«Esamino, sfoglio, spulcio»: Gabriele d’Annunzio lettore al Vittoriale

Autori

  • Chiara Arnaudi

Abstract

La storia della biblioteca del Vittoriale ha inizio nel 1921, quando d’Annunzio acquista la villa Cargnacco, di proprietà dello storico dell’arte Henry Thode, sulla riva bresciana del lago di Garda. Il poeta non potè restistere al fascino di quel luogo immerso nel verde, a mezzacosta di un colle terrazzato, tra un uliveto e una limonaia, preceduto da un irresistibile viale di rose, dove aveva anche vissuto Daniela von Bülow, figlia di Cosima Liszt. La villa Cargnacco era una casa colonica, piuttosto umile, rustica, ma il «Comandante si accinse subito a trasfigurarla e ingrandirla con lo stesso fervore che lo aveva ispirato nelle precedenti dimore della “Capponcina” e di Arcachon».

Il primo febbraio del 1921 viene stipulato il contratto di locazione e il 14 dello stesso mese d’Annunzio prende possesso della villa, insieme a Luisa Bàccara e a un piccolo seguito; «a quella data non sa ancora di essere “condannato”, come lamenterà un giorno, “all’acqua dolce del lago”; ma questa sarà la sua dimora definitiva»3, che diventerà la Fondazione «Il Vittoriale degli Italiani». In realtà, d’Annunzio doveva soggiornarvi solo per pochi mesi: invece nell’ottobre del 1921, per la somma di 130.000 lire, decide di acquistare la villa con tutti i rustici annessi, i giardini, la limonaia e l’uliveto; mentre la villa Mirabella, l’Hotel Washington in disuso e la Torre-Darsena sul lago sono appropriazioni successive.

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Pubblicato

2015-01-21

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