Breaking Barriers: Literature Review on Educational Strategies to Promote the Inclusion of Children with Migrant and Refugee Backgrounds
Rompere le barriere: Literature review sulle strategie educative per promuovere l’inclusione di bambini/e con background migratorio e rifugiati/e
Tiziana Chiappelli
Università degli studi di Siena (Italy) – tiziana.chiappelli@unisi.it
https://orcid.org/0000-0003-0991-3319
Sabina Leoncini
Università degli studi di Siena (Italy) – sabina.leoncini@unisi.it
https://orcid.org/0009-0003-0136-1131
This study offers a systematic review of the literature on effective educational solutions for the inclusion of migrant and refugee children. Through the analysis of 40 articles selected from academic databases such as Web of Science, Scopus and ERIC, the research explores innovative strategies and successful practices at international and national level. The results highlight the importance of inclusive approaches that use educational technologies, co-creation strategies, language support programs and interventions aimed at gender and well-being specificities. Particular attention is given to the role of schools, teachers and communities in overcoming educational inequalities. The study highlights the need for integrated policies and multi-agency collaborations to foster the inclusion and academic success of students from vulnerable backgrounds.
Questo studio offre una revisione sistematica della letteratura sulle soluzioni educative efficaci per l’inclusione di bambini/e migranti e rifugiati. Attraverso l’analisi di 40 articoli selezionati da database accademici quali Web of Science, Scopus ed ERIC, la ricerca esplora strategie innovative e pratiche di successo a livello internazionale e nazionale. I risultati evidenziano l’importanza di approcci inclusivi che utilizzano tecnologie educative, strategie di co-creazione, programmi di supporto linguistico e interventi alla promozione della parità di genere e del benessere. Particolare attenzione è data al ruolo di scuole, insegnanti e comunità nel superare le disuguaglianze educative. Lo studio sottolinea la necessità di politiche integrate e collaborazioni multi-agenzia per favorire l’inclusione e il successo accademico di studenti e studentesse provenienti da contesti vulnerabili.
Educational inclusion, Migrant and refugee children, Educational inequalities, Educational co-creation, Intercultural pedagogy
Inclusione educativa, Bambini/e migranti e rifugiati/e, Disuguaglianze educative, Co-creazione educativa, Pedagogia interculturale
Section 1 (T. Chiappelli; S. Leoncini); Sections 2–3 (T. Chiappelli); Sections 4–5 (S. Leoncini); Section 6 (T. Chiappelli; S. Leoncini).
The Authors declare no conflicts of interest.
ACKNOWLEDGMENTS
This paper is based on the knowledge output of the project “REVERS-ED: Trends on educational inequalities over time and successful interventions that contribute to reverse them” (https://revers-ed.eu/) funded under the Horizon Europe Grant Agreement No. 101132470. The project is coordinated by the University of Barcelona and involves 12 partners, including the University of Siena.
December 6, 2025
April 10, 2025
April 30, 2025
L’inclusione dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati/e rappresenta una delle sfide più complesse e urgenti nel contesto educativo globale. Con l’aumento dei flussi migratori e il crescente numero di rifugiati in tutto il mondo, le istituzioni scolastiche sono chiamate a rispondere a una domanda di accoglienza e di equità educativa mai così urgente. Studenti e studentesse, spesso provenienti da contesti vulnerabili, affrontano sfide multiple, tra cui difficoltà linguistiche, l’adattamento culturale e disuguaglianze sociali ed economiche. Tali sfide, se non adeguatamente affrontate, possono compromettere il loro successo scolastico e il loro benessere emotivo e psicologico, con costi sociali oltre che personali.
Le soluzioni educative per i migranti e i rifugiati devono essere non solo efficaci, ma anche sensibili alle diversità culturali e alle specifiche necessità di ciascun individuo o gruppo. Negli ultimi anni, sono emerse diverse pratiche e strategie che hanno dimostrato di poter rispondere a queste sfide, favorendo l’integrazione e migliorando i risultati accademici. Tali approcci vanno da pratiche educative informali o tecnologiche, come ad esempio le biblioteche mobili e i robot, all’adozione di metodologie didattiche inclusive e personalizzate, fino alla creazione di ambienti scolastici che promuovano il benessere socio-psicologico dei bambini e delle bambine. Il presente contributo analizza e sintetizza le principali soluzioni educative proposte dalla letteratura internazionale, con una attenzione specifica al contesto italiano, selezionate attraverso la ricerca sistematica dei principali database, focalizzandosi su pratiche e interventi che hanno avuto un impatto positivo nel favorire l’inclusione dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati/e. L’obiettivo è fornire un quadro complesso e articolato che possa contribuire alla comprensione delle migliori pratiche educative per i gruppi vulnerabili in modo da elaborare linee guida per le politiche future. Attraverso un’analisi critica, saranno forniti spunti per l’implementazione di modelli che non solo rispondano alle necessità immediate, ma che promuovano un cambiamento duraturo e sostenibile nei sistemi educativi di tutto il mondo.
La presente Literature Review è stata condotta nell’ambito del progetto finanziato “REVERS-ED. Trends on educational inequalities over time and successful interventions that contribute to reverse them” in maniera sistematica utilizzando i database di Web of Science, Scopus e ERIC attraverso la combinazione di parole chiave correlate a soluzioni educative efficaci riguardanti i bambini e le bambine migranti e rifugiati/e. Per catturare un’ampia gamma di ricerche, sono state utilizzate le seguenti combinazioni di parole chiave: background migratori (migr-, migrant-, immigrat-, rifugiat-, sfollat-) e soluzioni efficaci (istruzione, educazione, scuola, successo, azione di successo, intervento di successo, pratica di successo, soluzione efficace, superare, successo accademico, miglioramento, successo scolastico, migliorare, miglioramento accademico, rendimento scolastico, disuguaglianze educative).
Da questa interrogazione dei database sono emersi 185 prodotti di ricerca dei quali sono stati scelti 30 articoli da analizzare per quanto riguarda l’ambito internazionale e 10 per quanto riguarda l’Italia.
Il criterio principale per la scrematura degli articoli è stata la presenza di evidenze scientifiche per documentare le soluzioni efficaci alle sfide educative.
Poiché il numero di articoli pertinenti è risultato essere molto elevato, sono stati utilizzati ulteriori criteri per perfezionare la selezione; è stata data priorità agli articoli pubblicati negli ultimi dieci anni, in particolare a quelli degli ultimi cinque anni. Si è cercato inoltre di garantire una gamma diversificata di studi disciplinari con attenzione alla prospettiva longitudinale. Infine, tra essi sono stati scelti gli articoli con più citazioni, come indicatore di impatto e di credibilità degli studi presentati nell’ambito della ricerca.
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Criterio/Elemento |
Descrizione |
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Progetto Finanziato |
“REVERS-ED. Trends on educational inequalities over time and successful interventions that contribute to reverse them” |
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Database Utilizzati |
Web of Science, Scopus, ERIC |
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Parole Chiave Utilizzate (e + o; e/o) |
Per Background migratorio: · migr- → migr-, migration- · migrant- → migrant- · immigrat- → immigrat-, immigration- · rifugiat- → refugee- · sfollat- → displac-, displaced- |
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Per Soluzioni efficaci: · istruzione ed educazione → educ,- education, training · scuola → school · successo → success · intervento di successo → successful intervention · miglioramento → improvement, enhancement |
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Totale Articoli Estratti |
185 articoli |
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Articoli Selezionati |
30 articoli internazionali 10 articoli italiani |
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Criteri di Selezione |
1. Evidenze scientifiche di soluzioni efficaci 2. Articoli pubblicati negli ultimi 5–10 anni (priorità agli ultimi 5 anni) 3. Diversità disciplinare e prospettiva longitudinale 4. Articoli con più indice di citazione come indicatore di impatto |
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Obiettivo |
Analizzare le soluzioni educative efficaci per bambini e bambine migranti e rifugiati/e |
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Popolazione Focalizzata |
Bambini e bambine migranti, rifugiati/e, minoranze |
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Metodo di Analisi |
Analisi qualitativa delle evidenze scientifiche per identificare soluzioni efficaci alle sfide educative. |
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Conclusioni |
Identificazione delle pratiche educative efficaci e analisi dell’impatto delle soluzioni nel contesto internazionale e italiano. |
Tabella 1. – I principali criteri della Literature Review.
Questo approccio strutturato ha permesso di raccogliere approfondimenti di alta qualità sull’intersezione tra i termini-chiave di istruzione/educazione/scuola, disuguaglianze, soluzioni efficaci e popolazione di migranti, rifugiati/e - persone con background migratorio o minoranze interne quali popoli nativi. Il presente contributo prende in esame solo ed esclusivamente gli articoli estratti attraverso il metodo selezionato; per alcuni temi molto specifici si tratta talvolta di un solo saggio.
Dalla revisione della letteratura molteplici aspetti delle strategie e delle buone pratiche utilizzate per favorire l’inclusione dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati mettono in luce un ventaglio di soluzioni efficaci per superare le disuguaglianze educative. Studi significativi, come quello di Vandenbroeck e Lazzari (2014), esplorano in profondità le cause dell’accesso diseguale all’assistenza e all’istruzione della prima infanzia di alta qualità. La loro ricerca, commissionata dalla Direzione Cultura e educazione della Commissione europea, identifica i fattori fondamentali che alimentano queste disuguaglianze e offre 12 raccomandazioni per affrontarle. In particolare, gli autori sottolineano l’urgenza di adottare un approccio globale che integri la governance, la gestione dei servizi e l’attivo coinvolgimento dei genitori, per garantire a tutti i bambini e le bambine, indipendentemente dal loro background migratorio, un accesso equo a un’istruzione di qualità. Questo approccio rappresenta un passo cruciale per ridurre le disuguaglianze e promuovere una vera inclusione, in grado di rispondere alle esigenze diversificate dei bambini provenienti da contesti vulnerabili. Gli studi che adottano una prospettiva olistica più ampia, che non si limitano solo ad esaminare l’interazione tra il comportamento genitoriale e le restrizioni ambientali, ma che includono anche il livello politico, sono ancora più rari. Tuttavia, tale approccio olistico, “ecologico”, è necessario in quanto riconosce la molteplicità dei fattori in gioco: il livello micro delle famiglie, quello meso dei servizi, il livello macro dei quartieri e quello exo delle politiche, nonché le interazioni tra questi livelli (Vandenbroeck & Lazzari 2014).
La necessità di integrare una prospettiva intergenerazionale nell’analisi dei processi di adattamento dei rifugiati emerge chiaramente nella ricerca condotta su rifugiati eritrei e afghani in Norvegia (Daniel et al., 2020). I risultati rivelano che le generazioni più anziane affrontano maggiori difficoltà nel processo di integrazione nella società norvegese, mentre i giovani sembrano gestire meglio le dinamiche tra due o più culture, trovando un equilibrio tra la cultura di origine e quella del paese ospitante. Questo studio sottolinea l’importanza di un approccio che combini la “navigazione sociale” – ovvero la capacità di orientarsi tra le complessità del nuovo contesto – con una lente intergenerazionale, essenziale per cogliere le diverse sfide vissute dai membri di una stessa famiglia in base alla loro età. In un quadro più ampio, gli studi sulla migrazione hanno progressivamente riconosciuto la necessità di approcci che riflettano la complessità dei processi di adattamento. È fondamentale considerare sia le esperienze dei bambini, spesso più adattabili, sia quelle degli adulti, che tendono a incontrare maggiori ostacoli nella transizione verso il nuovo contesto socio-culturale. Solo così si possono sviluppare strategie efficaci per promuovere l’inclusione sociale e il benessere complessivo dei rifugiati. Allo stesso modo, la risposta della Germania alla crisi dei rifugiati siriani, caratterizzata dallo sviluppo di molteplici programmi di reinsediamento e istruzione, offre un altro esempio positivo di supporto proattivo. Ad esempio, l’iniziativa “Fisica per i rifugiati”, guidata dalla Società Tedesca di Fisica, fornisce un modello stimolante di come gli sforzi accademici e governativi possano convergere per creare opportunità educative per i bambini rifugiati, aiutandoli a integrarsi nel loro nuovo contesto sociale (MacIsaac et al., 2021). La sfida dei processi di orientamento e accoglienza negli ambienti di apprendimento dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) è stata analizzata in profondità, con un focus specifico sulle regioni autonome spagnole di Ceuta e Melilla. Questi contesti rappresentano un punto di ingresso critico per molti e molte giovani migranti, che si trovano a fronteggiare barriere culturali, sociali e linguistiche. In particolare, la ricerca di Parra-González et al. (2021) evidenzia come i minori più giovani incontrino notevoli difficoltà nell’adattarsi ai nuovi ambienti di apprendimento. Tali difficoltà sono spesso legate alla mancanza di competenze linguistiche in spagnolo, che impediscono loro di partecipare attivamente alle attività educative e di interagire con i pari. In questo contesto, il ruolo degli educatori si rivela cruciale: non solo essi guidano i giovani attraverso percorsi educativi personalizzati, ma li aiutano anche ad affrontare il trauma dell’esperienza migratoria e le sfide dell’integrazione. La ricerca sottolinea l’urgenza di sviluppare contesti educativi flessibili e programmi mirati, capaci di rispondere alle esigenze specifiche dei minori rifugiati. Questi programmi devono utilizzare strategie per superare le barriere linguistiche, promuovere l’inclusione sociale e offrire un orientamento adeguato al loro futuro inserimento lavorativo. I MSNA giungono in Spagna in cerca di una vita migliore, spesso spinti dalle difficili condizioni socio-economiche o da situazioni di conflitto nei loro paesi di origine. Tuttavia, il loro processo di integrazione nella società ospitante è complesso e pieno di ostacoli. Oltre alla lingua, affrontano il compito di adattarsi a nuove norme culturali e sociali, un’esperienza che può risultare alienante senza adeguato supporto. Fortunatamente, diverse organizzazioni in Spagna si occupano di fornire assistenza specifica, con un’attenzione particolare all’educazione e alla formazione professionale dei/delle giovani migranti. Per gli insegnanti, queste sfide rappresentano un banco di prova significativo: devono bilanciare l’esigenza di favorire l’inclusione educativa e sociale dei/delle minori con la necessità di prepararli per il futuro. Questo richiede non solo competenze didattiche, ma anche una profonda sensibilità interculturale e un approccio orientato al benessere complessivo dei giovani. Investire in programmi che combinano apprendimento linguistico, supporto psicologico e orientamento professionale è quindi fondamentale per costruire un percorso di integrazione sostenibile e inclusivo.
L’educazione dei bambini rifugiati o dei minori stranieri non accompagnati richiede approcci didattici che siano sensibili alle loro specifiche necessità, considerando le difficoltà linguistiche, culturali e psicologiche derivanti dall’esperienza migratoria. Diversi studi internazionali evidenziano metodologie e pratiche educative che cercano di affrontare queste sfide in modo integrato, promuovendo inclusione, resilienza e sviluppo socio-emotivo.
Per quanto riguarda le metodologie, la selezione degli articoli ha messo in luce la peculiarità dello studio condotto da Kostoulas e Makrakis (2020) che andiamo a presentare. Gli autori analizzano l’efficacia della metodologia CARE (Conceptualise, Activate, Reflect, Engage), sviluppata per supportare educatori nella creazione di attività didattiche su misura per rispondere alle esigenze specifiche dei rifugiati. Lo studio, condotto in Egitto, propone approcci innovativi per coinvolgere bambini rifugiati e sottolinea l’importanza di strategie che considerino la loro complessa condizione. La metodologia CARE si articola in quattro fasi. La concettualizzazione identifica i principali fattori che influenzano l’apprendimento dei rifugiati, contestualizzandoli in temi di giustizia sociale e sostenibilità. Gli educatori sono chiamati a comprendere le motivazioni delle scelte educative e a usare tecnologie digitali per attivare una consapevolezza critica negli studenti.
L’attivazione traduce la teoria in pratica. Attraverso attività interattive, gli studenti riflettono e dialogano attivamente. Un esempio è l’attività “Collegare passato, presente e futuro”, in cui alcuni cortometraggi illustrano le radici storiche della crisi dei rifugiati. Le proiezioni, accompagnate da domande stimolanti, sviluppano una comprensione critica degli eventi storici e delle risposte attuali. Nella fase di riflessione, gli studenti esplorano valori, pensieri ed emozioni, sviluppando una coscienza critica. Analizzano i fatti e collegano la conoscenza con empatia e responsabilità sociale. Infine, l’impegno li spinge a tradurre l’apprendimento in azioni concrete, diventando agenti di cambiamento. Questo approccio promuove una trasformazione personale e sociale, integrando cognizione, emozioni e azione per un impatto armonioso su testa, cuore e mani.L’approccio CARE, nel suo complesso, propone un modello educativo integrato che combina conoscenza critica, riflessione e azione. Grazie all’uso di tecnologie digitali, strumenti artistici e attività pratiche, questa metodologia stimola un apprendimento critico e trasformativo, invitando gli studenti a vivere in modo sostenibile e a contribuire alla costruzione di una società più giusta e inclusiva (Kostoulas e Makrakis, 2020).
Laxton et al. (2020) esplorano un approccio di co-creazione degli interventi a supporto dell’educazione della prima infanzia per i bambini rifugiati in Bangladesh. La ricerca evidenzia l’importanza delle partnership tra organizzazioni educative, volontari e governi, sottolineando come la collaborazione tra diversi attori possa migliorare la qualità dell’educazione e rispondere alle necessità specifiche di questa popolazione. Inoltre, il coinvolgimento delle famiglie e la creazione di risorse educative pertinenti e culturalmente sensibili risultano essenziali per un intervento educativo efficace.
Boit et al. (2020) adottano il framework della “ricchezza culturale” di Yosso (2005) per esplorare come le risorse culturali delle famiglie rifugiate, in particolare delle madri, possano essere utilizzate nei contesti educativi. La ricerca dimostra che la valorizzazione di queste risorse può migliorare l’efficacia dell’educazione prescolare, sfruttando le competenze, le esperienze e i punti di forza all’interno delle comunità di rifugiati. In situazioni di emergenza, come nei campi profughi, queste pratiche possono contribuire a promuovere risultati educativi positivi, rendendo l’educazione più inclusiva e centrata sulle specifiche necessità dei bambini rifugiati.
Weine et al. (2020) esplorano le sfide del reinserimento scolastico dei bambini rimpatriati dal campo profughi di Al-Hol in Siria, analizzando gli ostacoli incontrati dai servizi sociali e dai decisori politici. La ricerca sottolinea l’importanza di approcci su misura per supportare i bambini che hanno vissuto esperienze traumatiche. Gli autori suggeriscono che un piano di reintegrazione ben strutturato, che includa supporto psicologico e educativo, sia essenziale per superare le difficoltà legate al reinserimento scolastico e per favorire una reintegrazione sociale positiva.
Honen-Delmar e Rega (2023) analizzano l’impatto dei programmi di istruzione superiore misti (in presenza e on line) nel promuovere competenze interculturali tra i rifugiati. Questi programmi offrono l’opportunità di superare le barriere all’istruzione superiore, consentendo ai rifugiati di acquisire competenze fondamentali per un’integrazione di successo. L’apprendimento misto consente anzitutto agli studenti che vivono lontani da scuole e centri di istruzione di partecipare a percorsi educativi ma li aiuta inoltre a sviluppare capacità di dialogo interculturale migliorando, allo stesso tempo, le competenze professionali.
Gaywood et al. (2024) presentano un modello di “Pedagogia dell’accoglienza” sviluppato per l’intervento con bambini rifugiati siriani. Questo approccio si concentra sulla creazione di spazi educativi che tengano conto delle esperienze traumatiche dei bambini e delle bambine e promuovano un ambiente inclusivo e accogliente. Sottolineando i valori condivisi tra diversi background culturali e religiosi, il modello proposto mira a garantire che tutti i bambini, indipendentemente dalla loro provenienza, possano accedere a un’educazione di qualità che favorisca il loro sviluppo emotivo, cognitivo e sociale.
Queste ricerche evidenziano approcci all’apprendimento che affrontano in modo innovativo le sfide educative per l’inclusione dei bambini e delle bambine rifugiati/e, focalizzandosi su metodologie integrate, collaborazione inter-organizzativa, e valorizzazione delle risorse culturali: le pratiche educative devono quindi essere adattate per raggiungere i bambini rifugiati ovunque siano dislocati, e per supportarne l’inclusione, la resilienza e lo sviluppo di competenze interculturali promuovendone lo sviluppo cognitivo, emotivo, culturale e socio-relazionale.
L’inclusione linguistica rappresenta una sfida cruciale per l’integrazione dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati/e nei sistemi educativi, con il rischio che difficoltà linguistiche si trasformino in barriere più ampie all’apprendimento e all’inclusione sociale. Diversi studi esplorano approcci creativi ed efficaci per superare questi ostacoli, con un’attenzione particolare ai contesti educativi e alle strategie co-costruite che valorizzano la diversità linguistica e culturale.
Una ricerca condotta nel Regno Unito settentrionale da Hanna (2020) propone un modello innovativo che utilizza albi illustrati, fotografie e discussioni di gruppo per facilitare l’inclusione linguistica e culturale. Questo approccio non si limita a garantire l’accesso al curriculum, ma mira a creare un ambiente di apprendimento inclusivo, sfidando il modello tradizionale di inclusione applicato ai bambini con disabilità o disturbi di apprendimento. Il framework suggerito enfatizza la co-costruzione delle strategie di apprendimento, eliminando barriere legate alla lingua, alla cultura, al genere e alla religione.
Un altro elemento chiave per favorire l’inclusione linguistica è il rafforzamento delle relazioni tra scuole e famiglie. In Quebec, uno studio condotto da Macleod et al. (2020) dimostra che il processo di apprendimento della lingua maggioritaria (L2) per i bambini rifugiati siriani è strettamente legato alla comunicazione tra genitori e insegnanti. Promuovere il bilinguismo e costruire un dialogo costante con le famiglie si rivela essenziale per sostenere la resilienza e il successo educativo di questi studenti e studentesse.
L’importanza di materiali educativi nella lingua madre è evidenziata dall’esperienza della Nuova Zelanda. Attraverso il programma sponsorizzato dalla Fondazione IBBY, vengono distribuiti libri in diverse lingue dei paesi d’origine, favorendo l’alfabetizzazione e il legame culturale durante il processo di reinsediamento (Daly & Limbrick, 2020). Questo approccio sottolinea come la valorizzazione della lingua madre possa rafforzare sia le competenze linguistiche che l’identità culturale dei bambini e delle bambine rifugiati/e.
In Svezia, una ricerca-azione condotta da Harju e Åkerblom (2020) esplora la transizione da un approccio monolingue all’apertura al multilinguismo nei contesti di educazione della prima infanzia. Attraverso la pratica del “translanguaging”, gli educatori e le educatrici creano un ambiente comunicativo inclusivo che mette al centro i significati co-costruiti dagli studenti e le studentesse, anziché concentrarsi esclusivamente sulla padronanza della lingua maggioritaria. Questo approccio riflette un cambiamento di prospettiva, riconoscendo le capacità intrinseche dei bambini e delle bambine e il valore delle loro competenze linguistiche pregresse.
Le strategie basate sulla narrazione si rivelano particolarmente efficaci nel supportare lo sviluppo linguistico. Ritterfeld e Lüke (2020) hanno analizzato l’impatto delle storie audio personalizzate sui bambini e le bambine provenienti da contesti migratori o socio-economicamente svantaggiati in Germania, evidenziando miglioramenti significativi nelle competenze semantiche e grammaticali. Questi interventi, che sfruttano strumenti narrativi e tecnologie digitali, risultano fondamentali per sostenere i bambini a rischio di deficit linguistici.
In Germania, una ricerca di Skoglund e Bretthauer (2019) analizza le strategie per favorire l’acquisizione linguistica precoce nei bambini immigrati, con un focus sugli approcci implementati in Baviera. L’analisi individua buone pratiche nell’integrazione delle famiglie migranti nei sistemi educativi, sottolineando l’importanza di iniziative coordinate da enti territoriali per sviluppare competenze linguistiche in tedesco e migliorare i risultati educativi complessivi.
Le ricerche esaminate dimostrano che l’inclusione linguistica richiede un approccio multidimensionale, capace di combinare creatività, valorizzazione delle competenze linguistiche dei bambini e delle bambine, coinvolgimento delle famiglie e utilizzo delle risorse culturali e tecnologiche disponibili. Promuovendo ambienti di apprendimento multilingue e strategie pedagogiche inclusive, è possibile sostenere non solo lo sviluppo linguistico, ma anche il benessere generale e il successo educativo dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati/e.
La complessità del processo di inclusione in ambito educativo mostra come fattori quali il background culturale, lo status socioeconomico e il genere plasmino le esperienze dei giovani migranti. In particolare, secondo la letteratura esaminata, affrontare le sfide specifiche di genere può migliorare significativamente l’efficacia dei sistemi di supporto educativo e sociale. In Russia, l’adattamento dei bambini migranti, in particolare in Siberia, è stato studiato concentrandosi su come ragazzi e ragazze affrontano sfide diverse nell’adattarsi agli ambienti scolastici, e come a causa di queste differenze siano richiesti approcci educativi su misura (Monastyrskaya et al., 2020). Questa prospettiva di genere è essenziale per educatori e assistenti sociali per affrontare le esigenze dei bambini e delle bambine con background migratorio. Risulta quindi essenziale adottare un quadro sensibile al genere quando si affronta l’integrazione educativa e sociale dei bambini e delle bambine migranti. Riconoscendo e rispondendo a tali sfide differenziate, educatori e decisori politici possono promuovere ambienti più inclusivi che soddisfino sia i ragazzi che le ragazze, promuovendo sia il successo scolastico che il loro benessere a lungo termine.
Le metodologie partecipative sono diventate sempre più riconosciute come strumenti cruciali per promuovere salute e benessere, in particolare nel contesto di interventi educativi e sociali per gruppi vulnerabili, inclusi bambini e bambine migranti e rifugiati/e. La promozione della salute nelle comunità migranti è un’altra area in cui le iniziative guidate dalla comunità e gli approcci partecipativi si sono dimostrati efficaci. In Kirghizistan, un progetto di ricerca-azione partecipativa basata sulla comunità (CBPAR Community-based participatory action research) ha mobilitato con successo le comunità locali per creare interventi sulla salute infantile. Nonostante le difficoltà di gestire processi partecipativi per quanto riguarda il mantenimento delle partnership, questa esperienza ha fornito un modello sostenibile per affrontare le esigenze di salute delle popolazioni migranti svantaggiate (Kim et al., 2020). L’integrazione di approcci partecipativi non solo migliora il senso di appartenenza, ma contribuisce anche a risultati più efficaci in termini di salute e benessere psico-fisico, promuovendo un ambiente di supporto e inclusivo su misura per le loro esigenze specifiche. Anche Norozi (2023) sostiene l’importanza di un approccio olistico all’istruzione in riferimento a studenti di recente immigrazione. Lo studio sottolinea quanto l’integrazione della pedagogia del benessere con la collaborazione positiva dei genitori e la propensione all’ascolto degli insegnanti siano componenti fondamentali per raggiungere una piena inclusione. Affrontando queste tematiche, la ricerca fornisce raccomandazioni per creare pratiche educative più efficaci e di supporto per gli studenti e le studentesse con background migratorio.
L’inclusione degli studenti migranti e delle minoranze native nei sistemi educativi richiede strategie mirate che affrontino sfide specifiche, quali barriere linguistiche, lacune educative, interruzione della frequenza scolastica e difficoltà socio-culturali. Diverse ricerche evidenziano approcci innovativi per superare queste barriere, promuovendo l’integrazione educativa e sociale attraverso interventi mirati e partnership collaborative.
Gli studenti con background migratorio affrontano frequentemente ostacoli legati alla lingua e alla discontinuità nell’apprendimento. Schmitt, Horner e Lavery (2020) evidenziano l’importanza dei programmi estivi per migranti (MEP), che negli Stati Uniti hanno dimostrato di migliorare significativamente la conoscenza dell’inglese facendo in modo che anche le vacanze estive non rappresentino una battuta d’arresto nel percorso di acquisizione della lingua inglese. Questi programmi non solo rafforzano le competenze linguistiche, ma promuovono anche la continuità educativa per bambini e bambine spesso costretti a interrompere la frequenza scolastica.
Hu et al. (2020) analizzano le sfide educative di studenti e studentesse con genitori migranti nelle aree rurali. La migrazione dei genitori spesso espone i figli a rischi accademici, evidenziando la necessità di potenziare i servizi per la prima infanzia in queste comunità. Gli autori propongono un rafforzamento delle infrastrutture educative rurali come strategia per ridurre le disparità e offrire opportunità di sviluppo educativo più equo.
Le esperienze educative dei bambini migranti sono influenzate non solo dalle barriere linguistiche, ma anche dalla percezione culturale degli educatori. Mehmeti e Zittoun (2019), attraverso uno studio etnografico, sfidano l’idea che l’insuccesso scolastico dei migranti sia dovuto a deficit personali. Adottando una prospettiva psicologica che tiene conto dell’interdipendenza tra i contesti socioculturali e le traiettorie individuali di vita, gli autori propongono di superare una visione deficitario dell’insuccesso scolastico, ovvero quella che attribuisce le difficoltà esclusivamente a mancanze dell’apprendente rispetto agli standard richiesti dalla scuola. Più specificamente, essi hanno esaminato come l’uso che i bambini migranti fanno degli elementi culturali possa supportare la loro costruzione di significato anche in ambienti che tendano ad escluderli o non facilitino il loro coinvolgimento. Attraverso uno studio di caso, hanno mostrato come una giovane donna kosovara in Svizzera abbia avuto successo a scuola, superando barriere sociali e istituzionali. Inoltre, hanno dimostrato come, invece di alimentare una relazione conflittuale con l’istituzione scolastica, essa sia riuscita a fare ricorso a diverse risorse simboliche che hanno favorito il suo coinvolgimento a scuola. Mehmeti e Zittoun (2019) sostengono dunque la necessità di studiare le esperienze scolastiche dei bambini migranti come dinamiche che coinvolgono un dialogo creativo tra casa e scuola attraverso l'uso di risorse culturali e simboliche, analizzando anche le implicazioni teoriche di tale prospetiva. La scuola, suggeriscono gli autori, dovrebbe integrare le risorse culturali e simboliche dei migranti nel processo educativo, favorendo un dialogo tra il mondo domestico e quello scolastico per migliorare i risultati educativi.
Il coinvolgimento delle comunità è fondamentale per sostenere gli studenti e le studentesse migranti e le minoranze native. Palacios e Paulik (2024) evidenziano la necessità di pratiche basate sulla comunità, che favoriscano partnership collaborative tra insegnanti, genitori e comunità locali. Questi approcci co-costruiti possono offrire meccanismi di supporto più efficaci e personalizzati per rispondere alle esigenze delle famiglie migranti.
Cucio e Roldan (2020) propongono un sistema di apprendimento alternativo per il gruppo indigeno Ayta, evidenziando l’importanza di programmi educativi culturalmente adeguati, ovvero che tengano conto delle tradizioni e delle esigenze specifiche delle comunità native marginalizzate, sottolineando il ruolo cruciale di partnership solide tra governo, scuole e stakeholder per garantire un’istruzione inclusiva. Questo approccio può contribuire al raggiungimento degli obiettivi educativi globali, come l’Obiettivo di sviluppo sostenibile 4, che mira a garantire un’istruzione equa e inclusiva per tutti.
Come evidenziato dagli studi analizzati, l’inclusione educativa degli studenti con background migratorio o appartenenti a minoranze native richiede approcci integrati e multidimensionali. Dalla riduzione delle barriere linguistiche al potenziamento dei servizi educativi nelle aree rurali, fino alla creazione di partnership collaborative e programmi culturalmente sensibili, le strategie suggerite offrono un quadro ampio e versatile per rispondere ai bisogni di questi gruppi vulnerabili.
Alcuni studi analizzati hanno sviluppato un focus sull’uso di strategie quali le biblioteche mobili e/o supporti tecnologici, inclusi i robot, per raggiungere tutti gli studenti e le famiglie nella prospettiva di un’istruzione interculturale e inclusiva. Lo e Stark (2020) esaminano il ruolo delle biblioteche mobili nel migliorare l’accesso all’istruzione e il supporto per i gruppi svantaggiati. I risultati delle interviste con bibliotecari di biblioteche mobili rivelano come questi servizi funzionino quali promotori dell’eguaglianza sociale, abbattendo le distanze fisiche e le barriere simboliche e promuovendo i legami con la comunità. Le biblioteche mobili hanno dimostrato di svolgere un ruolo cruciale nel supportare rifugiati, famiglie di migranti e altre popolazioni svantaggiate fornendo risorse e servizi educativi essenziali con una azione di prossimità. Sempre su questo tema, Akinlar et al. (2023) esaminano l’impatto della pandemia di COVID–19 e della digitalizzazione sull’istruzione dei migranti, concentrandosi in particolare sull’apprendimento potenziato dalla tecnologia (TEL) e sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Il loro studio raccomanda pratiche educative inclusive e sottolinea l’importanza della pedagogia critica come fondamento per l’istruzione multiculturale. La revisione della letteratura evidenzia come la tecnologia possa supportare l’inclusione educativa in mezzo alle sfide poste dalla pandemia. Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, De Carolis et al. (2019) esplorano l’uso di robot sociali come strumenti educativi per l’insegnamento della seconda lingua. La loro ricerca evidenzia il potenziale dei robot sociali per supportare l’apprendimento non solo a livello verbale ma anche di gesti ed espressioni tipiche del paese di arrivo in ottica di una più estesa integrazione culturale. Fornendo esempi e spiegazioni di gesti culturalmente connotati, i robot sociali infatti offrono un approccio nuovo volto a migliorare i risultati educativi e facilitare l’inclusione sociale dei bambini vulnerabili.
L’inclusione educativa di bambini e bambine migranti, rifugiati/e, studenti e studentesse provenienti da contesti socio-economicamente svantaggiati, presenta opportunità uniche per il sistema educativo italiano, come emerge dagli studi individuati tramite la selezione sistematica alla base di questa Literature review e presentati in questo contributo. Mentre persistono barriere per l’inclusione dovuti a processi di discriminazione e al razzismo, vari sono gli interventi positivi volti a promuovere l’integrazione educativa di adolescenti, bambine e bambini. Come vedremo, alcuni di questi studi hanno evidenziato le sfide affrontate dai servizi di supporto, in particolare quelli educativi, nell’affrontare le loro esigenze.
Una ricerca condotta nell’Italia settentrionale ha messo in luce che, mentre i servizi compiono sforzi significativi per supportare i bambini e le bambine rifugiati/e, spesso operano sotto un implicito “paradigma di vulnerabilità” che rafforza il controllo istituzionale piuttosto che promuovere l’emancipazione e il protagonismo. A causa del drammatico aumento del flusso di rifugiati negli ultimi anni, le scuole italiane e i servizi di psicologia infantile si sono trovati ad affrontare una serie di nuove sfide professionali.
Nello studio di Dovigo (2021) Beyond the vulnerability paradigm: fostering interprofessional and multi-agency cooperation in refugee education in Italy viene evidenziato come gli studenti e le famiglie rifugiate sembrano sfuggire all’approccio tecnico spesso utilizzato dai professionisti dell’istruzione e della salute, fondato su una combinazione di test diagnostici e l’adozione di misure per bisogni speciali. Tale approccio non riesce a prendere in carico i molteplici bisogni – in termini di salute, cultura, lingua e apprendimento – di cui sono portatori i rifugiati adulti e bambini. Di conseguenza, nonostante i servizi abbiano moltiplicato gli sforzi per garantire azioni di consulenza e di supporto, sono piuttosto comuni esperienze di frustrazione e inadeguatezza nelle relazioni reciproche tra operatori e famiglie di rifugiati. Nonostante il grande investimento di risorse umane e di tempo da parte delle scuole, dei servizi sanitari e sociali, le attività risultano caratterizzate da un grado significativo di entropia, mentre i tassi di successo nella gestione dei casi tendono a rimanere bassi (Dovigo, 2021).
Esistono pratiche promettenti basate sulla collaborazione tra le varie agenzie formative e sulla visione olistica dei bisogni dei giovani studenti e delle giovani studentesse che hanno dimostrato il potenziale di questo tipo di approcci per migliorare significativamente l’erogazione dei servizi. Ad esempio, i programmi di supporto linguistico per l’apprendimento dell’italiano come L2, hanno dimostrato di essere altamente efficaci nell’aiutare i bambini e le bambine migranti a superare le barriere linguistiche e facilitare la loro inclusione sociale e scolastica (Fassetta, 2015). Inoltre, le iniziative di tutoraggio e le attività extracurriculari hanno mostrato un grande potenziale nel migliorare i risultati educativi sia per gli studenti migranti che per quelli che affrontano difficoltà socio-economiche, fornendo loro ulteriore supporto educativo ed emotivo.
Il ruolo dell’educazione linguistica nella promozione della cittadinanza è un’altra area chiave di interesse all’interno del dibattito italiano. I programmi di volontariato linguistico in Italia, sebbene a volte criticati per il sostegno alla governance neo-liberista che tende ad esternalizzare al privato sociale servizi essenziali, offrono risorse sociali ed educative vitali per i bambini e le bambine migranti e per quelli provenienti da contesti socio-economici svantaggiati. Questi programmi, che promuovono empatia e solidarietà, aiutano a sfidare i confini tradizionali tra cittadini italiani e cittadini senza cittadinanza italiana facilitando le interazioni personali e i processi di integrazione attraverso i corsi per l’apprendimento della lingua (Artero, 2022).
Oltre ai programmi linguistici, le scuole che hanno adottato politiche più inclusive sono state meglio attrezzate per supportare la diversità in classe: implementando azioni di accoglienza e di sostegno strutturate, come ad esempio il tutoraggio personalizzato e l’orientamento educativo e professionale, queste istituzioni creano un ambiente più accogliente per studenti di ogni estrazione sociale e culturale. I programmi incentrati sul mentoring e sulla creazione di reti sociali hanno avuto particolare successo nell’affrontare le esigenze dei bambini e delle bambine in condizioni di fragilità, tra cui anche gli studenti con background migratorio, offrendo percorsi per migliorare il rendimento scolastico e la mobilità sociale (Gabrielli e Impicciatore, 2022).
In Italia, i dati raccolti da Carlana, La Ferrara e Pinotti, nel 2022 dimostrano come gli studenti e le studentesse con background migratorio hanno maggiori probabilità di iscriversi a programmi di studio professionali rispetto a quelli tecnici o accademici, rispetto agli studenti italiani con stessi livelli di risultati rispetto a test standardizzati somministrati all’inizio della scuola secondaria di primo grado. Questo fenomeno assume il carattere di “segregazione educativa” e assume un rilievo ancora maggiore nei maschi, in particolare se provenienti da famiglie con basso status socioeconomico. Il programma innovativo chiamato “Equality of Opportunity for Immigrant Students” ha fornito tutoraggio e consulenza professionale a bambini immigrati che mostravano un elevato potenziale accademico. Il curriculum del programma includeva una serie di incontri che aiutavano gli studenti e le studentesse a riflettere sulle loro aspirazioni e sul loro potenziale (Carlana, La Ferrara e Pinotti, 2022). Tale supporto mirato è fondamentale per affrontare le disparità educative e aiutare sia le bambine e bambini immigrati che quelli svantaggiati dal punto di vista socioeconomico a raggiungere il loro pieno potenziale. In Italia, un approccio educativo multidimensionale si è dimostrato efficace nell’affrontare le esigenze degli studenti migranti e rifugiati. Questo approccio integra attività educative inclusive, solide reti comunitarie e supporto mirato per le capacità di comunicazione e interazione sociale, aiutando gli studenti a sviluppare la sicurezza e le competenze di cui hanno bisogno per prosperare. Gli insegnanti che adottano tali strategie sono meglio attrezzati per promuovere il successo accademico e sociale degli studenti migranti (Concina et al., 2023). Infine, se a livello politico, possiamo esaltare i passi in avanti compiuti per ridurre l’abbandono scolastico precoce, gli studi presi in analisi in questo contributo suggeriscono che le politiche devono andare oltre l’aspetto accademico per includere anche il supporto emotivo e psicosociale. Paesi come Germania, Spagna, Italia e Svezia stanno iniziando a riconoscere il valore di un approccio più completo e intersezionale per prevenire l’abbandono scolastico precoce, dimostrando di essere promettenti nel trattenere gli studenti migranti e nel sostenere il loro successo a lungo termine (Neubauer, 2023).
Dall’analisi della letteratura scientifica risulta che anche politiche attente alla dimensione di genere hanno avuto un impatto significativo nel contrastare le disuguaglianze educative e sociali. La ricerca di Autiero e Nese (2023) mostra che le ragazze, in particolare quelle provenienti da contesti migratori, sono più aperte alle opportunità educative offerte nel loro territorio. Le politiche che incoraggiano la partecipazione femminile e sfidano i ruoli di genere tradizionali hanno aperto la possibilità, per molte giovani, di perseguire aspirazioni accademiche e professionali più ambiziose (Autiero & Nese, 2023). Queste storie di successo sottolineano l’importanza di interventi proattivi e personalizzati che si concentrano non solo sul rendimento scolastico, ma anche sul benessere emotivo e sull’inclusione sociale degli studenti, con attenzione particolare alle studentesse. Con il giusto supporto, le bambine e i bambini che affrontano sfide socio-economiche e migratorie possono usufruire appieno delle opportunità scolastiche. I risultati educativi sono fortemente influenzati dalla struttura e dalla stabilità della famiglia, ma è interessante notare che gli studenti e le studentesse migranti provenienti da famiglie transnazionali spesso mostrano una maggiore resilienza di fronte alle separazioni tra o dai propri familiari. Uno studio comparativo di Guetto, Zanasi e Carella ha rivelato che studenti e studentesse provenienti da famiglie autoctone che hanno vissuto la separazione dei genitori, subiscono un lieve abbassamento del livello di rendimento scolastico mentre i migranti sono meno colpiti da questo tipo di difficoltà. Questa resilienza può essere attribuita alle diverse strategie sociali ed economiche impiegate dalle famiglie migranti, con una enfasi sul potenziale degli studenti migranti di adattarsi con successo quando viene fornito loro il giusto supporto (Guetto et al., 2022).
Anche i programmi di formazione specializzati si stanno dimostrando efficaci, in particolare nel settore sanitario, dove molti migranti e rifugiati trovano impiego. Uno studio sui migranti impiegati nell’ambito dell’assistenza agli anziani mostra il successo di iniziative di istruzione e formazione su misura in relazione anche aspetti culturali del paese ospitante. Questi programmi non solo facilitano l’integrazione dei migranti nella forza lavoro legale, uscendo quindi da forme di lavoro non contrattualizzato e al nero, ma migliorano anche le loro competenze professionali e la qualità complessiva dell’assistenza che forniscono. Tale formazione professionale mirata, dimostra il potenziale per migliorare sia la stabilità economica dei lavoratori migranti sia la qualità dei servizi in settori critici come l’assistenza sanitaria (Santini et al., 2022).
Le innovazioni tecnologiche possono rappresentare un supporto cruciale per l’inclusione degli studenti provenienti da contesti svantaggiati. Il progetto WISE in Italia, ad esempio, utilizza modalità on line per supportare l’istruzione degli studenti costretti alla didattica a distanza, offrendo un modello che può essere usato anche per bambini e bambine migranti e rifugiati/e (Trentin, 2013). Questa iniziativa mostra il ruolo significativo che la tecnologia può svolgere nel creare ambienti educativi più facilmente accessibili, in particolare per gli studenti che potrebbero incontrare barriere nel poter frequentare fisicamente la scuola, definiti homebound.
L’analisi degli studi relativi alle strategie educative a livello internazionale e italiane per l’inclusione dei bambini con background migratorio, rifugiati e/o appartenenti a minoranze native rivela un insieme di approcci che, pur condividendo obiettivi comuni, si diversificano nelle modalità di implementazione e nelle priorità specifiche. A livello internazionale, si sottolinea l’importanza di politiche integrate e approcci olistici che operano su più dimensioni, come evidenziato da Vandenbroeck e Lazzari (2014) e da Neubauer (2023). Queste strategie tendono a considerare l’intersezione tra governance, servizi educativi, coinvolgimento delle famiglie e strategie didattiche, promuovendo un accesso equo all’istruzione di qualità. Interventi come il supporto linguistico plurilingue e l’uso delle tecnologie educative rappresentano importanti strumenti per affrontare le disuguaglianze educative e migliorare l’integrazione culturale.
In Italia, invece, l’attenzione si concentra maggiormente sul supporto linguistico attraverso programmi per l’apprendimento dell’italiano come L2, in ottica quindi compensativa, (Fassetta, 2015) e su interventi mirati al superamento della ‘segregazione educativa’ (Carlana et al., 2022). Nonostante la presenza di buone pratiche come il tutoraggio e le attività extracurriculari, il contesto italiano affronta sfide specifiche legate alla mancanza di risorse e al predominio di approcci frammentati. Le iniziative locali, spesso basate sul volontariato, rappresentano un’importante risorsa per promuovere l’inclusione, ma richiedono un maggiore coordinamento per raggiungere risultati più ampi e sostenibili nel tempo.
Entrambi i contesti, internazionale e italiano, evidenziano l’importanza di combinare interventi educativi, culturali, sociali e psicologici per rispondere alle esigenze dei bambini migranti. Nel caso specifico italiano, varie ispirazioni potrebbero essere tratte da esempi consolidati in altri paesi europei (Neubauer, 2023) per sviluppare politiche più sistemiche e inclusive, riducendo le disparità tra regioni e rafforzando il legame tra istituzioni scolastiche e comunità locali. Da questa comparazione, emerge come priorità la necessità di adottare un modello educativo flessibile che possa adattarsi alle specificità culturali e politiche, promuovendo al contempo la resilienza e il benessere degli studenti migranti supportandoli attraverso processi educativi che permettano loro di sviluppare appieno le proprie potenzialità.
L’inclusione educativa dei bambini e delle bambine migranti e rifugiati/e è una questione che richiede un impegno concertato a livello globale, nazionale e locale. La revisione della letteratura condotta in questo studio ha evidenziato l’importanza di approcci educativi integrati e multifocali, che non solo affrontano le sfide immediate legate alla lingua, alla cultura e alla disuguaglianza, ma che promuovono anche un cambiamento a lungo termine nei sistemi educativi. Le soluzioni efficaci non sono mai universali, ma devono essere adattate alle specificità di ciascun contesto, tenendo conto delle diverse dimensioni sociali, politiche e culturali che caratterizzano le esperienze migratorie.
Alcune pratiche educative particolarmente promettenti identificate dagli studi presi in esame includono azioni di outreaching tramite, ad esempio, le biblioteche mobili e l’uso delle tecnologie, strumenti efficaci per superare barriere educative e nel fornire risorse essenziali in contesti difficili e spesso ai margini o fisicamente lontani dai presidi educativi. Inoltre, l’approccio linguistico ha un ruolo centrale nel favorire l’inclusione, evidenziando l’importanza di programmi di alfabetizzazione nella lingua madre e di supporto linguistico scolastico. Altri interventi, come i programmi di mentoring, l’inclusione di pratiche educative sensibili al genere e le collaborazioni tra scuole, famiglie e servizi sociali, sono emersi come fattori chiave per il successo accademico e sociale di questi bambini e bambine.
A livello nazionale, l’Italia presenta sfide particolari nell’affrontare l’integrazione dei bambini e delle bambine migranti, ma diversi interventi proattivi, come programmi linguistici mirati e politiche scolastiche inclusive, hanno già mostrato il loro potenziale. Le esperienze positive di inclusione in Italia, nonostante le difficoltà legate alla discriminazione e al razzismo, dimostrano che con un adeguato supporto e politiche educative sensibili alle diversità culturali e sociali, è possibile favorire un percorso educativo di successo per tutti i bambini e le bambine.
In generale, gli studi analizzati sottolineano che un approccio integrato, che combini interventi educativi, sociali e psicologici, è essenziale per garantire un’efficace inclusione dei bambini migranti e rifugiati. È fondamentale che le politiche educative siano progettate in modo da rispondere non solo alle necessità immediate, ma anche a quelle a lungo termine, promuovendo l’autonomia, la resilienza e il benessere dei bambini. La collaborazione tra istituzioni scolastiche, enti locali, organizzazioni non governative e comunità è essenziale per costruire un sistema educativo che non solo accolga, ma che sostenga attivamente i bambini e le bambine migranti nel loro percorso di integrazione.
Sebbene rimangano ancora aperte numerose questioni, i risultati di questi studi indicano che è possibile costruire soluzioni educative efficaci per studenti e studentesse con background migratorio, promuovendo la loro partecipazione attiva e il loro successo in un ambiente scolastico inclusivo, equo e culturalmente sensibile. L’approccio sistemico e multidimensionale alle sfide educative contemporanee rappresenta un passo importante verso un futuro in cui ogni bambino e bambina, indipendentemente dalla provenienza e dal background culturale e sociale, possa avere accesso a un’istruzione di qualità che favorisca la sua crescita a livello personale e collettivo.
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