Sulla migrazione delle Rime di San Miniato

Autori

  • Franco Castellani

Abstract

Il progetto delle Rime diventò esecutivo con la seguente dichiarazione al Chiarini dell’aprile 1857: «Jacta est alea! Il manifesto per le mie Rime toscane è stampato: né posso più ritrarmi». Con le parole all’amico in realtà Carducci prese un impegno irreversibile con se stesso e da quel momento il “dado” fu veramente “tratto” per la storia del “libretto”. Esso fu stampato il «XXIII luglio 1857» in 500 copie, e quel breve lasso di tempo (che andava dall’impegno alla pubblicazione) fu contrassegnato da un attento lavoro di revisione dei testi prescelti per il libro.

L’ideazione fu lunga e preceduta da molti tentativi di raccolta, poi falliti, che ebbero la funzione di preparare l’esordio delle Rime: i primi anni poetici di Carducci furono infatti caratterizzati da una proliferazione di progetti, di cui danno testimonianza gli editori di Carducci, le lettere e le prefazioni del poeta. È la “lettera di dedica” di Carducci al Travaglini del 1850 che dà notizia sulla più antica «raccolta di poesia che aveva per titolo “La Voce dell’anima”»; del 1851 doveva essere invece una «raccolta» di sole «odi», mentre del 1853 fu il disegno di Liriche d’amore di Giosuè Alessandro Carducci da Valdicastello. La frenesia di organizzazione non si placò neppure con l’evento delle Rime e parallelamente ad esse l’autore tentò di confezionare una «raccoltina di rime tutta del 1857». Le raccolte che non videro mai la luce furono concepite tra il 1850 e il 1857.

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Pubblicato

2015-01-15

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