Su «Maravigliosamente» di Giacomo da Lentini e sul frammento ravennate

Autori

  • Maurizio Perugi

Abstract

Dai Poeti del Duecento di Contini all’edizione critica di Antonelli, il testo del Notaro Giacomo si è fissato in una sorta di vulgata novecentesca, che circola riprodotta quasi immutata in antologie e pubblicazioni di vario livello: nella fattispecie, per la canzonetta che ci apprestiamo a commentare, le differenze del testo di Antonelli rispetto a quello di Contini si limitano a due varianti sostanziali. Anche l’analisi della tradizione resta, per questa canzone5, sostanzialmente quella fissata da Contini: essendo laudata (v. 46) prova d’archetipo, «per numerosi errori si riuniscono LV». Tenendo poi conto che «V pospone la quinta stanza alla sesta, P la quarta alla quinta», l’ordine delle strofe seguito da Contini è quello di L, mentre P è scelto come testo di base: «Tolto il caso di errori manifesti, la preferenza va data a P».

La consecuzione strofica di L resta, in realtà, ineccepibile. L’inversione tra le str. iv e v in P spezza il legame, comune all’intera tradizione, fra tanto bella mi pare (v. 45) e Assai v’agio laudata | [...] | le belleçe c’avete (vv. 46-48)7. Analogamente, l’inversione tra le str. vi e v operata da V infrange un evidente legame di coblas capfinidas tra quando passo e non guardo | a voi, viso amoroso (vv. 35-36) e S’eo guardo, quando passo, | inver’ voi, no mi giro, | bella, per risguardare (così gli editori, vv. 37-39).

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Pubblicato

2015-01-20

Fascicolo

Sezione

Articoli