«Era l’alba, e più» (C.E. Gadda, Pasticciaccio, VIII)

Autori

  • Emilio Manzotti

Abstract

Propongo in queste pagine, con la tecnica ‘per aggiustamenti successivi’ propria ai mortaisti ed agli artiglieri oltre che ai filologi, un’ulteriore approssimazione ad alcune delle pagine più straordinarie della prosa novecentesca: il capitolo ottavo, o meglio la prima delle due parti di diversa lunghezza di cui esso si compone, del Pasticciaccio gaddiano – che nell’edizione in volume di capitoli ne conta dieci. I capp. VIII e IX, introdotti ex novo assieme a VII e X in questa edizione, sono, come non è inutile rilevare, i capitoli ‘del Pestalozzi’, i capitoli cioè del carabiniere (brigadiere, o vicebrigadiere) motociclista piemontese o più precisamente ossolano Guerrino Pestalozzi che prende qui il posto e il ruolo dell’investigatore principale, relegando sullo sfondo il commissario Ingravallo. È il frammento di una ‘telemachia’ del Pestalozzi, insomma, che qui si analizza: fortemente unitario anche nel tempo e dislocata spazialmente fuori Roma, nella ‘campagna’ e (in parte) sui Colli Albani. Il frammento possiede rispetto al resto da cui è tratto una relativa autonomia, da una parte graficamente, per la doppia soluzione di continuità che lo rileva (inizio di capitolo e spazio bianco con asterisco centrato alla fine); e dall’altra per essere stato anticipato a stampa dall’Autore col titolo de «Il sogno del brigadiere» in una redazione molto più compatta del dicembre ’53.

 

Fisso subito un dato di struttura e forma testuale che credo decisivo per la comprensione di queste pagine. Esse sono per l’essenziale un itinerario: uno dei tanti tragitti o percorsi (ridotti a volte, messi tra parentesi gli estremi, ad un semplice andare) che costellano le pagine dell’Autore, e che stanno a significare il moto, l’attività vitale, la vita stessa in quanto movimento e fruizione del mondo e la relativa fatica (‘camminare’, ‘andare le strade’ sono nella Cognizione perifrasi di ‘vivere’ – così per Gonzalo: «Camminava tra i vivi. Andava i cammini degli uomini. Il primo suo figlio. […] il solo. Andava le strade arse lungo il fuggire degli olmi, dopo la polvere verso le sere ed i treni», che tuttavia è «già curvo, noiato sopra l’errare dei sentieri», cioè “stanco di vivere”); ma che stanno anche a significare, come almeno in parte nel nostro caso, lo sforzo di triangolare e quindi di comprendere, di dominare una realtà sfuggente. Una via d’accesso alla verità, insomma, ricca di bagliori premonitori, e marcata da pause descrittive o riflessive o rievocative.

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Pubblicato

2015-01-21

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