Sulla soglia. Il Coro di morti del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie

Autori

  • Roberto Bertilaccio

Abstract

Il Coro di morti apre il Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie ponendo subito al lettore una serie di complessi problemi interpretativi, che riguardano tutti i livelli del testo: dal rapporto fondamentale con il dialogo che segue (con cui costituisce una salda unità bifronte) a quello con le altre Operette, fino ad implicare anche una particolare relazione con alcuni testi delle fasi poetiche precedenti e successive.

La chiave di lettura di fondo (è l’ipotesi interpretativa che qui si propone e si sviluppa) necessaria alla decifrazione di questi versi enigmatici è quella della ‘soglia’, un’immagine esplicativa che risuona a più livelli. Questi versi costituiscono infatti in primo luogo una soglia ‘fisica’ all’interno del ‘corpo’ dell’opera, segnando il passaggio dal Parini al Ruysch; al tempo stesso annunciano una soglia metatestuale tra due generi (poesia/prosa), dichiarando, attraverso questo contatto ‘ibrido’, l’appartenenza dell’operetta alla poetica della menippea, che ha del resto nel prosimetro uno dei procedimenti compositivi più ricorrenti2. Inoltre il Coro sviluppa sul piano semantico una tematizzazione della soglia tra la vita e la morte, presentandosi d’altra parte anche come un passaggio chiave tra due fasi importanti della lirica leopardiana, di cui costituisce così una sorta di cerniera: testimonia infatti allegoricamente l’esaurimento dall’interno della poetica delle Canzoni e degli Idilli (innanzitutto attraverso la cancellazione dell’‘io lirico’), e insieme l’annuncio di sviluppi che troveranno spazio nei canti successivi. Un testo, quindi, dallo statuto ambivalente e plurivoco, sicuramente uno degli esiti più ardui di tutta la poetica leopardiana.

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Pubblicato

2015-01-20

Fascicolo

Sezione

Articoli