Emergencies and Educational Responses: A Historical Analysis of Civic Education in Times of Social Crisis

 

Emergenze e risposte educative: Un’analisi storica dell’educazione civica in tempi di crisi sociale

 

Federica Gualdaroni

Dottorato in Epistemology and neuroscience applied in education, Università Niccolò Cusano, Roma (Italy) – federica.gualdaroni@unicusano.it

https://orcid.org/0000-0001-7610-1201

 

ABSTRACT

Civic education has historically served as a fundamental pillar for building active and informed citizenship, particularly during periods of social crisis, such as wars, economic downturns, and more recently, global health emergencies. This paper examines, from a historical perspective, the educational responses adopted in critical moments to understand how civic education has been used to foster social cohesion, resilience, and responsible participation. By analysing key case studies—including the two World Wars, the Great Depression, and the recent COVID-19 pandemic—the article explores how educational institutions have adapted civic education programs to address socio-political needs and the civic competencies prioritized to promote social stability and collective solidarity. The study reveals how historical transformations in civic education responded to specific needs for citizenship formation, adapting to the challenges and resources of each crisis context. In particular, the analysis of educational responses to the Great Depression and the crises of the 1970s illustrates how civic reforms aimed to cultivate citizens capable of coping with economic and social instability, while the recent pandemic highlights the importance of updated civic education focused on public health and global responsibility. The goal is not only to outline historical responses but also to suggest potential directions for civic education to prepare future citizens to address the complexities and emergencies of an ever-changing world.

 

L’educazione civica ha storicamente rappresentato un pilastro fondamentale per la costruzione della cittadinanza attiva e consapevole, soprattutto nei periodi di crisi sociale, quali guerre, crisi economiche e, più recentemente, emergenze sanitarie globali. Questo contributo analizza, attraverso una prospettiva storica, le risposte educative adottate nei momenti di forte emergenza per comprendere come l’educazione civica sia stata impiegata per favorire coesione sociale, resilienza e partecipazione responsabile. Esaminando casi studio chiave, tra cui le due Guerre Mondiali, la Grande Depressione e la recente pandemia di COVID-19, l’articolo esplora come le istituzioni educative abbiano adattato i programmi di educazione civica per rispondere ai bisogni del contesto socio-politico, e quali competenze civiche siano state privilegiate per favorire la stabilità sociale e la solidarietà collettiva. Lo studio evidenzia come le trasformazioni storiche dell’educazione civica rispondano a precise esigenze di formazione della cittadinanza, adattandosi di volta in volta alle criticità e alle risorse dei contesti di crisi. In particolare, l’analisi delle risposte educative alla Grande Depressione e alle crisi degli anni ‘70 offre uno spaccato su come le riforme civiche abbiano cercato di promuovere cittadini capaci di fronteggiare instabilità economiche e sociali, mentre la recente pandemia sottolinea l’importanza di una formazione civica aggiornata, orientata alla salute pubblica e al senso di responsabilità globale. Si mira non solamente a delineare le risposte storiche, ma anche a suggerire possibili linee di sviluppo per un’educazione alla cittadinanza in grado di preparare i cittadini del futuro ad affrontare le complessità e le emergenze di un mondo in continuo cambiamento.

 

KEYWORDS

Civic Education, Social Crisis, Active Citizenship, Educational Resilience

Educazione Civica, Crisi Sociale, Cittadinanza Attiva, Resilienza Educativa

 

CONFLICTS OF INTEREST

The Author declares no conflict of interest.

 


RECEIVED

December 1, 2024

 

ACCEPTED

December 30, 2024

 

PUBLISHED

December 31, 2024



 

1. Introduzione

 

La temperie contemporanea rivela, con crescente urgenza, i segni di una profonda crisi democratica e valoriale. Fenomeni di disinformazione, polarizzazione sociale, crisi ambientali e disuguaglianze economiche stanno minacciando le basi stesse della convivenza civile, ponendo interrogativi cruciali su come formare cittadini capaci di navigare in un contesto globale caratterizzato da instabilità e complessità. Mai come ora, i tempi sono maturi per una riflessione storico-civile sull’educazione civica: uno sguardo al passato può infatti offrire preziosi insegnamenti e risposte concrete per le prove del presente. Comprendere come le crisi del passato abbiano stimolato risposte educative efficaci e trasformative è essenziale per progettare un’educazione civica che sappia non solo rispondere ai bisogni immediati, ma, soprattutto, preparare cittadini dotati di consapevolezza critica e senso di responsabilità verso la collettività.

La presente riflessione storico-civile invita a considerare le modalità attraverso cui le società, in periodi di profonda crisi, hanno rimodellato i propri valori e le proprie pratiche educative, trasformando l’educazione civica in un pilastro per la ricostruzione sociale.

L’educazione civica si configura storicamente come un elemento decisivo nella costruzione della cittadinanza, in grado di sostenere e rafforzare i valori di coesione e solidarietà sociale, particolarmente rilevanti nei momenti di crisi: nei periodi di forti emergenze sociali, come guerre, crisi economiche o catastrofi naturali, l’educazione civica assume un ruolo di fondamentale importanza, poiché le istituzioni educative si trovano a dover incoraggiare una partecipazione responsabile, sostenere la resilienza collettiva e orientare le giovani generazioni verso la comprensione dei principi democratici e dei diritti e doveri di ciascun cittadino. In tali contesti, l’educazione civica non rappresenta solo un sapere teorico, ma diventa una pratica attiva e dinamica, adattandosi alle esigenze urgenti del periodo e rivelandosi un mezzo per rafforzare l’identità e la coesione nazionale. Quanto riferito deriva dagli studi di Keechang, (2001), il quale indaga le origini della cittadinanza moderna attraverso lo studio del trattamento legale degli “stranieri” già nel diritto medievale europeo.

Un tale valore si è storicamente consolidato attraverso una serie di risposte educative che hanno interpretato le istanze civiche come strumenti per affrontare, con consapevolezza e responsabilità, le sollecitazioni e le tensioni sociali dettate da ogni specifica emergenza storica. L’educazione civica, infatti, è stata spesso riformulata per rispondere a tali crisi, con l’obiettivo di formare cittadini capaci di comprendere i problemi complessi della propria epoca e di contribuire al bene comune. Il tema risulta particolarmente rilevante in tempi di crisi, poiché i sistemi educativi, chiamati a mantenere l’ordine sociale e a favorire la coesione, hanno progressivamente integrato programmi di educazione civica mirati a stimolare il pensiero critico, la resilienza e la capacità di interazione civile.

Esaminare il ruolo dell’educazione civica nelle diverse epoche storiche, dunque, non è solo un esercizio di memoria, ma un modo per comprendere il valore di questo tipo di formazione nelle attuali esigenze globali. In un contesto di continui cambiamenti sociali e politici, analizzare come le istituzioni educative abbiano utilizzato la formazione civica per rispondere a situazioni di crisi consente di riflettere su come questo tipo di educazione possa essere ripensato oggi, per preparare cittadini attivi e consapevoli a gestire le complessità e le responsabilità di un mondo in trasformazione.

L’obiettivo del presente contributo è di analizzare il modo in cui le emergenze storiche hanno modellato e trasformato il sistema educativo, con un’attenzione particolare al ruolo della formazione civica. La formazione civica, in frangenti di crisi profonda, diventa uno strumento essenziale per favorire coesione sociale, consapevolezza e partecipazione attiva dei cittadini, supportando la costruzione di una comunità più forte e capace di rispondere alle sollecitazioni del contesto. Attraverso un’analisi storica, l’articolo mira a far emergere le modalità con cui l’educazione civica è stata integrata e adattata all’interno del sistema educativo nei momenti di emergenza, evidenziando come le sue funzioni e priorità abbiano subito trasformazioni in risposta alle particolari esigenze dei tempi. Lo studio di questi momenti critici intende, quindi, non solo ripercorrere le tappe evolutive dell’educazione civica come disciplina, ma anche riflettere su come essa possa continuare a evolvere per preparare cittadini che, in un mondo in continuo cambiamento, siano capaci di contribuire in modo attivo, responsabile e solidale alla vita sociale.

Analizzare il passato permette di cogliere i mutamenti nei valori, nelle competenze e nelle pratiche di cittadinanza, evidenziando le risposte educative adottate in tempi di crisi. La prospettiva storica fornisce preziosi strumenti per progettare un’educazione civica attuale, capace di rispondere alle necessità di una cittadinanza attiva e responsabile in un contesto globale e mutevole, dove la partecipazione consapevole e la coesione sociale sono più che mai fondamentali.

 

2. Educazione civica e crisi sociali: una panoramica storica

 

L’educazione civica è un ambito formativo dedicato alla preparazione dei cittadini alla partecipazione consapevole e attiva nella vita pubblica, promuovendo la comprensione dei propri diritti e doveri, dei principi democratici e dei valori sociali condivisi. Essa mira a sviluppare competenze civiche, come il rispetto delle regole, la cooperazione, la solidarietà e il pensiero critico, che sono fondamentali per il funzionamento armonioso e democratico di una comunità. Il suo ruolo nella società è, dunque, quello di sostenere la coesione sociale, incentivando l’impegno per il bene comune e la responsabilità individuale e collettiva, qualità essenziali per affrontare le sfide sociali.

Van Gunsteren (1998) propone una teoria della cittadinanza che valorizza la gestione della pluralità e diversità nelle democrazie contemporanee, offrendo prospettive su inclusione e partecipazione. Nel farlo, dibatte le diverse teorie socio-pedagogiche alla base del principio di cittadinanza: il quadro teorico dell’educazione civica, infatti, si fonda su diverse teorie pedagogiche e sociali che ne evidenziano il ruolo risolutivo come risposta collettiva ai momenti di crisi. Tra le teorie più essenziali, il pensiero di John Dewey assume particolare rilevanza: Dewey sosteneva che la scuola dovesse essere una micro-società in cui gli studenti apprendono non solo conoscenze tecniche, ma anche le competenze sociali e morali necessarie per contribuire attivamente alla vita pubblica. In situazioni di crisi, come guerre o disastri economici, questa visione si traduce in un’educazione che non solo informa, ma forma cittadini capaci di agire responsabilmente e di prendere parte al recupero sociale e alla coesione comunitaria. Secondo Dewey, l’educazione è un mezzo fondamentale per costruire una democrazia partecipativa e resiliente, in cui i cittadini non sono meri osservatori ma attori consapevoli e impegnati. Le teorie di Paulo Freire, con la sua pedagogia della liberazione, mettono ulteriormente in luce il ruolo dell’educazione civica nel contesto di crisi. Freire promuove un modello educativo che incoraggia la coscientizzazione, ovvero la presa di coscienza critica da parte degli individui riguardo alla propria condizione sociale e alle forze che la determinano. In momenti di crisi, l’educazione civica diventa uno strumento di emancipazione, in grado di permettere ai cittadini di comprendere le radici delle difficoltà e di mobilitarsi per affrontarle collettivamente.

Dal punto di vista delle teorie sociali, l’interazionismo simbolico di George Herbert Mead e di altri sociologi suggerisce che i valori e le norme della società vengono appresi attraverso l’interazione sociale: in periodi di emergenza, l’educazione civica può quindi facilitare il processo di costruzione o ricostruzione di norme condivise, aiutando gli individui a interpretare il proprio ruolo in un contesto sociale in trasformazione. Un tale tipo di educazione consente agli individui di adottare un’identità collettiva orientata al supporto reciproco e alla cooperazione. In più, il concetto di capitale sociale, come ri-elaborato da sociologi come Robert Putnam (2001), evidenzia l’importanza di una cittadinanza attiva e di una rete di fiducia e solidarietà tra i cittadini. Il capitale sociale, che comprende i legami di fiducia, cooperazione e reciprocità, si rivela particolarmente prezioso in tempi di crisi, quando il supporto tra individui e gruppi può fare la differenza per la tenuta sociale. Prato (2024), quando analizza il legame tra cultura e cittadinanza, presentando esperienze e pratiche innovative per costruire un futuro di partecipazione consapevole e pluralismo culturale, ricorda che l’educazione civica, promuovendo una cultura della fiducia e del rispetto reciproco, può quindi potenziare il capitale sociale e rafforzare la capacità di resilienza di una comunità (Thomson & Hall, 2023).

L’insieme di queste teorie pedagogiche e sociali suggerisce che la formazione civica è una risposta collettiva e strategica di fronte alle crisi, un processo educativo che si adatta ai bisogni sociali del momento, consolidando le capacità individuali e collettive necessarie per affrontare criticità complesse.

Le emergenze sociali, come guerre, crisi economiche e disordini sociali, rappresentano momenti di rottura che minacciano la stabilità e il benessere delle comunità, sollecitando risposte educative capaci di sostenere resilienza sociale e impegno civico. Durante questi periodi, le istituzioni educative sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale: non solo informare, ma anche formare cittadini capaci di comprendere e affrontare collettivamente le difficoltà del momento. In tempo di guerra, ad esempio, le scuole hanno spesso adattato i curricoli per rafforzare l’unità nazionale e il senso di identità, trasmettendo valori di solidarietà e sacrificio condiviso. Tuttavia, tale educazione ha spesso subito ambiguità: se da un lato ha cercato di motivare la partecipazione attiva alla vita pubblica, dall’altro ha rischiato di limitare la capacità critica, enfatizzando valori di obbedienza. Nei periodi post-bellici, l’educazione civica ha quindi dovuto riconfigurarsi, focalizzandosi sulla costruzione della pace e sullo sviluppo di competenze democratiche, puntando su una cittadinanza attiva capace di evitare il ripetersi di conflitti. Sono Morganti, Pascoletti & Signorelli (2024) che offrono strategie pratiche per l’insegnamento dell’educazione civica, mettendo al centro lo sviluppo delle life skills come strumenti per promuovere cittadinanza attiva e responsabilità sociale.

Le crisi economiche, come la Grande Depressione, hanno anch’esse richiesto interventi educativi specifici. Durante quel periodo, molte scuole hanno introdotto programmi volti a insegnare competenze pratiche e una cultura di solidarietà comunitaria, rispondendo all’urgenza di preparare cittadini che potessero contribuire al rilancio economico e supportarsi reciprocamente. L’educazione civica, in questo contesto, ha assunto la funzione di guidare la popolazione a comprendere le cause della crisi e a partecipare alla ricostruzione sociale attraverso una maggiore consapevolezza economica e sociale.

Le emergenze sociali più recenti, come la pandemia di COVID-19, hanno ulteriormente sottolineato l’importanza di un’educazione civica che non solo fornisca informazioni aggiornate, ma stimoli anche una partecipazione attiva e responsabile alla gestione della crisi. Le scuole, infatti, si sono trovate a dover insegnare agli studenti non solo le norme sanitarie, ma anche il valore della solidarietà, della cooperazione e della responsabilità individuale verso la collettività. Questo tipo di formazione mira a costruire un comportamento civico consapevole, in grado di affrontare con resilienza e spirito di collaborazione le difficoltà che emergono a livello collettivo.

In tutte le situazioni descritte, l’educazione civica emerge come un meccanismo chiave per sostenere il tessuto sociale: attraverso interventi educativi mirati, si promuove una partecipazione attiva e si rafforza la resilienza comunitaria, stimolando un impegno condiviso nella gestione e superamento delle crisi.

 

3. L’educazione civica nei periodi di guerra

 

3.1. Caso di studio: la Prima Guerra Mondiale

 

Heater (2003). Esamina lo sviluppo storico dell’educazione per la cittadinanza, mettendo in luce come varie società hanno educato i cittadini per partecipare alla vita politica e sociale. Riferisce che, durante la Prima Guerra Mondiale, le scuole furono rapidamente mobilitate per promuovere un’educazione patriottica orientata a rafforzare il sostegno nazionale e la coesione sociale. L’istruzione, in molti Paesi, si trasformò in uno strumento di propaganda, puntando a inculcare valori di lealtà e sacrificio per la patria. Le lezioni si arricchirono di contenuti che esaltavano il coraggio dei soldati e glorificavano l’unità nazionale, in modo da creare un senso di partecipazione collettiva allo sforzo bellico anche tra i più giovani. Gli studenti venivano incoraggiati a vedere il proprio ruolo come parte di una causa più grande, sostenendo moralmente e, in alcuni casi, anche materialmente i soldati al fronte attraverso raccolte fondi, lettere di incoraggiamento e attività patriottiche. Tuttavia, sebbene questo orientamento educativo potesse rafforzare l’identità nazionale, presentava notevoli limiti nella formazione di una cittadinanza consapevole e critica. L’educazione civica, in questo contesto, tendeva a semplificare e a ridurre la comprensione delle cause e delle implicazioni della guerra, non lasciando spazio per un’analisi critica degli eventi o per una riflessione sui valori della pace e della cooperazione internazionale. Gli studenti erano spesso esposti a una narrazione unilaterale e idealizzata, che impediva loro di sviluppare una visione equilibrata della realtà e di riconoscere le complessità geopolitiche e morali del conflitto.

Si trattò di un modello di educazione patriottica, pur efficace nel rafforzare il sostegno allo Stato durante il conflitto, con ripercussioni nel lungo termine: inibiva, infatti, lo sviluppo di un pensiero critico, riducendo la capacità degli studenti di valutare la guerra in modo obiettivo e riflettere sulle conseguenze del conflitto. L’orientamento limitava anche la possibilità di costruire una cultura della pace, elemento che avrebbe acquisito importanza crescente nei decenni successivi, con la consapevolezza degli orrori della guerra e la necessità di prevenire nuovi conflitti. Il patriottismo impartito nelle scuole durante la Prima Guerra Mondiale si rivelò dunque insufficiente a costruire una cittadinanza matura e consapevole, sottolineando l’importanza, nelle future emergenze, di un’educazione civica che bilanciasse il senso di appartenenza con la capacità critica e la comprensione dei valori democratici.

 

3.2. Caso di studio: la Seconda Guerra Mondiale

 

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, l’educazione civica divenne uno strumento essenziale per rafforzare valori democratici e contrastare le ideologie totalitarie che minacciavano la libertà e i diritti fondamentali. Nei Paesi impegnati nella lotta contro i regimi dittatoriali, come gli Stati Uniti e il Regno Unito, le scuole furono investite di una missione chiara: formare cittadini non solo fedeli alla propria nazione, ma anche consapevoli dei valori democratici e dei diritti che tali valori garantiscono. L’educazione civica si orientava, quindi, non semplicemente a motivare il patriottismo, ma a costruire una cultura civica che potesse resistere alle pressioni totalitarie.

L’insegnamento puntava a far comprendere ai giovani le differenze tra i regimi democratici e quelli autoritari, enfatizzando i principi di libertà, giustizia e partecipazione, elementi fondanti delle società democratiche. Agli studenti veniva insegnato a riconoscere le tecniche di manipolazione e propaganda tipiche dei regimi autoritari, sviluppando così un senso critico e una capacità di valutazione indipendente, qualità necessarie per comprendere le implicazioni e i rischi della perdita dei diritti democratici. L’educazione civica assumeva qui una duplice funzione: da un lato, consolidare il legame dei cittadini con la democrazia, e dall’altro, immunizzarli dall’attrattiva delle ideologie totalitarie.

Le differenze tra contesti nazionali e locali emergevano in modo significativo: nei Paesi in cui il conflitto si combatteva sul fronte interno, come in molte nazioni europee occupate, l’educazione civica fu spesso resa clandestina o adattata alle circostanze, con un focus sulla resistenza civile e sulla salvaguardia delle tradizioni culturali e democratiche, anche in situazioni di repressione. In Francia, ad esempio, educatori e intellettuali cercarono di preservare la cultura civica attraverso iniziative sotterranee, utilizzando l’istruzione come un atto di resistenza contro l’occupazione nazista. Nei Paesi alleati non direttamente coinvolti dall’occupazione, come gli Stati Uniti, l’educazione civica era invece strutturata in modo formale e sistematico, con programmi mirati a favorire la consapevolezza delle libertà civiche e il dovere di difendere tali valori.

La diversità di approcci rifletteva la necessità di adattare l’educazione civica alle condizioni specifiche dei contesti nazionali e locali, per rispondere efficacemente alle minacce percepite. L’obiettivo comune, tuttavia, era chiaro: formare cittadini in grado di riconoscere e difendere i principi democratici contro qualsiasi forma di autoritarismo. Il contesto della Seconda Guerra Mondiale sottolinea quindi l’importanza di un’educazione civica flessibile, capace di rispondere sia alle esigenze immediate che agli ideali di libertà e democrazia, rafforzando una cittadinanza critica e vigile nei confronti delle derive totalitarie.

 

3.3. Conseguenze post-belliche

 

Nel secondo dopoguerra, i sistemi educativi subirono trasformazioni profonde, riflettendo il desiderio collettivo di costruire una società orientata alla pace e alla cooperazione internazionale. Dopo le devastazioni della Seconda Guerra Mondiale, vi fu una presa di coscienza globale circa l’importanza dell’educazione come strumento di prevenzione dei conflitti e di costruzione di un ordine mondiale fondato sui principi di democrazia, uguaglianza e rispetto reciproco. I programmi educativi vennero riformulati per sostenere questi valori, cercando di distaccarsi dall’enfasi patriottica e militaristica del passato.

L’educazione civica divenne così il mezzo attraverso cui inculcare i principi della cooperazione internazionale e della pace, incoraggiando una mentalità inclusiva e consapevole dell’interdipendenza globale. Nei Paesi europei, la promozione di una cittadinanza informata e critica divenne centrale, e molte istituzioni iniziarono a insegnare il valore della collaborazione tra nazioni, stimolando una nuova identità di “cittadino del mondo”. La creazione di organismi internazionali come le Nazioni Unite e, in seguito, l’Unione Europea, spinse i sistemi educativi a integrare temi di educazione alla pace e ai diritti umani, oltre alla consapevolezza delle cause e delle conseguenze dei conflitti (Parker, 2015).

La pedagogia del dopoguerra abbracciò quindi metodologie mirate a sviluppare competenze dialogiche, capacità di risoluzione dei conflitti e rispetto per la diversità culturale. Le scuole iniziarono a sperimentare pratiche di apprendimento cooperativo e a implementare programmi di educazione alla cittadinanza globale, fornendo agli studenti strumenti per comprendere questioni complesse come la giustizia sociale, la sostenibilità ambientale e i diritti umani. Il cambiamento rifletteva l’aspirazione a costruire una cultura della pace duratura, in cui i cittadini potessero affrontare le differenze e le aspettative in modo costruttivo, promuovendo il dialogo e la collaborazione. L’educazione civica del dopoguerra rappresenta, dunque, un’importante evoluzione che ha segnato una rottura con i paradigmi educativi precedenti, rispondendo ai bisogni di un’epoca che aspirava a prevenire le tragedie del passato e a formare cittadini consapevoli e attivamente impegnati nella costruzione di una società pacifica e giusta.

 

4. Educazione civica in tempi di crisi economica e trasformazione sociale

 

4.1. Caso di studio: la Grande Depressione e le risposte educative negli anni ‘30

 

Durante la Grande Depressione degli anni ‘30, le gravi difficoltà economiche e la diffusa disoccupazione richiesero un ripensamento delle finalità educative, portando a riforme mirate a formare cittadini capaci di affrontare un contesto di estrema insicurezza e vulnerabilità economica. In questo periodo, le scuole assunsero un ruolo importante non solo come luoghi di apprendimento, ma anche come centri di supporto per la resilienza collettiva. I programmi educativi furono adattati per rispondere alle necessità del tempo, inserendo temi di economia domestica, gestione finanziaria e cooperazione comunitaria, tutte competenze pratiche e civiche ritenute essenziali per affrontare le incertezze quotidiane. Le riforme educative miravano a sviluppare una consapevolezza economica che permettesse ai giovani di comprendere le cause strutturali della crisi e di maturare abilità che li aiutassero ad affrontare le difficoltà finanziarie. Un elemento fondamentale di tale educazione civica fu l’insegnamento della responsabilità collettiva e della cooperazione sociale, concepito come antidoto alla disgregazione sociale e al rischio di isolamento causato dalla disoccupazione diffusa. Agli studenti veniva insegnato che il benessere economico dipendeva non solo dall’impegno individuale, ma anche dalla partecipazione e dalla solidarietà con la comunità, ponendo le basi per una cittadinanza consapevole e attiva.

Inoltre, l’educazione civica durante la Grande Depressione cercò di rispondere alla crisi promuovendo l’idea che la partecipazione civica potesse contribuire alla ripresa economica. Iniziative educative si concentrarono, infatti, sulla necessità di preparare i cittadini a svolgere un ruolo attivo nel ricostruire l’economia e sostenere il tessuto sociale, incoraggiando pratiche di auto-aiuto e attività di volontariato. Molte scuole introdussero programmi che valorizzavano l’importanza dell’impegno civico nel sostenere le famiglie in difficoltà, formando una generazione di cittadini che non solo acquisivano competenze professionali, ma anche un senso di responsabilità verso la collettività.

In questo modo, le riforme educative negli anni Trenta risposero alla crisi economica adattando i programmi di educazione civica per preparare i cittadini ad affrontare le sfide concrete della quotidianità, promuovendo valori di resilienza, solidarietà e cooperazione. Ciò contribuì a costruire una società più coesa e consapevole, fornendo agli individui non solo le conoscenze necessarie per gestire le difficoltà economiche, ma anche gli strumenti per affrontarle in un’ottica comunitaria.

 

4.2. Gli anni Settanta e le crisi petrolifere

 

Negli anni Settanta, le crisi petrolifere portarono in primo piano la vulnerabilità dei modelli economici dipendenti dai combustibili fossili ed evidenziarono l’urgenza di ripensare il rapporto tra sviluppo economico e risorse naturali. Questo contesto di scarsità e incertezza catalizzò una nuova attenzione per le tematiche ambientali e pose le basi per la nascita del concetto di sostenibilità. L’educazione civica iniziò a includere, per la prima volta in modo strutturale, temi legati alla responsabilità ecologica e alla gestione consapevole delle risorse, contribuendo alla formazione di cittadini consapevoli dell’impatto delle loro azioni sull’ambiente.

Nel periodo delle crisi energetiche, l’educazione civica fu ripensata per rispondere alla crescente consapevolezza dell’interdipendenza tra gli individui, la società e l’ecosistema, inserendo nei programmi scolastici questioni come il risparmio energetico, la riduzione degli sprechi e la conservazione delle risorse naturali. L’idea di “cittadinanza ecologica” iniziò a prendere forma, segnalando che la responsabilità civica non si limitava al rispetto delle norme sociali, ma includeva anche una nuova etica ambientale. Gli studenti vennero incoraggiati a riflettere su come le risorse naturali fossero limitate e su come il loro utilizzo dovesse essere bilanciato per garantire il benessere delle generazioni future. Questo cambiamento educativo segnò una svolta nell’educazione civica, che iniziò a promuovere la sostenibilità come valore collettivo essenziale per la sopravvivenza della società.

Il ruolo dell’educazione civica, in tale contesto, non era solo quello di informare, ma anche di sensibilizzare e preparare le nuove generazioni a prendere decisioni consapevoli sul piano ecologico e sociale. L’educazione civica negli anni Settanta divenne quindi uno strumento per sviluppare una mentalità critica verso i modelli di consumo, instillando l’idea che il progresso economico dovesse essere compatibile con la conservazione ambientale. Questo periodo vide l’emergere di iniziative educative che promuovevano il riciclo, il riuso e il rispetto degli ecosistemi, gettando le basi per quella che sarebbe diventata, negli anni successivi, l’educazione alla sostenibilità.

L’introduzione di queste specifiche tematiche nei programmi di educazione civica rifletteva l’urgenza di formare cittadini capaci di comprendere la complessità delle criticità ambientali e di adottare comportamenti responsabili per affrontarle. La crisi petrolifera degli anni Settanta ha così posto l’educazione civica al centro del dibattito sulla sostenibilità, trasformandola in un veicolo di cambiamento culturale che ha influenzato profondamente le generazioni successive e il criterio globale della gestione delle risorse.

 

5. Educazione alla cittadinanza e pandemia: risposte recenti e nuove sfide

 

In Italia, il passaggio dall’educazione civica all’educazione alla cittadinanza riflette un’evoluzione nei contenuti e negli obiettivi educativi, motivata da una crescente consapevolezza della complessità delle difficoltà sociali contemporanee e dal bisogno di formare cittadini non solo informati, ma anche attivamente responsabili. Questo cambiamento risponde a trasformazioni culturali e sociali che hanno reso necessario un approccio più ampio e integrato rispetto al semplice insegnamento delle regole democratiche e delle istituzioni (Chabal, 2015).

Tradizionalmente, l’educazione civica si concentrava principalmente sulla conoscenza delle istituzioni, delle norme giuridiche e della Costituzione. Questo orientamneto, introdotto in Italia negli anni ‘50, mirava a trasmettere ai giovani le basi per comprendere il funzionamento dello Stato e la struttura delle sue istituzioni. Con il tempo, però, tale modello si è rivelato insufficiente per rispondere alle esigenze di una società sempre più globalizzata e interconnessa, caratterizzata da problematiche complesse come la crisi ambientale, le disuguaglianze economiche, i fenomeni migratori e la trasformazione digitale.

Il passaggio all’educazione alla cittadinanza, formalizzato con la Legge 92 del 2019, segna quindi un ampliamento degli orizzonti educativi: l’insegnamento delle istituzioni democratiche rimane un pilastro, ma viene affiancato da altre dimensioni cruciali, come la cittadinanza digitale, l’educazione alla sostenibilità ambientale, e la promozione dei diritti umani e della solidarietà. Questo cambiamento non è solo terminologico, ma implica una maggiore enfasi sulla formazione di una “cittadinanza attiva,” capace di comprendere e affrontare le criticità contemporanee con consapevolezza e partecipazione.

L’educazione alla cittadinanza si concentra quindi non solo sul rispetto delle norme, ma anche sullo sviluppo di una coscienza critica e di competenze relazionali, etiche e sociali che possano permettere ai giovani di agire come protagonisti positivi della comunità. L’obiettivo è quello di preparare cittadini che non siano solo osservatori della vita democratica, ma attori consapevoli e responsabili, in grado di rafforzare valori di solidarietà e inclusività, sia a livello locale che globale. Il cambiamento, come esaminato nel saggio filosofico di Balibar (2012), che riflette sulla cittadinanza come concetto dinamico, affrontando questioni di diritti, identità e appartenenza in un mondo globalizzato, risponde alla necessità di un’educazione flessibile e capace di adattarsi a una realtà sociale in continua evoluzione, dove le competenze civiche sono sempre più interconnesse con le dinamiche digitali, ambientali e interculturali. La transizione dall’educazione civica all’educazione alla cittadinanza riflette quindi un impegno a educare i giovani non solo come futuri elettori, ma come cittadini globali, consapevoli dei loro diritti e doveri, e pronti ad affrontare le esigenze di una società complessa e interdipendente.

 

5.1. Caso di studio: la pandemia di COVID-19

 

La pandemia di COVID-19 ha rappresentato una criticità senza precedenti, a livello globale, per i sistemi educativi, richiedendo risposte rapide e misure educative innovative per affrontare l’emergenza sanitaria. Nel suo contesto, l’educazione alla cittadinanza – in diretta evoluzione con l’educazione civica – ha assunto un ruolo efficace per promuovere il rispetto delle regole sanitarie, la solidarietà e un senso di responsabilità sociale collettiva: mentre le scuole si adattavano a nuovi modelli di insegnamento, come la didattica a distanza, i programmi di educazione alla cittadinanza furono orientati a far comprendere agli studenti l’importanza delle norme sanitarie, come l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e l’igiene delle mani, trasformando queste pratiche in elementi di cittadinanza attiva.

Uno degli aspetti centrali dell’educazione alla cittadinanza durante la pandemia è stato l’insegnamento della solidarietà come valore sociale fondamentale. Di fronte a una crisi che colpiva in modo diverso le persone e le comunità, le scuole hanno cercato di favorire un senso di empatia e di comprensione verso le vulnerabilità altrui. Gli studenti sono stati incoraggiati a considerare il loro ruolo nel proteggere non solo se stessi ma anche le persone più a rischio, come anziani e individui con fragilità fisiche. Questa sensibilizzazione ha contribuito a rafforzare il legame tra salute individuale e benessere collettivo, portando i giovani a vedere le proprie azioni in una dimensione sociale più ampia. L’educazione alla cittadinanza ha, inoltre, puntato a sviluppare una responsabilità sociale consapevole, stimolando una riflessione critica sulla circolazione delle informazioni. In un periodo caratterizzato dalla disinformazione e dalla proliferazione di notizie false riguardanti il virus e le misure di sicurezza, le scuole hanno lavorato per educare i giovani a riconoscere e a valutare l’affidabilità delle fonti, promuovendo una cittadinanza digitale responsabile. Questo aspetto è stato essenziale per contrastare fenomeni di panico ingiustificato o, al contrario, di sottovalutazione del rischio, contribuendo alla costruzione di una cittadinanza informata e in grado di discernere tra informazioni corrette e manipolazioni. In più, l’educazione alla cittadinanza ha incoraggiato la partecipazione attiva degli studenti nel sostenere la propria comunità in modi innovativi, come l’aiuto agli anziani nella spesa online o la partecipazione a progetti di volontariato per affrontare le difficoltà della pandemia: esempi di coinvolgimento che hanno dimostrato come l’educazione alla cittadinanza, pur in un contesto di crisi, possa stimolare il senso di appartenenza e la volontà di contribuire al bene comune.

La pandemia di COVID-19 ha quindi sottolineato l’importanza di un’educazione che prepari i cittadini non solo a rispettare le regole, ma a farlo con consapevolezza e responsabilità, riconoscendo il valore della solidarietà e del supporto reciproco in momenti di difficoltà globale. Le misure educative adottate durante la crisi hanno dimostrato che l’educazione alla cittadinanza può rafforzare la resilienza sociale e sostenere la comunità, integrando le competenze per affrontare situazioni complesse e promuovendo una cultura della cura e del rispetto collettivo.

 

5.2. Nuove competenze civiche emergenti

 

Van Gunsteren (1998) e Potter (2005) offrono una guida pratica per promuovere la cittadinanza attiva nelle scuole attraverso politiche scolastiche che coinvolgano studenti, insegnanti e comunità, ancora valida nei contesti delle emergenze contemporanee, quando la pandemia di COVID-19 ha messo in luce la necessità di aggiornare l’educazione alla cittadinanza per rispondere alle nuove sfide sociali e sanitarie, enfatizzando competenze cruciali come la consapevolezza della salute pubblica, la solidarietà e l’impegno sociale. In un contesto di emergenza globale, è diventato evidente che la cittadinanza attiva non può limitarsi alla conoscenza dei diritti e dei doveri o alla partecipazione politica, ma deve includere una comprensione approfondita delle interconnessioni tra il benessere individuale e quello collettivo.

Anche Isin & Nielsen (2008) esplorano la cittadinanza attraverso “atti di cittadinanza”, ovvero azioni che sfidano, definiscono o ridefiniscono ciò che significa essere cittadini in diversi contesti. Tali atti di cittadinanza afferiscono a diversi contesti, alcuni qui esaminati.

Il tema della salute pubblica è emerso come un nuovo pilastro, poiché la pandemia ha reso chiaro quanto le scelte individuali possano influenzare la salute dell’intera comunità: insegnare agli studenti l’importanza di pratiche come l’igiene personale, il rispetto delle norme sanitarie e la comprensione delle misure di prevenzione diventa, quindi, parte di una cittadinanza responsabile. La nuova competenza civica mira a educare i cittadini a prendersi cura non solo della propria salute, ma anche di quella altrui, sviluppando una coscienza collettiva e un senso di responsabilità sociale verso i più vulnerabili.

La solidarietà è un’altra competenza civica emersa con forza durante la pandemia: di fronte a situazioni di isolamento e difficoltà economica, l’educazione alla cittadinanza si è orientata verso il rafforzamento dell’empatia e del supporto reciproco. Gli studenti sono stati incoraggiati a comprendere il valore della solidarietà intergenerazionale, aiutando, ad esempio, gli anziani nelle attività quotidiane, o a riflettere su come le proprie azioni possano contribuire al benessere di coloro che vivono situazioni di fragilità. La solidarietà diventa, così, una competenza civica essenziale, che educa i giovani a riconoscere l’interdipendenza tra individui e ad agire in modo da rafforzare il tessuto sociale.

L’impegno sociale, infine, è diventato un aspetto fondamentale, poiché la pandemia ha richiesto risposte collettive che andavano oltre l’ambito strettamente personale. L’educazione – aggiornata nei programmi scolastici trasversali come “educazione alla cittadinanza” – ha promosso la partecipazione attiva a progetti di volontariato, campagne di sensibilizzazione e iniziative di supporto comunitario. Tutto ciò ha insegnato ai giovani che il loro contributo può fare la differenza, stimolando una cittadinanza attiva orientata alla costruzione di un senso di appartenenza e di cooperazione sociale. Gli studenti hanno imparato a rispettare le regole, e pure a vedere il loro impegno come parte di un più ampio progetto di solidarietà e resilienza collettiva.

 

6. Trasformazioni recenti e prospettive future per l’educazione alla cittadinanza

 

6.1. Educazione digitale alla cittadinanza

 

De Cindio & Trentini  (2024). Si occupano del ruolo delle tecnologie digitali nella trasformazione della cittadinanza, affrontando temi come il tecnocivismo, la trasparenza e la partecipazione attiva attraverso piattaforme digitali: recenti sviluppi sociali e tecnologici, in particolare il fenomeno “onlife” che indica la fusione tra la vita online e offline, hanno introdotto nuove aspettative che richiedono un’educazione aggiornata e adattata alla complessità del mondo contemporaneo. La crescente pervasività delle tecnologie digitali ha trasformato radicalmente il modo in cui i cittadini interagiscono, lavorano, apprendono e partecipano alla vita pubblica. La costante connessione online ha generato nuove dinamiche sociali, in cui la sfera digitale è diventata un’estensione di quella reale, con impatti profondi sulla percezione della cittadinanza, della privacy, dell’informazione e delle relazioni interpersonali.

Nel contesto descritto, l’educazione “civica” tradizionale appare insufficiente, poiché è necessario fornire ai giovani strumenti per navigare consapevolmente nel mondo digitale, con un focus specifico sull’etica dell’informazione, sulla gestione dei dati personali e sul rispetto delle norme di convivenza online. La disinformazione e le fake news, per esempio, si diffondono rapidamente in un ambiente digitale dove le fonti non sempre sono verificate e dove le opinioni possono essere facilmente manipolate. Un’educazione alla cittadinanza aggiornata deve, quindi, includere il pensiero critico e le competenze di fact-checking, insegnando agli studenti a valutare l’affidabilità delle informazioni e a distinguere tra contenuti autentici e manipolazioni: una competenza fondamentale per formare cittadini informati e responsabili, capaci di prendere decisioni consapevoli e di partecipare attivamente alla vita pubblica senza essere vittime di disinformazione.

Oltre a ciò, il fenomeno onlife richiede una capacità del cittadino che affronti le implicazioni etiche e sociali della vita digitale. La privacy e la gestione dei dati personali, ad esempio, sono diventati temi civici centrali, poiché i cittadini devono essere in grado di proteggere la propria identità digitale e di comprendere i diritti e le responsabilità connessi all’uso dei social media e delle piattaforme online. L’educazione contemporanea alla cittadinanza dovrebbe quindi sensibilizzare gli studenti riguardo ai rischi legati alla condivisione delle informazioni e all’importanza della sicurezza digitale, preparandoli a gestire la propria presenza online in modo consapevole e responsabile.

L’aspetto relazionale è un’altra dimensione significativa del fenomeno onlife, in quanto la socializzazione virtuale spesso sostituisce o si sovrappone alle interazioni fisiche, trasformando i rapporti interpersonali. Le nuove generazioni hanno bisogno di strumenti per sviluppare competenze relazionali che includano anche il rispetto e la responsabilità nelle interazioni digitali. L’educazione alla cittadinanza dovrebbe incoraggiare l’empatia e il rispetto nelle comunicazioni online, contrastando fenomeni come il cyberbullismo e il discorso d’odio, che possono compromettere il benessere psicologico e sociale degli individui. In questo senso, l’educazione alla cittadinanza assume un ruolo di prevenzione, formando cittadini capaci di creare ambienti online sani e di gestire conflitti in modo costruttivo.

In sintesi, le tendenze contemporanee legate all’interconnessione digitale richiedono un’educazione alla cittadinanza che vada oltre i contenuti tradizionali, abbracciando competenze digitali, etiche e relazionali che preparino i cittadini a vivere in un mondo onlife. Solo attraverso una formazione civica aggiornata sarà possibile affrontare le necessità di una società sempre più digitalizzata, promuovendo cittadini che sappiano muoversi consapevolmente tra le dimensioni online e offline, contribuendo a costruire una comunità inclusiva e informata.

 

6.2. Cittadinanza globale e ambientale

 

Canevacci (2024) propone una riflessione antropologica sulla cittadinanza, esaminando il concetto di “transitività” per i soggetti diasporici in un mondo globalizzato e in continuo movimento. Riflessione che, a questo punto, ci torna assai utile: l’educazione digitale alla cittadinanza è diventata una componente essenziale nella formazione dei cittadini, poiché l’era delle informazioni immediate e frammentate richiede nuove competenze per affrontare il panorama digitale in modo consapevole e responsabile. La rapida diffusione delle tecnologie digitali e dei social media ha infatti trasformato il modo in cui le persone interagiscono con le informazioni, rendendo fondamentale una preparazione specifica per discernere tra vero e falso, proteggere la privacy e comprendere i diritti e i doveri della cittadinanza digitale, la quale, intesa come la partecipazione consapevole ed etica alla vita online, rappresenta oggi un aspetto importante dell’identità civica. I cittadini moderni non devono solamente essere informati sui loro diritti e responsabilità nella sfera pubblica tradizionale, ma anche in quella digitale, dove le loro azioni possono avere conseguenze immediate e globali. Educare alla cittadinanza digitale significa, dunque, fornire strumenti per partecipare attivamente e rispettosamente ai contesti online, riconoscendo i confini tra la libertà di espressione e il rispetto altrui, tra la condivisione responsabile e l’abuso delle informazioni.

La privacy è un altro tema centrale che l’educazione digitale alla cittadinanza deve affrontare, poiché i cittadini sono sempre più esposti a rischi legati alla protezione dei dati personali. Le piattaforme digitali raccolgono una quantità massiva di informazioni sugli utenti, e spesso le persone non sono pienamente consapevoli di come questi dati vengano utilizzati o delle implicazioni delle loro scelte online. Educare alla privacy significa insegnare agli studenti a riconoscere il valore dei propri dati, a proteggere la propria identità digitale e a comprendere i rischi connessi alla condivisione delle informazioni. Questa competenza è fondamentale per garantire la sicurezza individuale e per sostenere una società in cui il rispetto della privacy sia considerato un diritto inalienabile.

Il discernimento tra vero e falso è un’ulteriore competenza cruciale che l’educazione alla cittadinanza digitale deve sviluppare, data la diffusione di disinformazione, fake news e manipolazioni mediali che possono influenzare l’opinione pubblica e distorcere la realtà. In un’epoca in cui le informazioni sono accessibili istantaneamente ma spesso senza verifica, i cittadini devono saper valutare l’affidabilità delle fonti, riconoscere le tecniche di manipolazione e distinguere i contenuti autentici dalle falsificazioni. Questa capacità di discernimento è essenziale non solo per la protezione individuale, ma anche per la salute democratica di una società, poiché un’opinione pubblica informata e critica è la base di una democrazia stabile e funzionante.

L’educazione digitale, dunque, risponde alla necessità di formare cittadini in grado di navigare con consapevolezza l’ambiente online, proteggendo i propri diritti e contribuendo attivamente alla comunità digitale. Preparare le nuove generazioni ad affrontare le complessità della rete è fondamentale per garantire una società in cui le tecnologie digitali siano utilizzate in modo etico e responsabile, contribuendo al benessere collettivo e alla costruzione di un futuro in cui la dimensione digitale sia una risorsa di crescita e di coesione sociale.

 

7. Conclusioni

 

Le trasformazioni storiche dell’educazione – civica e di cittadinanza –  dimostrano come, nei periodi di crisi, le istituzioni educative abbiano costantemente adattato i programmi per rispondere alle esigenze sociali e rafforzare la coesione e la resilienza collettiva. Dalla Prima Guerra Mondiale, con l’enfasi sull’unità nazionale e il patriottismo, alla Seconda Guerra Mondiale, in cui si è promossa una cittadinanza democratica resistente ai totalitarismi, fino alle crisi economiche e ambientali, ogni periodo ha visto l’educazione civica ridefinirsi per sostenere cittadini consapevoli e partecipi. La recente pandemia di COVID-19 ha confermato questo ruolo chiave, evidenziando la necessità di educare alla salute pubblica, alla solidarietà e all’uso critico delle tecnologie digitali.

Questi adattamenti storici suggeriscono l’urgenza di costruire un’educazione alla cittadinanza che sia flessibile e pronta a rispondere alle emergenze sociali e ambientali contemporanee. Una tale educazione deve andare oltre i modelli tradizionali, integrando competenze che preparino i cittadini ad affrontare questioni globali, come i cambiamenti climatici, le disuguaglianze sociali, e le aspettative della vita “onlife”. Le proposte per il presente e il futuro riguardano quindi l’inclusione di nuovi temi, come la sostenibilità, la cittadinanza digitale, e il discernimento delle informazioni, per formare individui capaci di partecipare attivamente e responsabilmente a una società in costante evoluzione.

L’analisi storica delle risposte educative aiuta a comprendere meglio le modalità di resilienza educativa e a progettare politiche orientate alla partecipazione attiva. Le proposte di ricerca e intervento potrebbero concentrarsi su un’educazione alla cittadinanza che sappia costruire una coscienza critica e adattabile, in grado di affrontare i futuri contesti di crisi. La storia dell’educazione civica ci offre quindi un archivio di strategie e pratiche che possono informare l’elaborazione di curricula flessibili, capaci di rafforzare la resilienza sociale e promuovere una cittadinanza attiva e consapevole, pronta a rispondere alle sfide del presente e del futuro. Non a caso, Ambrosi, Angelini & Miccichè (2024) propongono, in un curricolo di qualità, un approccio integrato tra educazione civica e didattica della storia, evidenziando il ruolo della memoria storica nella formazione di cittadini consapevoli.

In un momento storico in cui riemergono derive illiberali e antidemocratiche, appare chiaro che l’educazione alla cittadinanza non sia solo un elemento accessorio dei programmi scolastici, ma un fondamento imprescindibile per la costruzione di una società resiliente e coesa. Oggi più che mai, essa deve essere ripensata come uno strumento di difesa e promozione dei valori democratici, affinché i cittadini possano sviluppare quella coscienza critica e quel senso di responsabilità sociale necessari per opporsi a nuove forme di oppressione e disuguaglianza (Camarda, & Di Bino, 2024). La storia ci insegna che, nei periodi di crisi, l’educazione civica ha sempre rappresentato una risposta fondamentale per guidare la società verso un futuro di pace, giustizia e partecipazione attiva. Guardare al passato per comprendere le risposte educative alle crisi può dunque essere la chiave per costruire un presente in cui la democrazia non solo sopravviva, ma si rafforzi, trovando nuova linfa e consapevolezza nelle generazioni future.

 

Riferimenti bibliografici

 

Ambrosi, L., Angelini, M., & Miccichè, A. (Eds.). (2024). A scuola di cittadinanza: Educazione civica e didattica della storia. Editpress.

Balibar, E. (2012). Cittadinanza. Bollati Boringhieri.

Camarda, R., & Di Bino, A. (2024). Il debate per l’educazione civica: Percorsi di apprendimento per la competenza globale nella scuola secondaria. Loescher.

Canevacci, M. (2024). Cittadinanza transitiva: Un’antropologia politica applicata al soggetto diasporico. Meltemi.

Chabal, E. (2015). A divided republic: Nation, state and citizenship in contemporary France. Cambridge University Press.

Davies, I. (2005). 100 ideas for teaching citizenship. Continuum.

De Cindio, F., & Trentini, A. (2024). Dal tecnocivismo alla cittadinanza digitale: Trasparenza e partecipazione. Themis.

Heater, D. (2003). A history of education for citizenship. Routledge.

Isin, E. F., & Nielsen, G. M. (2008). Acts of citizenship. Zed Books.

Keechang, K. (2001). Aliens in medieval law: The origins of modern citizenship. Cambridge University Press.

Morganti, A., Pascoletti, S., & Signorelli, A. (2024). Cittadinanza attiva e life skills: Come e cosa fare nella pratica didattica per sviluppare i principi fondanti dell’educazione civica. Giunti EDU.

Parker, C. (2015). Peacebuilding, citizenship, and identity: Empowering conflict and dialogue in multicultural classrooms. Sense Publishers.

Potter, J. (2005). Active citizenship in schools: A good-practice guide to developing a whole-school policy. Taylor & Francis.

Prato, L. (2024). Cultura è cittadinanza: Esperienze, pratiche e futuri possibili. Donzelli.

Putnam, R. D. (2000). Bowling alone: The collapse and revival of American community. Touchstone Books by Simon & Schuster.

Thomson, P., & Hall, C. (2023). Schools and cultural citizenship: Arts education for life. Routledge.

Van Gunsteren, H. R. (1998). A theory of citizenship: Organizing plurality in contemporary democracies. Routledge.