alla tastiera. L’educazione motoria, la più pratica delle materie scolastiche, si è dovuta confrontare con una modalità didattica assolutamente nuova. Gli insegnanti hanno dovuto reinventarsi, cambiare le metodologie da utilizzare e da scegliere, ma a prescindere dalle scelte del singolo docente il punto focale è uno solo: non è stato più possibile svolgere attività pratica in presenza. Il docente ha subito dovuto chiedersi da dove partire per poter utilizzare la DAD in modo efficace, come perseguire il compito sociale e formativo del “fare scuola” e “fare comunità”, rispondendo in maniera solida e coesa, dimostrando senso di responsabilità. Un “fare scuola”, insegnare ed apprendere assieme anche a distanza, entrando nelle case degli studenti senza cambiare il fine ed i principi, dando vita ad un ambiente di apprendimento, con momenti di relazione tra docenti e discenti (Rivoltella, 2017). La situazione emergenziale ha posto il docente di scienze motorie e sportive nella condizione di dover ripianificare il curricolo e ciò ha richiesto competenza, creatività e voglia di mettersi in gioco. Ogni insegnante di scienze motorie ha dovuto strutturare una progettazione delle attività che valorizzassero le capacità di lavoro autonomo e di collaborazione, valutando il modo di affrontare la disciplina, conferendo responsabilità, cercando di essere fantasiosi, e soprattutto, dando fiducia agli studenti. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 17 anni si impegnino in almeno 60 minuti di attività fisica al giorno. Tuttavia, la pandemia COVID-19 ha limitato l'attività fisica nelle persone di tutte le età. In molti paesi le strutture sportive e ricreative, indoor e outdoor, come palestre, piscine pubbliche e parchi giochi, sono rimasti chiusi per lungo tempo. La comunicazione online per il lavoro, il tempo libero e lo shopping sono ora parte delle routine familiari quotidiane e i bambini utilizzano Internet per il lavoro scolastico e l'interazione sociale. È importante che i bambini partecipino e godano dell'attività fisica, come parte di una più ampia gamma di abilità di vita durante il loro tempo libero (Shahidi et al., 2020). Una buona forma fisica unita all’efficacia intellettiva e spirituale è da sempre un obiettivo da perseguire. Oggi questo tema si è legato all’importanza dell’attività fisica e di una corretta e sana alimentazione e per tale motivo la pratica sportiva, scolastica ed extrascolastica, è fondamentale. La pandemia causata dalla SARS-Cov-2 ha portato ad una seria minaccia per la società umana in termini di salute, economia e stile di vita. L'immobilizzazione dovuta all'ospedalizzazione e al riposo a letto e l’inattività dovuta alla quarantena prolungata e all'allontanamento sociale possono ridurre la capacità dei sistemi di contrastare l'infezione virale e aumentare il rischio di danni all'apparato immunitario, respiratorio, cardiovascolare e al sistema muscolo-scheletrico (Woods et al., 2020). L’inattività fisica rappresenta il quarto fattore di rischio di mortalità a livello mondiale e causa il 6% di tutti i decessi: circa 3,2 milioni di persone muoiono ogni anno per le conseguenze indotte dalla scarsa attività (WHO, 2020). Uno studio ha dimostrato l'impatto negativo delle restrizioni del COVID-19 sull’attività motoria e sui comportamenti di gioco nei bambini e nei giovani: solo il 16,4% degli intervistati ha segnalato l'utilizzo di risorse online o app per mantenere comportamenti di movimento sani e solo l’1% ha praticato regolarmente attività fisica (Moore et al., 2020). Un’ulteriore ricerca è stata condotta su 2028 persone in un periodo di 10 giorni nel giugno 2020 durante la pandemia COVID-19. Le domande di indagine includevano la socio-demografia e un questionario per valutare l'attività fisica e i comportamenti sedentari. I dati ricavati dimostrano che l’inattività fisica (600 MET-minuti/settimana) e altri comportamenti sedentari (8 h/giorno) hanno caratterizzato il 37,9% e il 20,9%, del campione soprattutto in età giovanile. Il contesto scolastico, senza dubbio, può contribuire alla promozione dell’attività fisica e al contrasto dell’inattività e della sedentarietà (Harrington & O’Reilly, 2020). La creazione e il mantenimento dell'alfabetizzazione motoria nei bambini con disabilità è particolarmente importante in quanto essi costituiscono un gruppo estremamente vulnerabile (Shahidi et al., 2020). Non solo la didattica a distanza ma anche la prolungata chiusura della scuola e il confinamento in casa durante un focolaio di malattia potrebbe avere effetti negativi sulla saluta mentale e fisica dei bambini. Gli studenti sono fisicamente meno attivi, trascorrono più tempo davanti allo schermo e seguono una dieta irregolare con una conseguente riduzione della capacità respiratoria e un aumento del peso corporeo. Tali effetti negativi sulla salute si accentuano quando i bambini sono confinati nelle loro case senza attività all'aperto e interazione con i coetanei. Per mitigare le conseguenze del confinamento a domicilio la comunità, la scuola e i genitori devono essere consapevoli del lato negativo della situazione e affrontare questi problemi immediatamente (Wang et al., 2020). La Pandemia da COVID-19 ha accentuato e reso evidenti le situazioni di disagio degli alunni frequentanti la scuola primaria.

 

4. La Legge 234/2021 e la nuova figura professionale

 

«Al fine di conseguire gli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e di promuovere nei giovani, fin dalla scuola primaria, l’assunzione di comportamenti e stili di vita funzionali alla crescita armoniosa, alla salute, al benessere psico-fisico e al pieno sviluppo della persona, riconoscendo l’educazione motoria quale espressione di un diritto personale e strumento di apprendimento cognitivo, nelle more di una complessiva revisione dell’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria, è introdotto, gradualmente l’insegnamento dell’educazione motoria […] nella scuola primaria, nelle classi quarte e quinte, da parte di docenti forniti di idoneo titolo di studio e dell’iscrizione nella correlata classe di concorso “Scienze motorie e sportive nella scuola primaria” […]. L’introduzione dell’insegnamento dell’educazione motoria è prevista per la classe quinta a decorrere dall’anno scolastico 2022–2023 e per la classe quarta a decorrere dall’anno scolastico 2023–2024. Il [futuro] docente [di educazione motoria] nella scuola primaria è equiparato, quanto allo stato giuridico ed economico, ai docenti del medesimo grado di istruzione e non può essere impegnato negli altri insegnamenti della scuola primaria […]. Il contingente dei docenti di educazione motoria di cui al comma è determinato in ragione di non più di due ore settimanali di insegnamento aggiuntive, per le classi che non adottano il modello del tempo pieno nelle quali sia introdotto l’insegnamento, rispetto all’orario di cui all’articolo 4 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89. Le classi che adottano il tempo pieno mantengono l’orario in essere anche quando interessate dal nuovo insegnamento. In tale ultimo caso le ore di educazione motoria possono essere assicurate in compresenza, ferma restando la responsabilità dei docenti coinvolti. Dall’attuazione del presente comma non devono derivare situazioni di esubero di personale […]. I posti per l’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria in fase di prima applicazione, sono coperti con concorso per titoli ed esami abilitante, da bandire negli anni 2022 e 2023. Il contenuto del bando, i termini e le modalità di presentazione delle domande, i titoli valutabili, le modalità di svolgimento delle prove, i criteri di valutazione dei titoli e delle prove, nonché la composizione delle commissioni di valutazione e l’idonea misura del contributo a carico dei partecipanti sono disciplinati con decreto del Ministro dell’istruzione da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge. L’entità del contributo di cui al secondo periodo è determinata in misura tale da consentire, unitamente alle risorse a tal fine iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’istruzione, la copertura integrale degli oneri per lo svolgimento delle procedure concorsuali. Le relative graduatorie hanno validità annuale e in ogni caso perdono efficacia con l’approvazione delle graduatorie riferite al successivo concorso […]. Con decreto annuale del Ministro dell’istruzione, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da adottare entro il mese di gennaio precedente all’anno scolastico di riferimento, e, in sede di prima attuazione, entro il mese di febbraio 2022 […] sono definiti il numero delle classi quarte e quinte della scuola primaria presso le quali è attivato l’insegnamento di educazione motoria e il relativo numero dei posti di insegnamento […]. Nel caso in cui le graduatorie di concorso non siano approvate in tempo utile per l’assunzione in ruolo dei docenti, i contratti a tempo determinato necessari possono essere attivati anche con i soggetti collocati nelle graduatorie provinciali per le supplenze di cui all’articolo 4, comma 6-bis, della legge 3 maggio 1999, n. 124, per le classi di concorso A-48 e A-49» (Legge 234/2021 Art. 1.329–340).

 

Si sono volute riportare alcune parti salienti relative al dispositivo di legge volto ad introdurre la figura del laureato in Scienze Motorie nella scuola primaria. In primis possiamo notare che questo provvedimento va inteso come una opportunità che aggiunge valore, sostanza e innovatività nella scuola primaria dove al docente generalista viene affiancato un docente specializzato in attività motorio-sportive. Non scardina il sistema scolastico che continua ad avere come perno il docente unico generalista in possesso del titolo di laurea quinquennale abilitante della classe LM85bis. In pratica nelle situazioni scolastiche orientate al tempo normale alle due ore di educazione motoria – che restano in carico al docente generalista – verranno aggiunte due ore di educazione motoria e sportiva in carico al futuro docente specialista. Nelle situazioni orientate al tempo pieno il docente specialista durante le ore a calendario di educazione motoria lavorerà in compresenza con il docente generalista. In questo modo si assicurano a tutti i bambini da due a quattro ore di movimento settimanali avvicinando l’Italia ad altre nazioni europee e alle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2010) sull’attività motoria nel corso dell’età evolutiva. Come seconda considerazione, oltre e non togliere spazio e risorse per i docenti generalisti, viene finalmente inserita a regime questa nuova figura nel momento in cui viene fatta nascere una nuova classe di concorso andando ad equiparare lo specialista di educazione motoria allo stato giuridico ed economico dei docenti del medesimo grado di istruzione. Questa scelta consentirà a buon diritto l’assunzione a sistema dei nuovi docenti che potranno essere retribuiti in modo dignitoso e con tutte le garanzie di un lavoro a tempo indeterminato quali sono quelle oggi riservate a tutti i docenti in ruolo nelle scuole italiane di ogni ordine e grado. In ultimo la presenza di un docente specializzato potrà garantire a tutti i bambini una educazione motoria di qualità che consentirà il superamento delle criticità citate nei paragrafi precedenti che potranno concretizzarsi in una programmazione efficace ed organica delle attività di movimento, nella predisposizione e nell’utilizzo intelligente degli spazi da dedicare alle attività motorio-sportive, nella attivazione e introduzione di tutte quelle strategie didattiche che potranno connotare un insegnamento orientato alla innovazione come l’Outdoor Education (Farné et al., 2018; Quibell et. Al., 2017), le Active Breaks (Mulato & Riegger, 2014), l’Embodied Education (Tosi et al., 2021; Ceciliani, 2018b), le EAS applicate all’educazione motoria (Rivoltella, 2017; Rossi & Giaconi, 2016).

 

5. La formazione universitaria del docente specializzato

 

«Si accede all’insegnamento dell’educazione motoria nella scuola primaria a seguito del superamento di specifiche procedure concorsuali abilitanti. Possono partecipare alle procedure concorsuali i soggetti in possesso di laurea magistrale conseguita nella classe LM–67 “Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate” o nella classe LM–68 “Scienze e tecniche dello sport” o nella classe LM–47 “Organizzazione e gestione dei servizi per lo sport e le attività motorie” oppure di titoli di studio equiparati alle predette lauree magistrali ai sensi del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca 9 luglio 2009, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 233 del 7 ottobre 2009, che abbiano, altresì, conseguito 24 crediti formativi universitari o accademici – CFU/ CFA, acquisiti in forma curricolare, aggiuntiva o extra curricolare nelle discipline antropo-psico-pedagogiche e nelle metodologie e tecnologie didattiche» (Legge 234/2021 Art. 1.329–340).

 

Da questi ulteriori passaggi, si evince che le università italiane per consentire l’accesso alle procedure concorsuali di arruolamento del futuro docente specialista dovranno prevedere, negli ordinamenti didattici relativi alle tre classi di laurea magistrale sopra evidenziati, CFU orientati alla formazione docente nella scuola primaria. Al momento mancano da parte del ministero indicazioni di tipo quantitativo (quanti CFU?) e qualitativo (Quali CFU e quali insegnamenti) in merito ma nei ragionamenti che seguiranno si tenterà di dare una risposta razionale a questi quesiti. Quello che sappiamo è che non vi saranno percorsi formativi dedicati post-laurea magistrale (corsi di perfezionamento, scuole speciali o corsi master) pertanto lo spazio per la formazione della nuova figura professionale dovrà essere incluso nei percorsi di Laurea Magistrale testé citati. Per una educazione motorio-sportiva di qualità i futuri insegnanti dovranno possedere conoscenze sia specifiche che professionali declinabili nel saper programmare, insegnare e valutare attività di movimento adattate all’età. Tra le conoscenze di settore non potranno mancare quelle riguardo ai bambini e alle loro caratteristiche di genere e di età; allo sviluppo della personalità dai 6 agli 11 anni nelle molteplici dimensioni cognitiva, socio-relazionale, motoria, affettivo-emotiva; alle indicazioni ministeriali e gli obiettivi specifici di apprendimento; agli effetti del movimento e le forme di attività motoria da adattare ai differenti contesti e ambienti; ai giochi di movimento tradizionali, semplificati, pre-sportivi e sportivi; ai piccoli e grandi attrezzi convenzionali e non convenzionali. Le conoscenze di settore, le abilità professionali, i tratti e le caratteristiche personali sono componenti essenziali che formano il docente competente. Cosa manca per fare in modo che l’azione educativa del futuro educatore del movimento nella scuola primaria possa essere destinata al successo? Siamo convinti che a questi ingredienti debbano aggiungersi le motivazioni personali e di conseguenza un atteggiamento guidato dalla passione per il contesto disciplinare e per le azioni educative che attraverso di questo si possono compiere. Tutto ciò si traduce nell’avere sempre iniziativa, essere flessibili nell’adattamento individuale ai generi, alla unicità e alla irripetibilità di ogni bambino e essere disponibili al cambiamento dell’allievo ma anche di sé stessi (Casolo, 2020). Per realizzare queste conoscenze, abilità e competenze siamo convinti che la formazione iniziale dei futuri docenti specialisti in educazione motoria debba prevedere una integrazione tra gli ambiti motorio-sportivo (insegnamenti e laboratori M-EDF 01 e 02) per non meno di 20 CFU, bio-medico (insegnamenti BIO e MED) per non meno di 10 CFU e psico-pedagogico (insegnamenti e laboratori PED e PSI) per non meno di 10 CFU. Tutti questi percorsi dovranno essere attivati e profusi con una connotazione specifica rivolta all’età evolutiva e in particolare al periodo 6-11 anni. In aggiunta dovranno essere previste opportunità di tirocinio formativo da svolgere nelle scuole primarie sotto la supervisione di un docente esperto in educazione motoria.

 

6. Conclusioni

 

La Pandemia da COVID-19 ha accentuato e reso evidenti le situazioni di disagio degli alunni frequentanti la scuola primaria. Situazioni derivanti da una diminuzione di opportunità di movimento, di relazioni in presenza e di frequentazione e utilizzo degli spazi in cui svolgere attività di movimento. L’ambiente scolastico da un lato ha reagito a questa situazione attraverso l’attivazione di forme di didattica a distanza che si sono rivelate utili solo per alcuni contesti disciplinari dall’altro ha però scelto, nella maggior parte delle realtà del territorio, di trascurare l’educazione motoria già fin troppo sacrificata, limitata e ridotta nei periodi precedenti. Questa scelta ha portato ad una maggior sottolineatura delle criticità riguardo all’educazione motoria già presenti ed evidenziati da anni nel contesto della scuola primaria. È però importante ribadire che i genitori e gli insegnanti si adoperino per indurre l’adozione di stili di vita attivi limitando la quantità di tempo eccessiva trascorsa davanti allo schermo. Ci auguriamo tutti che possano tornare le condizioni per ritornare a proporre ai bambini le attività motorio-sportive pur sempre in sicurezza, abbandonando la sedentarietà che ha caratterizzato i mesi passati. Siamo convinti che la nuova figura professionale del docente specialista delle attività motorio-sportive possa portare una nuova cultura del movimento all’interno della scuola primaria che possa rivelarsi utile nei confronti di possibili futuri periodi di inattività, propositiva nelle strategie e nelle metodologie didattiche nei periodi di normalità e innovativa nell’orientamento allo sport ludico ed educativo che nella società attuale potrebbe configurarsi come una vera e propria forma di didattica attiva tale da avvicinare il bambino agli innumerevoli valori positivi dello sport e della vita.

 

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