Physical Education in primary school: New horizons of education through body and movement

 

Le scienze motorie nella scuola primaria: Nuovi orizzonti dell’educazione attraverso il corpo e il movimento

 

Andrea Ceciliani

Università degli Studi “Alma Mater” di Bologna – andrea.ceciliani@unibo.it

https://orcid.org/0000-0003-0848-3302

 

Dopo anni di lavoro, alternati da plateau di riflessione politica, la Legge di Bilancio 2022 (Parlamento Italiano, 2021, Art. 103) ha formalizzato l’inserimento di docenti specialisti nell’insegnamento dell’Educazione Fisica (Indicazioni Nazionali, 2012),[1] nella scuola primaria, a seguito del Disegno di Legge S 992/2020 (Senato della Repubblica Italiana, 2020) che già prevedeva l’introduzione del docente specialista al fine di garantire «un insegnamento reale e qualificato ai bambini attraverso interventi idonei e mirati dal punto di vista dello sviluppo motorio, ma non solo, anche allo scopo di produrre effetti sul piano degli apprendimenti, della prevenzione e della socializzazione» (D’Elia, 2022, p. 82).

Proprio questa formulazione, che conferma l’azione dell’educazione attraverso il corpo e movimento sugli aspetti psico-motori e non solo motori, fornisce un quadro più complesso della disciplina Educazione Fisica (EF), da interpretare come educazione alla persona, nel senso olistico del termine, al suo corpo e alla sua corporeità. Siamo di fronte a connotati interdisciplinari e trasversali che richiedono una preparazione specifica e comprovate competenze nell’ambito delle Scienze Motorie.

Le stesse neuroscienze (Oliverio, 2018), confermando evidenze del contributo senso-motorio nello sviluppo degli apprendimenti, delle emozioni, della socialità (Immordino-Yang, 2016) e delle competenze trasferibili (life skills) stanno confermando l’importanza di applicare l’embodiment nelle strategie didattiche (Wilingham & Llyoid, 2007) di tutte le discipline, oltre che nell’EF. L’aspetto educativo, prioritario in queste fasce d’età, non si limita solo agli obiettivi di padronanza corporea, ma si allarga ad aspetti riferiti alla prevenzione e salute, all’assunzione di stili di vita attivi per il benessere dell’infanzia, sia nel senso dello “stare bene” (assenza di malattia come fattore organico) sia nel senso del “sentirsi bene” (consapevolezza serena di sé come fattore psicologico). Non più una EF riferita al solo controllo motorio, ma una disciplina che coinvolge emozioni, relazioni, percezione di autoefficacia, sicurezza e consapevolezza di sé, che vanno oltre l’interpretazione ricreativa con cui molti, purtroppo, connotano ancora questa disciplina (Casolo, 2019). Grazie ai contributi dell’Embodied Cognition e alla sua traduzione in Embodied Education (Ceciliani, 2018a; Francesconi & Tarozzi, 2012, 2019), l’attività motoria sta vedendo riconosciuta la sua vera connotazione, interdisciplinare e olistica, riferita all’educazione della persona.

 Oggi siamo testimoni dei diversi disagi e problematiche dell’infanzia che, è doloroso dirlo, sono emerse all’attenzione del mondo educativo grazie alla Pandemia COVID-19. Da diversi anni, molto prima della pandemia, strategie innovative come l’Outdoor Education (Farnè et al., 2018; Quibell et al., 2017), la Scuola In movimento (Cardon et al., 2004), le Pause Attive (Masini et al. 2020; Mulato & Riegger, 2014), stavano concretizzando risposte adeguate ai bisogni della fascia d’età sei-undici anni. All’interno di questi approcci educativi si integrano con grande coerenza stili di insegnamento produttivi (agente principale il bambino) e riproduttivi (agente principale il docente), in una variabilità applicativa intenzionalmente adeguata agli allievi, agli obiettivi interdisciplinari perseguiti, al setting didattico disponibile (indoor o outdoor). Il docente di EF deve quindi essere specificamente competente per poter sviluppare l’insegnamento attraverso un modello aperto non riduttivamente generalista né eccessivamente disciplinare (Lipoma, 2014).

La scuola primaria, in piena autonomia metodologica-didattica al di là dei vari progetti ed esperti che da anni la invadono (Casolo, 2019), deve assumere la responsabilità di una educazione che orienti i bambini a combattere la sedentarietà che li sta affliggendo attraverso un vissuto dinamico e attivo nello scorrere della giornata scolastica. Un tale atteggiamento concorrerebbe sia a garantire una sufficiente attività fisica quotidiana (WHO, 2010), in contrasto all’ipocinesia dilagante, sia a sollecitare lo sviluppo di competenze cognitive, emotivo-affettive, socio-relazionali e, ovviamente, corporeo-motorie (Sember et al., 2020).

L’EF, dunque, diviene il motore trainante di un approccio corporeo-motorio che deve trasferirsi anche agli altri insegnamenti, per garantire lo sviluppo armonico della persona attraverso un senso di benessere complessivo che accompagni il percorso scolastico di bambini e bambine. In tal senso, in ragione della complessità che si lega all’insegnamento dell’EF, deve essere accolta positivamente l’azione del MIUR rispetto all’inserimento del laureato in Scienze Motorie, come docente disciplinare non generalista, nella scuola primaria.

L’importanza dell’EF per lo sviluppo motorio, fisico, affettivo, sociale e per la salute nell’infanzia, dunque, è ampiamente riconosciuta da diversi autori (Bruijn et al., 2022). La motivazione verso la pratica motoria è naturalmente presente nei bambini, e appare necessario sostenerla e alimentarla in tutto il periodo evolutivo, attraverso una didattica quali-quantitativa (Ceciliani, 2018b) che soddisfi i bisogni di movimento precedentemente richiamati. Tale considerazione è ancora più importante se consideriamo che tali livelli di motivazione cominciano a decadere proprio nei primi anni dell’età scolare (Chanal et al., 2019) e che essi si basano su tre presupposti fondamentali: autopercezione di competenza, relazione e, in dipendenza delle prime due, autonomia. La competenza viene sollecitata se le situazioni educative mettono in grado gli allievi di portare a termine i compiti previsti o assegnati; la relazione si riferisce al clima inclusivo e accogliente che l’insegnante riesce a sollecitare, soprattutto attraverso attività cooperative in cui gli allievi possano confrontarsi tra loro. L’autonomia si acquisisce se, soddisfatte le prime due condizioni, si utilizzano strategie didattiche partecipative in cui gli allievi possano agire e fare e non solo ripetere ed eseguire (Bruijn, 2020). L’EF, per sue caratteristiche intrinseche, può sempre garantire questa triade di condizioni vista la sua conformazione laboratoriale alla base della quale si pongono il fare concreto (agire sull’ambiente e nell’ambiente e con gli attrezzi) e la collaborazione-cooperazione con i pari (compiti motori, situazioni ludiche, giochi veri e propri).

Lo stesso costrutto, sull’idea di una scuola attiva, dovrebbe essere replicato nelle altre discipline e in altre attività che non siano strettamente legate alla EF. In tal senso sono comparse nuove situazioni educative che qualsiasi docente può attivare per implementare il coinvolgimento motorio dei bambini nella giornata scolastica:

 

·     Le pause attive a scuola, o active breaks (Masini et al., 2020; Mulato & Riegger, 2014), per alternare la sedentarietà scolastica a brevi momenti di attività fisica con lo scopo di riattivare mentalmente gli allievi al proseguo delle lezioni previste.

·     L’Outdoor Education (Farnè et al., 2018; Quibell et al., 2017) come strategia di attività educative all’aperto che possono coinvolgere qualsiasi insegnamento curricolare.

·     Scuola in movimento (Cardon et al., 2014) in cui gli insegnamenti disciplinari diventano più laboratoriali, allontanando i bambini dai banchi e dalle sedie per coinvolgerli in attività concrete tendenti a raggiungere gli obiettivi di apprendimento previsti.

·     La città attiva (Borgogni & Farinelli, 2017) in cui si sfruttano anche momenti particolari come il pedibus o iniziative simili, che leghino il sano stile di vita alla quotidianità della vita scolastica.

 

Sulla base di questo concetto educativo, aperto a un coinvolgimento costante del corpo e del movimento, l’EF si espande al di fuori del suo perimetro disciplinare trasformandosi in un leitmotiv trasversale applicabile a tutti i contesti e insegnamenti. Per tale motivo assume aspetto fondamentale la formazione universitaria dei futuri insegnanti, così come la formazione in servizio attraverso un aggiornamento continuo, capace di sollecitare ad itinere la professionalità del docente e l’innovazione didattica. La metodologia, infatti, a partire dalle strategie conosciute e tradizionalmente applicate, deve aprirsi alle istanze che tracciano nuovi percorsi di insegnamento-apprendimento, anche divergenti, adeguati ai cambiamenti in atto in ambito educativo.

In linea con l’innovazione didattica si devono rivedere i percorsi specifici dell’EF in relazione agli obiettivi plurimi grazie ai quali tende al raggiungimento dei traguardi di competenza evidenziati dalle Indicazioni Nazionali (MIUR, 2012). In particolare, rispetto alla scarsa esperienza motoria evidente nell’infanzia, diviene fondamentale il lavoro sulla sensorialità, sulla percezione e consapevolezza del proprio corpo, sulla sicurezza di sé nel controllo del movimento e nelle sue diverse applicazioni. Una vera e propria alfabetizzazione che deve ripristinare la competenza motoria di base come cornice di conoscenze e abilità da cui muoversi verso competenza più complesse e specifiche. Tra queste vengono, immediatamente dopo, gli obiettivi legati all’esperienza multisportiva come orientamento verso la pratica del gioco-sport nel senso di esperienza piacevole e divertente prima ancora che performante, salvaguardando il rischio della specializzazione precoce.

La scuola primaria, per prima, è chiamata a dare risposte concrete e inclusive che, il mondo extrascolastico, ivi compreso quello sportivo, non riescono a dare in forma compiuta. La scuola, ove tutti i cittadini, seppur ancora bambini, prendono parte quotidianamente alla comunità educante è in prima linea nella responsabilità di indicare nuove linee educative aggiornate alle necessità imposte dal nostro momento storico e sociale.

 

Riferimenti bibliografici

 

Borgogni, A., & Farinella, R., (2017). Le città attive. Milano: Franco Angeli

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[1] Parleremo di Educazione Fisica per rispettare le normative che, proprio nelle Indicazioni Nazionali del 2012, denominano con tale termine l’educazione attraverso il corpo e il movimento nella scuola primaria. Tale termine verrà alternato a Educazione Motoria.