A proposito di Cino "detrattore" di Dante
DOI:
https://doi.org/10.7347/PLXXI-412021-06Abstract
All’incirca dieci anni dopo la morte di Dante, Giovanni di Meo Vitali, Bosone da Gubbio e un poeta che potrebbe essere Cino da Pistoia si confrontano sul valore letterario della Commedia. I primi due ne lodano lo stile e le potenzialità educative, il terzo recita invece la parte del detrattore. A Dante vengono contestate l’originalità del lavoro, i giudizi sulla condotta delle anime e – fatto assai singolare – la correttezza del canone lirico stabilito nel Purgatorio. Il tono delle critiche confligge con i toni encomiastici della canzone ciniana Su per la costa, il più noto e accorato tra i compianti scritti all’indomani della morte di Dante. L’articolo intende verificare l’attendibilità dell’assegnazione a Cino, ridiscutendo i dati addotti dalla bibliografia, nella convinzione che le indagini sul clima politico degli anni Trenta del Trecento, le riflessioni sulla biografia di Cino e le imposizioni retoriche del genere tenzone non abbiano tutte il medesimo peso.