Orthodox, Adapted, and Out of Place: Three Profiles of Montessori Primary School Teachers
Ortodossi, adattati e
fuori luogo: Ttre profili dell’’insegnante Montessori di scuola primaria
Stefano Scippo
Dipartimento 38 – Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione, Sapienza Università di Roma (Italy) – stefano.scippo@uniroma1.it
https://orcid.org/0000-0001-7603-1506
A recent meta-analysis on the effectiveness of Montessori education highlights the limited attention given to the teacher’s impact and the scarcity of studies in Europe and Italy, the birthplace of the method. This study analyses the profiles of Montessori primary school teachers through cluster analysis, based on data collected via a questionnaire administered to 329 Italian teachers. The analysis identified three distinct groups: only the first (N = 154) fully adheres to Montessori principles. The other two groups diverge for various reasons, including conflicts with elements of the educational system, such as assessment methods, limits on student autonomy, rigid schedules, non-individualised teaching, and age homogeneity in classes. The study underscores the need for reforms in the educational system to enable Montessori teachers to implement a more inclusive education focused on the holistic development of children.
Una recente metanalisi sull’’efficacia
dell’’educazione Montessori
rileva la scarsa attenzione all’’effetto dell’’insegnante, e pochi studi in Europa e
Italia, patria del metodo. Questo studio analizza i profili degli insegnanti
Montessori di scuola primaria attraverso un'’analisi
dei cluster, basata su dati raccolti tramite un questionario somministrato a
329 insegnanti italiani. L'’analisi ha identificato
tre gruppi distinti: solo il primo (N = = 154) aderisce pienamente ai
principi Montessori. Gli altri due gruppi si discostano per vari motivi, tra
cui conflitti con elementi del sistema educativo, come metodi di valutazione,
limiti all'’autonomia degli studenti,
orari rigidi, insegnamento non individualizzato e omogeneità d’’età nelle classi. Lo studio evidenzia la
necessità di riforme nel sistema educativo per permettere agli insegnanti
Montessori di applicare un’’educazione più inclusiva e
orientata allo sviluppo olistico dei bambini.
Montessori education, Teacher profiles, Primary school, Cluster analysis, Educational practices
Educazione Montessori, Profili degli insegnanti, Scuola primaria, Analisi dei cluster, Pratiche educative
The Author declares no conflicts of interest.
The Author
declares no conflicts of interest.August 22, 2024
The Author
declares no conflicts of interest.December 30, 2024
The Author
declares no conflicts of interest.December 31, 2024
Parole chiave:
educazione Montessori; profili degli insegnanti; scuola primaria; analisi dei
cluster; pratiche educative
L'’approccio
educativo ideato da Maria Montessori ebbe origine nei primi decenni del XX
secolo in un quartiere povero di Roma, noto come San Lorenzo. Oggi, a oltre un
secolo dalla sua nascita e diffusione, si contano 15.763 scuole Montessori
sparse in 154 Paesi in tutto il mondo (Debs et al., 2022). In Italia, dove il
metodo è tornato a radicarsi nel secondo dopoguerra, si è registrato un
significativo incremento del numero di strutture scolastiche che adottano
questa metodologia negli ultimi anni. In particolare, dal 2016 al 2021, le
sezioni a "“didattica differenziata
Montessori"” riconosciute dal MIUR
sono più che raddoppiate (Autor(s),
yearScippo, 2022).
Diverse ragioni possono spiegare questa crescita: a) l'’interesse
sempre maggiore delle famiglie per la pedagogia Montessori come valida
alternativa all'’istruzione tradizionale;
b) una più ampia attenzione pubblica, alimentata da eventi come la produzione
di una miniserie TV sulla Dottoressa Montessori o la notizia che il principe
George di Galles frequentava una scuola Montessori; c) l'’interesse
delle scuole pubbliche ad attivare sezioni Montessori per ottenere
finanziamenti aggiuntivi; d) l'’aumento del numero di
insegnanti specializzati, grazie all'’espansione dei corsi di
formazione Montessori (Autor(s), yearScippo, 2023b, 2023c).
A partire
dagli anni '‘60Sessanta, l'’importanza
storica e la diffusione mondiale dell'’educazione
Montessori hanno dato vita a una vasta letteratura empirica volta a verificarne
l'’efficacia e a valutarne gli effetti sull'’apprendimento. Queste ricerche sono state
recentemente sintetizzate in diverse rassegne della letteratura (Basargekar
& Lillard, 2021; Gentaz & Richard, 2022; Marshall, 2017) e in due
metanalisi (Demangeon et al., 2023; Randolph et al., 2023). Per quanto riguarda
i risultati sull'’efficacia del metodo
Montessori, Gentaz e Richard (2022) evidenziano come gli studi analizzati
producano risultati contrastanti, mentre entrambe le metanalisi (Demangeon et
al., 2023; Randolph et al., 2023) concordano nel riconoscere un effetto
positivo del metodo Montessori sui risultati scolastici. Tuttavia, le revisioni
concordano nell'’individuare diversi limiti
metodologici comuni tra gli studi sull'’argomento:
scarsità di studi con assegnazione randomizzata degli studenti ai gruppi,
mancanza di studi longitudinali, difficoltà nell'’individuare
gli elementi specifici del metodo Montessori responsabili dei risultati
positivi, mancanza di rappresentatività delle scuole Montessori esaminate,
mancata considerazione del numero di anni di esposizione al metodo, e campioni
di dimensioni ridotte.
Demangeon et al. (2023) sottolineano in particolare due
condizioni che limitano la possibilità di ottenere risultati validi sull'’efficacia dell'’educazione
Montessori. In primo luogo, la predominanza di studi condotti in Nord America
rispetto al resto del mondo. In particolare, sono rari gli studi condotti in
Europa, e nessuno è stato realizzato in Italia. Ciò è problematico perché la
regione in cui lo studio è stato condotto si è rivelata essere un fattore
moderatore dell'’effetto del metodo
Montessori sulle abilità sociali; di conseguenza, gli autori suggeriscono la
necessità di esplorare aree finora non investigate. In secondo luogo, gli studi
esaminati non considerano adeguatamente l'’impatto
dell'’insegnante, ““che può avere un enorme impatto sull’’efficacia dei metodi d’’insegnamento”” (Demangeon et al., 2023, p. p. 11). Il problema è che un insegnante
può anche avere conseguito un titolo e un accreditamento come insegnante
Montessori, ma cos’’è che lo rende davvero
montessoriano? Giacomo Cives (2001), storico della pedagogia e studioso di
Montessori, identifica le seguenti cinque caratteristiche che deve avere un
insegnante Montessori.
·
Umiltà, perché l’’insegnante deve superare
una visione adultocentrica ed autoritaria, per mettere al centro dell’’azione educativa il bambino e i suoi
bisogni, i suoi ritmi, le sue inclinazioni.
· Spirito scientifico, perché deve saper osservare con pazienza, curiosità, disponibilità a cogliere i bisogni del bambino messo in condizione di poter scegliere liberamente la propria attività.
·
Capacità di promuovere la ““normalizzazione””, cioè la capacità dell’’insegnante
di mettere in grado il bambino di controllare i propri movimenti, di sentire i
propri bisogni ed interessi e scegliere la propria attività in base ad essi.
·
Conoscenza esattissima e cura del materiale di sviluppo, perché l’’insegnante deve sapere per quale materiale è
pronto un bambino in un determinato momento del suo sviluppo.
·
Impegno per un’’educazione ““dilatatrice””.
L’’insegnante Montessori si impegna a livello
etico per un’’educazione alla crescita,
allo sviluppo individuale e sociale.
Dunque, per
controllare l’’effetto dell’’insegnante, bisognerebbe in primo luogo
misurare quanto ciascun insegnante Montessori si avvicini a questo ideale. In
secondo luogo, bisognerebbe misurare quali pratiche realmente adotta nelle
proprie classi. Il presente studio si propone quindi come studio esplorativo
che mira a rispondere alle seguenti domande: quanto gli insegnanti delle scuole
primarie Montessori in Italia si avvicinano a questo modello? Quanto le
pratiche educativo-didattiche che adottano sono coerenti con il modello
Montessori?
Per realizzare questo studio esplorativo si è scelto di
costruire un questionario e somministrarlo al maggior numero possibile di
insegnanti di scuola primaria Montessori in Italia. Il questionario raccoglie
informazioni sulle seguenti quattro aree.
· Anagrafica e servizio
· Formazione
· Caratteristiche personali
· Pratiche educativo-didattiche adottate
LLa tabella 1Tabella 1 riporta
la struttura del questionario e le variabili misurate per ciascuna delle
quattro aree considerate.
Tabella 1.
Struttura sintetica del questionario per insegnanti Montessori.
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La Tabella 1
riporta la struttura del questionario e le variabili misurate per ciascuna
delle quattro aree considerate.Di seguito si illustrano brevemente, per ciascuna delle
quattro aree, le variabili misurate e gli strumenti utilizzati.
Area |
Variabili |
Anagrafica and teaching service |
Età Sesso Servizio attuale in scuola Montessori o servizio di almeno 3 anni in una classe Montessori Anni di servizio |
Formazione |
Titolo di studio Specializzazione Montessori 0-3 Specializzazione Montessori 3-6 Specializzazione Montessori 6-12 |
Caratteristiche personali |
Umiltà Bisogno di chiusura cognitiva Credenze epistemiche |
Pratiche educativo-didattiche |
Ortodossia delle pratiche adottate |
Tabella 1. Struttura sintetica del questionario per insegnanti Montessori.
Di seguito si illustrano brevemente, per ciascuna delle quattro aree, le variabili misurate e gli strumenti utilizzati.
La prima area del questionario
riguarda l’’ambito anagrafico (età e
genere) e del servizio. In particolare, si domanda agli insegnanti se, al
momento della somministrazione, stanno lavorando in una scuola Montessori,
quanti anni di servizio hanno alle spalle, se hanno lavorato almeno tre anni in
una classe Montessori di scuola primaria, e di cosa si sono occupati
prevalentemente nella loro carriera (materie scientifiche, letterarie, tutte,
sostegno scolastico, inglese, eccetera).
Queste
informazioni servono perché il target dell’’indagine
sono gli insegnanti Montessori, definiti operativamente in questo modo: insegnanti
con abilitazione Montessori per la scuola primaria, oppure che lavorano in una
scuola primaria Montessori, oppure che vi hanno lavorato per almeno tre anni.
Nell’’ambito della formazione
rientrano due tipi di domande. La prima è sul titolo di studio, ed è stata
mutuata dal questionario somministrato agli insegnati italiani dall’’Invalsi per le Rilevazioni Nazionali e per l’’indagine TIMSS. La seconda riguarda l’’abilitazione Montessori. In Italia, ci sono
tre possibili abilitazioni, ciascuna per una differente fascia d’’età: 0-–3 anni, 3-–6
anni, 6–-11 anni.
Lavorare in una scuola Montessori
o aver conseguito un’’abilitazione Montessori
non significa necessariamente essere un insegnante Montessori ““ortodosso””,
ovvero fedele al modello Montessori. Come si è visto, Cives (2001) identifica
cinque caratteri dell’’insegnante Montessori.
Anche Turco (2016a) ha analizzato attentamente i testi di Maria Montessori, e
per ciascuno di essi ha ripercorso le sue indicazioni sulle caratteristiche che
deve avere l’’insegnante. Poi, nel
lavoro di dottorato (Turco, 2016b), ha individuato una lista di 16
caratteristiche dell’’insegnante Montessori. In
comune con lo schema di Cives (2001) ci sono tre caratteristiche: l’’umiltà, lo spirito scientifico e la
conoscenza del materiale di sviluppo. Dunque, nella presente ricerca si è
scelto di misurare le prime due ma non la conoscenza del materiale, perché le
insegnanti si sarebbero sentite valutate.
L’’umiltà è stata misurata
utilizzando una scala tratta dall’’Hexaco Personality
Inventory, cioè la scala Honesty-Humilty (10 item), che è stata validata in
Italia da Di Fabio e Saklofske) (2017). Lo spirito scientifico è stato misurato
usando due scale: la prima è la scala validata in Italia da Pierro et al.
(1995) che misura il Bisogno di Chiusura Cognitiva, ed è composta da 16 item;
la seconda è una scala che misura le credenze epistemiche, elaborata in seno
all’’indagine PISA dell’’OCSE (OECDPISA, 2017), ed è composta di 6 item.
Per identificare gli insegnanti
di scuola primaria Montessori più ortodossi, è essenziale raccogliere
informazioni non solo sulla loro formazione e su alcune caratteristiche
personali, ma soprattutto sulle pratiche educativo-didattiche che adottano in
classe. A tal fine, è stata utilizzata una scala di 63 item, la cui costruzione
e validazione sono dettagliate in AutorScippo (2023a)(s) (year). È opportuno
sottolineare che, per costruire questa scala, ci si è basati sulla check-list
elaborata da Caprara (2018) e sulla scala sviluppata da Murray et al. (2019)
negli Stati Uniti, validata su 170 insegnanti di scuola primaria Montessori. La
costruzione della scala di Murray et al. (2019) ha seguito un rigoroso
processo, dall'’elaborazione degli item
basata su un'’ampia analisi dei testi
montessoriani all'’analisi fattoriale
confermativa.
Per sviluppare
la scala utilizzata in questa ricerca, gli item proposti da Murray et al.
(2019) sono stati tradotti, adattati al contesto italiano, e successivamente
ampliati, con il risultato di una lista di 64 item. Di questi, 35 sono su una
scala di accordo a quattro livelli, mentre 29 sono su una scala di frequenza a
sette livelli, che chiede agli insegnanti quanto frequentemente adottino
specifiche pratiche, variando da ““mai o quasi”” a ““ogni
giorno, per buona parte del tempo di lavoro””.
Questi 29 item sono stati inclusi per rilevare la frequenza di alcune pratiche,
perché, ad esempio, la lezione frontale collettiva può essere utilizzata anche
nelle scuole Montessori, ma non quotidianamente.
Successivamente,
il questionario di 64 item è stato sottoposto a una fase di prova che ha
coinvolto 99 studenti di terza classe di una scuola secondaria di primo grado a
Roma, nessuno dei quali aveva frequentato scuole Montessori. L'’obiettivo era verificare come rispondessero
i non-montessoriani a determinati item. Ad esempio, ci si aspettava che
rispondessero con un accordo basso o nullo all'’item
““A mensa si usavano piatti di ceramica,
bicchieri di vetro, tovaglie di stoffa, stoviglie di metallo, eccetera””. Le risposte hanno in gran parte confermato
le aspettative, ma 10 item sono stati eliminati o modificati.
In una terza
fase, i 64 item sono stati somministrati a esperte formatrici montessoriane,
che sono state coinvolte per stabilire quali pratiche corrispondono all’’ideale dell’’educazione
Montessori. Alla fine di questa fase, sono stati eliminati o sostituiti 13 item
sui quali le formatrici non erano d’’accordo.
Il risultato di questa revisione è una scala di 63 item, con
un punteggio che varia da 0 a 189 punti. Ogni item contribuisce con un massimo
di tre punti, assegnati in base alla risposta allineata con la visione delle
esperte sulla scuola primaria ideale Montessori. La scala è stata
successivamente validata tramite l'’alfa di Cronbach,
ottenendo un valore di 0,927, e un'’analisi fattoriale
esplorativa che ha identificato otto fattori corrispondenti a otto sotto-scale.
Per raggiungere
il maggiore numero possibile di insegnanti, il questionario è stato preparato
come modulo Google e il link è stato inviato a scuole Montessori e associazioni
di insegnanti Montessori presenti sul territorio italiano. Nello specifico,
sono state utilizzate due liste, presenti sul sito web dell’’Opera
Nazionale Montessori (ONM): la prima è la lista delle 189 scuole Montessori
pubbliche e private che ospitano classi di scuola dell’’infanzia
o primaria Montessori ufficialmente riconosciute dal Ministero dell’’Istruzione italiano. La seconda è la lista
delle 40 associazioni territoriali affiliate o associate all’’ONM.
Scuole ed associazioni sono state contattate via e-mail, via
telefono e via WhatsApp. p. Per ogni scuola e
associazione, è stato individuato un referente, che è stato contattato più
volte per sollecitarlo a occuparsi della promozione della partecipazione all’’indagine da parte dei colleghi insegnanti.
Alla fine della fase di somministrazione, il questionario è stato compilato da 329 insegnanti Montessori di scuola primaria, di cui si illustreranno più avanti le caratteristiche socio-demografiche.
Si tratta di un campione di convenienza (Johnson &
Christensen, 2019), perché composto dalle persone che hanno voluto partecipare,
a seguito della richiesta giunta loro. Come sostengno Etikan et al. (2016) il
campionamento di convenienza è utile in termini di risorse, perché si concentra
sulle unità di analisi più accessibili per il ricercatore. D’’altro
canto, il campione di convenienza presenta degli svantaggi, il principale dei
quali consiste nel fatto che soffre delle limitazioni dovute all’’autoselezione dei partecipanti. Tali
limitazioni rendono il campione non rappresentativo dell’’intera
popolazione (in questo caso la popolazione degli insegnanti Montessori nella
scuola primaria italiana). Tuttavia, il campione raggiunto copre probabilmente
almeno un terzo della popolazione di riferimento. Infatti, nell’’anno scolastico in cui è stato somministrato
il questionario, in Italia erano attive 101 classi quinte di scuola primaria
Montessori e 130 classi prime (Scippo, 2022). Quindi, si possono sommare le 101
sezioni intere, ciascuna composta da cinque classi, più le 29 classi prime: il
totale è di 530 classi Montessori attive nella scuola primaria italiana. Se
usiamo la stima di 1,8 insegnanti per ogni classe[1], allora il corpo
docente delle scuole primarie Montessori in Italia conterebbe, per l’’anno scolastico della somministrazione,
circa 990 insegnanti. Il campione raggiunto dal questionario conta 329
insegnanti, corrispondente a un terzo della popolazione stimata. Dunque, tale
campione di convenienza si caratterizzerebbe comunque come rappresentativo a
fronte di appropriate inferenze induttive.
L’’analisi
dei dati è stata svolta in due fasi con il software statistico SPSS versione 29. Nella prima fase, sono state esplorate
le distribuzioni di frequenze e statistiche descrittive univariate sulle
variabili relative all’’anagrafica, al servizio e
alla formazione degli insegnanti che hanno compilato il questionario. Per
delineare le caratteristiche generali del corpo docenti Montessori nel suo
complesso, le distribuzioni di frequenze sono state comparate con statistiche disponibili
sul corpo docenti della scuola primaria italiana.
Nella seconda
fase, è stata realizzata una analisi dei cluster seguendo le indicazioni di
Huberty et al. (2005), con l’’obiettivo di individuare
diversi profili degli insegnanti Montessori.
In questo tipo
di analisi, i gruppi devono essere il più possibile differenziati tra loro
rispetto alle variabili oggetto dell’’analisi, e i membri di
ogni gruppo devono essere il più possibile simili tra loro. In particolare, in
questo caso è stata usata l’’analisi gerarchica, che
permette di scegliere a posteriori in quanti e quali gruppi debbano essere
classificati gli insegnanti.
L'’analisi è stata condotta utilizzando il
metodo Ward, articolata in tre fasi: esplorazione, selezione del numero di
cluster e assegnazione di ciascun caso al rispettivo cluster, con successivo
confronto tra i cluster.
La prima fase
ha lo scopo di esaminare come i casi si raggruppano in funzione della distanza
calcolata sulle seguenti variabili considerate rilevanti per il profilo di un
insegnante Montessori: età, numero di abilitazioni Montessori, anni di
servizio, punteggio negli otto fattori della scala di ortodossia delle pratiche
educativo-didattiche, punteggio generale sulla stessa scala, punteggio sulla
scala del Bisogno di Chiusura Cognitiva, punteggio sulla scala che misura le
credenze epistemiche, punteggio sulla scala di umiltà/onestà. L'’analisi ha prodotto un dendrogramma, un
grafico che mostra visivamente i casi raggruppati in piccoli gruppi, che a loro
volta si aggregano in gruppi più grandi, fino a formare un unico gruppo
complessivo.
La seconda
fase mirava a determinare il numero ottimale di gruppi in cui suddividere il
campione. Il criterio adottato è stato quello di identificare il numero minimo
di gruppi per i quali tutte le differenze tra le distribuzioni dei punteggi
delle variabili risultassero significative secondo l'’ANOVA.
Inizialmente, è stata calcolata l'’ANOVA per due gruppi, ma
le differenze nelle variabili età e Bisogno di Chiusura Cognitiva non sono
risultate significative (con p
< < 0,05).
Dunque, è stata eseguita l'’ANOVA per tre gruppi, e
tutte le differenze sono risultate significative. Quindi, è stata scelta la
suddivisione in tre gruppi, che corrispondono a tre differenti profili di
insegnanti Montessori della scuola primaria.
I risultati dell’’indagine sono presentati
in due sotto-paragrafi. Il primo è dedicato alle distribuzioni di frequenza
sulle variabili relative all’’anagrafica, al servizio e
alla formazione degli insegnanti raggiunti dall’’indagine.
Il secondo è dedicato all’’analisi dei cluster che
tiene in considerazione anche le variabili relative alle loro caratteristiche
personali e alle pratiche educative adottate.
Il questionario ha coinvolto 329
insegnanti di scuola primaria Montessori. Dal punto di vista anagrafico, l'’età media degli intervistati è di 45,92
anni, con un'’esperienza di servizio
media di 16,23 anni. Le donne costituiscono il 96,4% del campione. Se
confrontiamo questi dati con quelli del corpo docente della scuola primaria in
Italia, si nota che il campione è leggermente più giovane rispetto alla media
nazionale, che, secondo i dati Invalsi del 2017, era di circa 52,5 anni[2].
Non emergono differenze significative nella distribuzione di genere tra il
campione e la popolazione docente italiana della scuola primaria, dove le donne
rappresentano il 95,9%[3].
In merito all'’esperienza professionale,
i 329 insegnanti si suddividono in tre categorie:
· 304 insegnavano in sezioni di scuola primaria Montessori;
·
17 non lavoravano in classi Montessori della primaria, ma
possedevano l'’abilitazione Montessori
per la fascia 6-11 anni;
·
otto insegnavano in Case dei Bambini (scuola dell'’infanzia) e avevano accumulato almeno tre
anni di esperienza in una classe Montessori della primaria.
Per quanto
concerne il titolo di studio, il 65,7% del campione possiede un titolo
post-secondario o universitario. Questo dato è interessante se confrontato con
le rilevazioni nazionali Invalsi del 2017, che indicano che solo circa un terzo
degli insegnanti della scuola primaria in Italia ha un titolo di studio
post-secondario o universitario (Scippo et al., 2020). Dunque, tra gli
insegnanti Montessori di scuola primaria c’’è
una percentuale maggiore di persone con titolo universitario, rispetto alla
popolazione degli insegnanti italiani, forse anche a causa della più giovane
età.
Infine, per
quanto riguarda l’’abilitazione Montessori, l’’82,7% possiede l’’abilitazione
per la scuola primaria, il 4,3% lo stava conseguendo al momento della
somministrazione del questionario, il 13,1% (43 insegnanti) non aveva l’’abilitazione Montessori per la scuola
primaria. Questo è possibile perché, come si è visto, l’’indagine
considera insegnanti Montessori di scuola primaria anche gli otto insegnanti
senza abilitazione per la fascia d’’età 6-11, ma che hanno
lavorato per almeno tre anni in una classe di scuola primaria Montessori. I 35
insegnanti rimanenti potrebbero essere insegnanti di sostegno che lavorano in
una classe primaria Montessori (ma per i quali non è richiesta l’’abilitazione Montessori) oppure insegnanti
chiamati per fare delle sostituzioni annuali, ai quali a volte le scuole sono
costrette a ricorrere quando non trovano insegnanti con l’’abilitazione.
Tuttavia, c’’è da dire che, di questi
43 insegnanti senza abilitazione Montessori per la scuola primaria, 13 hanno l’’abilitazione Montessori per altre fasce d’’età; quindi, di questi 43 insegnanti, la
maggior parte ha una formazione Montessori fatta sul campo, ed alcuni hanno si
sono formati anche in un corso abilitante, sebbene non specifico per la fascia
d’’età 6–-11.
In sintesi, il campione raggiunto è costituito da insegnanti, quasi tutte di sesso femminile, mediamente più giovani degli insegnanti non-Montessori, e piuttosto preparate: molte hanno titoli di studio universitario e una o più abilitazioni Montessori. Resta da capire se hanno caratteristiche personali montessoriane (umiltà e spirito scientifico) e quanto adottino pratiche coerenti con i principi Montessori.
Come descritto nel paragrafo dedicato all’’analisi
dei dati, l'’analisi dei cluster è
stata effettuata su un insieme di variabili ritenute rilevanti per l'’ortodossia montessoriana. Nella prima fase,
l'’analisi ha prodotto il dendrogramma mostrato
nellain figura 1Figura 1. dei materiali supplementari (Scippo, 2024).
Figura 1.
Figura 1.
Durante la seconda fase, sono stati identificati tre gruppi
per i quali, secondo l'’ANOVA, tutte le differenze
nelle distribuzioni dei punteggi delle variabili risultavano significative (p < < 0,05). Il dendrogramma con i
tre gruppi evidenziati è riportato in
nella figura
2Figura 22 dei materiali supplementari..
Figura 2.
Figura 2.
Successivamente, sono state esaminate le differenze tra i tre gruppi per delineare i profili degli insegnanti appartenenti a ciascun gruppo.
Tabella 2.
Differenze tra i tre gruppi di insegnanti di scuola primaria Montessori.
Variabile |
Gruppo 1 (N |
Gruppo 2 (N |
Gruppo 3 (N |
Età |
42,34 |
50,61 |
44,62 |
Anni di servizio |
12,14 |
22,35 |
12,53 |
Numero di abilitazioni Montessori |
2,16 |
2,36 |
1,44 |
Umiltà/onestà |
5,12 |
5,13 |
4,68 |
BCC |
2,92 |
3,13 |
2,81 |
Credenze Epistemiche |
4,66 |
4,34 |
3,94 |
Ortodossia montessoriana |
142,54 |
123,31 |
84,42 |
F1. Fondamenti Montessori |
0,51 |
0,00 |
-1,76 |
F2. Contaminazioni |
-0,46 |
0,27 |
0,82 |
F3. Pratiche meno diffuse |
0,46 |
-0,09 |
-1,32 |
F4. Partecipazione individuale al gruppo |
0,31 |
-0,03 |
-0,97 |
F5. Cancelleria e giochi in comune |
0,19 |
-0,04 |
-0,54 |
F6. Pratiche più diffuse |
0,44 |
-0,22 |
-0,85 |
F7. Sostituzione e presentazione collettiva del materiale |
-0,09 |
0,34 |
-0,69 |
F8. Cibo e mensa |
0,32 |
-0,19 |
-0,55 |
Tabella 211. Differenze
tra i tre gruppi di insegnanti di scuola primaria Montessori.
Per iniziare,
guardando alle variabili anagrafiche, risulta che l’’età
media del gruppo 2 (50,61) è significativamente più alta di quella dei gruppi 1
(42,34) e 2 (44,62). Di conseguenza, è più alta anche la media degli anni di
servizio: 22,35 anni per il gruppo 3 versus i 12,14 anni del gruppo 1 e
i 12,53 anni del gruppo 3.
Dalla variabile età probabilmente dipende anche il numero di
abilitazioni Montessori conseguite. Il gruppo 3, che è più anziano, ha
mediamente 2,36 abilitazioni Montessori. Questo significa che molti insegnanti
appartenenti a questo gruppo hanno conseguito un’’abilitazione
Montessori per ciascuna delle fasce d’’età
per cui tale abilitazione esiste: 0-3 anni, 3-6 anni e 6-11 anni. Ma il dato
più interessante, che sembra già segnalare quale sia il gruppo degli insegnanti
più ortodossi, riguarda la differenza tra il gruppo 1 e il gruppo 3: nonostante
questi gruppi abbiano mediamente la all’’incirca
la stessa età, il gruppo 1 ha conseguito una media di 2,16 abilitazioni
Montessori, mentre il gruppo 3 ne ha solamente 1,44. Per approfondire questa
differenza, e verificare l’’ipotesi emergente che il
gruppo 1 sia quello più montessoriano, è necessario esplorare le
caratteristiche personali e le pratiche didattiche adottate.
Partendo dalle caratteristiche
personali, nella Tabella 2 si può osservare che i gruppi 1 e
2 hanno un alto punteggio medio di umiltà (rispettivamente 5,12 e 5,13), mentre
il gruppo 3 ha una media significativamente più bassa (4,68). Ricordiamo che,
secondo Cives (2001), l’’umiltà è la caratteristica
più importante di un insegnante Montessori. La seconda caratteristica più
importante è lo ““spirito scientifico””, che in questa ricerca è stato misurato con
la scala di Bisogno di Chiusura Cognitiva (Pierro et al., 1995) e con la scala
sulle credenze epistemiche (OECDPISA, 2017). Il Bisogno di
Chiusura Cognitiva
““va prospettato […] in termini di continuum che
va da un estremo caratterizzato da impazienza cognitiva, impulsività, tendenza
a prendere decisioni non giustificate, rigidità
di pensiero e riluttanza a considerare soluzioni alternative (alto Bisogno di
Chiusura Cognitiva) a un altro caratterizzato da esperienza soggettiva di
incertezza, indisponibilità ad impegnarsi esplicitando un’’opinione definitiva, sospensione di giudizio,
frequente proposta di soluzioni alternative (basso Bisogno di Chiusura
Cognitiva)””. (Pierro et al., 1995, p.
p. 127).
Lungo questo
continuum, possiamo osservare che il Gruppo 1 ha il punteggio medio più
equilibrato (2,92), che corrisponde probabilmente a un atteggiamento
caratterizzato da pazienza cognitiva, tendenza a prendere decisioni né certe,
né incerte, ma probabili, perché basate sull’’osservazione
di un fenomeno. In due parole, un ““atteggiamento scientifico””. Invece, il gruppo 2 ha un punteggio (3,13)
che si avvicina più ad un alto Bisogno di Chiusura Cognitiva e il gruppo 3 ha
un punteggio (2,81) che si avvicina più ad un basso Bisogno di Chiusura
Cognitiva.
Inoltre, il gruppo 1, tra i tre gruppi, è quello che ha il
punteggio più alto (4,66) sulla scala delle credenze epistemiche, una scala
composta da item come i seguenti: ““un buon modo di conoscere
se qualcosa è vero è fare un esperimento””
o ““a volte gli scienziati
cambiano idea su cos’’è vero””.
Riguardo alle pratiche adottate, quasi tutte le differenze più ampie si trovano tra il gruppo 1 e il gruppo 3, che sembrano dunque essere i gruppi degli insegnanti rispettivamente più ortodossi e meno ortodossi.
Il gruppo 1, infatti, ha i valori medi più alti nella scala di ortodossia delle pratiche educativo-didattiche (142,54). Di conseguenza, ha i valori medi più alti anche nei fattori che esprimono una maggiore ortodossia, come ad esempio il fattore 1, e i valori medi più bassi nei fattori che esprimono una minore ortodossia.
Entrando nello
specifico dei fattori, il fattore 1 è saturato da item come i seguenti: ““Nella mia aula c'’erano
banchi leggeri ad isola e negli scaffali c'’erano
soprattutto materiali Montessori””; ““I
bambini sceglievano quale lavoro o attività svolgere””;
““I bambini avevano accesso a una serie
completa di materiali Montessori, che veniva esposta un po'’
alla volta””; ““I
bambini decidevano dove lavorare””; ““Presentavo
un materiale Montessori a uno/due bambini per volta””;
““I bambini mantenevano pulita e ordinata la
classe””; ““Usavo
sempre (o quasi) un tono di voce basso””;
““Ogni giorno si lavorava per almeno 3 ore
ininterrottamente””. Il fattore 2, invece, è
relativo a quanto la didattica di un insegnante Montessori è contaminata da
pratiche non montessoriane. Esso è saturato da item come: ““A
fine quadrimestre, di solito assegnavo voti numerici differenziati””; ““Per
andare al bagno, i bambini chiedevano permesso””;
““I bambini facevano esercizi su schede o sul
libro di testo dopo la mia lezione””. Stesso discorso vale per
il fattore 7, saturato da item come ““Presentavo un materiale
Montessori a tutta la classe””.
Il gruppo 3,
invece, in confronto agli altri gruppi, ha il punteggio medio più basso sulla
scala di ortodossia e, quindi, il punteggio medio più basso sul fattore 1 e il
più alto sul fattore 2. Questo è segno che la didattica di questo gruppo è più
contaminata e meno rispettosa delle pratiche fondamentali dell’’educazione Montessori.
Come illustrato nell’’introduzione, il presente studio si propone
come studio esplorativo mirato a rispondere alle seguenti domande: quanto gli
insegnanti delle scuole primarie Montessori in Italia si avvicinano a questo
modello? Quanto le pratiche educativo-didattiche che adottano sono coerenti con
il modello Montessori?
Per rispondere a queste domande,
è stata effettuata un’’analisi dei cluster dalla
quale sono emersi tre gruppi di insegnanti con caratteristiche distinte. Il
gruppo 1, che è il più numeroso (N
= = 154),
è un gruppo mediamente piuttosto giovane e, quindi, con non molti anni di
servizio alle spalle. Nonostante la giovane età, questo gruppo ha conseguito
mediamente già più di due abilitazioni Montessori. Ha un alto livello medio di
umiltà e di ““spirito scientifico”” e le pratiche adottate in aula sono
altamente coerenti con i fondamenti dell’’educazione
Montessori e poco contaminate da altre pratiche non montessoriane. Potremmo
dire che il gruppo 1 è senz’’altro il gruppo degli
insegnanti più ortodossi, che si avvicinano di più al modello dell’’insegnante Montessori sia in termini di
caratteristiche personali, sia in termini di pratiche educativo-didattiche
adottate.
Il gruppo 3,
che è il meno numeroso (N = = 45), ha
caratteristiche analoghe al gruppo 1 da un punto di vista anagrafico (età media
bassa e non molti anni di servizio alle spalle), ma ha caratteristiche opposte
da un punto di vista dell’’ortodossia montessoriana.
In primo luogo, fra tutti e tre i gruppi individuati, ha i punteggi medi più
bassi sulle scale che misurano l’’umiltà e lo spirito
scientifico. In secondo luogo, le pratiche didattiche adottate da questo gruppo
tendono a non rispettare i fondamenti dell’’educazione
Montessori e sono piuttosto contaminate da pratiche che non dovrebbero essere
presenti nelle classi Montessori: assegnare voti numerici differenziati agli
studenti, limitare la loro autonomia e libertà, fare spesso lezioni collettive,
eccetera. Questo gruppo di insegnanti sembra non avere una forte motivazione a
aderire al modello Montessori, e questo è confermato dal fatto che, mediamente,
il gruppo ha solo 1,44 abilitazioni Montessori. Sembra dunque che gli
insegnanti appartenenti a questo gruppo abbiano voluto prendere l’’abilitazione Montessori perché essa, com’’è noto, riduce il numero di anni di
precariato e rende più rapido il processo per ottenere un contratto a tempo
indeterminato (Eurydice, 2018). Una volta conseguito il posto in una scuola
Montessori, gli insegnanti appartenenti a questo gruppo probabilmente rimangono
a lavorare in queste scuole (senza chiedere trasferimento altrove) ma
aderiscono in modo molto parziale ai principi dell’’educazione
Montessori. In sintesi, se il gruppo 1 può essere chiamato come il gruppo degli
ortodossi, il gruppo 3 può essere chiamato come il gruppo degli insegnanti ““fuori luogo””.
Infine, c’’è il gruppo 2, che è piuttosto
numeroso (N = = 130), ha l’’età media più alta (50,61 anni) e, quindi,
ha molti anni di servizio alle spalle. Ha mediamente più abilitazioni
Montessori (2,36) rispetto agli altri due gruppi, un alto livello medio di
umiltà e un buon livello di ““spirito scientifico””, benché abbia un alto livello di Bisogno di
Chiusura Cognitiva (3,13), forse legato all’’età
avanzata. Il livello di ortodossia delle pratiche è più alto rispetto a quello
del gruppo 3, ma è più basso rispetto a quello del gruppo 1. Dunque, questo
gruppo, pur avendo le caratteristiche personali richieste a un’’insegnante Montessori, si adatta alle prassi
della scuola tradizionale e, pertanto, può essere considerato come il gruppo
degli insegnanti ““adattati””. Una possibile interpretazione ulteriore è
che almeno parte di questo gruppo sia una sorta di evoluzione del gruppo 1: si
tratterebbe di insegnanti che hanno iniziato la propria carriera motivati e
fedeli ai principi montessoriani ma poi, anno dopo anno, si sono stancati di
mantenersi fedeli a certe pratiche, anche perché, come si vedrà nel prossimo
paragrafo, non è facile farlo.
Come si è visto dai risultati, meno della metà del campione raggiunto riesce a implementare fedelmente le pratiche previste dal modello Montessori, e questo probabilmente si deve a una serie di ostacoli imposti dalle regole e dalle prassi della scuola italiana. Di seguito sono presentati brevemente questi ostacoli, di cui si è parlato diffusamente in Scippo (2023b; 2023c).
Il primo
ostacolo riguarda l'’organizzazione oraria
molto frammentata delle scuole primarie italiane, che non consente ai bambini
di lavorare autonomamente per almeno tre ore ininterrottamente, come richiesto
dai criteri dell'’Associazione Montessori
Internazionale degli Stati Uniti. Questa frammentazione riduce il tempo
dedicato all'’apprendimento individuale
e porta gli insegnanti a fare più lezioni collettive. La grandezza della scuola
e il basso numero di insegnanti reclutati aumentano la frammentazione. Per
superare questo ostacolo servirebbero scuole più piccole e il reclutamento di
più insegnanti.
Il secondo
ostacolo si riferisce ad alcune regole igienico-sanitarie. Nelle mense, spesso
l'’uso di tovaglie e vettovaglie di plastica e
carta impediscono ai bambini di imparare a usare tovaglie di stoffa e
vettovaglie di ceramica, vetro e metallo. Allo stesso modo, nei bagni, certe
prassi impediscono ai bambini di utilizzare le sacchette dell’’igiene personale, riducendo le opportunità
di apprendimento della ““vita pratica”” (Montessori, 1948). Queste restrizioni
rendono evidente l’’esigenza che le scuole
Montessori abbiano dirigenti formati sul metodo Montessori e, in generale,
questi problemi rendono evidente come sarebbe necessario dare più importanza
alla formazione pedagogica dei Dirigenti Scolastici (Notti, 2020).
Il terzo
ostacolo è rappresentato dal sistema di valutazione scolastica che, fino al
2020, richiedeva l'’utilizzo di voti numerici
almeno due volte l'’anno, in netto contrasto
con l'’approccio Montessori
(Becker et al., 2023). Recentemente, la normativa ha sostituito l’’uso dei voti numerici con giudizi
descrittivi, ma senza un’’adeguata formazione, il
rischio che anch’’essi siano utilizzati in
modo simile ai voti numerici è alto (Corsini et al., 2023).
Infine, c’’è il problema della divisione dei bambini in
classi di età. Mentre l'’Associazione Montessori
Internazionale degli Stati Uniti suggerisce classi con intervalli di età di
almeno tre anni, solo il 12% delle sezioni Montessori in Italia ospitano
bambini di diverse età (Scippo, 2022). La diffusione di scuole più piccole o la
presenza di dirigenti con una formazione Montessori potrebbero favorire la
creazione di classi con età miste.
Tutti questi
ostacoli rendono difficile l’’implementazione fedele del
modello Montessori e, probabilmente, anche insegnanti motivati durante i primi
anni della propria carriera (come quelli del gruppo 1), con il passare degli
anni si stancano, si irrigidiscono e, pur continuando a credere nell’’educazione Montessori, abbassano il livello
di ortodossia delle proprie pratiche (come fanno gli insegnanti del gruppo 2).
Per evitare questa evoluzione, sarebbe necessario rimuovere gli ostacoli individuati, ad esempio reclutando più insegnanti, promuovendo scuole più piccole e dando più importanza alla formazione pedagogica dei dirigenti. Si tratta di riforma che farebbero bene non solo alla scuola Montessori, ma a tutto il sistema scolastico.
La presente ricerca ha due limiti principali, uno di validità interna, uno di validità esterna.
La validità interna è minacciata da una limitata affidabilità della scala che misura le pratiche adottate dagli insegnanti e da una limitata validità di contenuto del questionario.
In primo
luogo, è vero che la scala che misura le pratiche adottate dagli insegnanti ha
una buona affidabilità generale (l’’alfa di Cronbach ha un
valore di 0,927) ma gli insegnanti, quando sono interpellati sulle proprie
pratiche, ““spesso esagerano la
frequenza con cui espongono i propri studenti ad attività che sono viste
positivamente dagli altri”” (Peña-LópezPISA, 2016, p. p. 63). Un’’insegnante
Montessori sa quale sarebbe l’’ideale di scuola
Montessori e, conscio degli ostacoli che impediscono di realizzare questo
ideale, potrebbe essere portato a sentirsi completamente responsabile di questa
mancata realizzazione e a dichiarare di adottare più pratiche ortodosse di
quelle che non adotta realmente. Per superare questo limite, sarebbe utile
somministrare la stessa scala anche a studenti o ex-studenti degli insegnanti
raggiunti dalla presente indagine e triangolare le informazioni ed avere un’’immagine più affidabile di ciò che avviene
davvero nelle classi Montessori.
In secondo
luogo, il questionario ha una validità di contenuto limitata, perché sono state
misurate solo due caratteristiche personali degli insegnanti: l’’umiltà e lo spirito scientifico. Le
teorizzazioni prese a riferimento (Cives, 2001; Turco, 2016b) prendono in
considerazione anche altre variabili, come la conoscenza del materiale di
sviluppo. Questa variabile non è stata misurata per evitare che gli insegnanti
si sentissero valutati. Per superare questo limite, si potrebbe impostare una
ricerca basata sull’’osservazione esterna, da
parte di esperti formatori montessoriani, delle pratiche adottate dagli
insegnanti, come ad esempio hanno fatto Culclasure et al. (2018). Tuttavia,
anche l’’osservazione esterna
potrebbe portare gli insegnanti ad adottare pratiche più ortodosse solo mentre
sono osservati, per poi tornare alle proprie abitudini una volta che l’’osservazione è terminata. Una soluzione
alternativa sarebbe quella di misurare la conoscenza del materiale di ciascun
insegnante quando finisce il corso per conseguire l’’abilitazione
e poi rendere disponibile questa informazione ai ricercatori che vogliano
considerare questa variabile nei loro studi.
Passando alla
validità esterna dell’’indagine, essa è
minacciata dal fatto che il campione raggiunto è un campione di convenienza
(Johnson & Christensen, 2019); quindi, le conclusioni raggiunte non possono
essere generalizzate alla popolazione di riferimento. Questo limite non può
essere superato con un campionamento probabilistico, perché non esiste una
lista di campionamento degli insegnanti Montessori di scuola primaria in
Italia. Di conseguenza, l’’unico modo per rendere più
rappresentativo il campione è replicare l’’indagine
tentando di raggiungere più di un terzo degli insegnanti appartenenti alla
popolazione.
Il presente studio si proponeva di esplorare caratteristiche e pratiche degli insegnanti Montessori delle scuole primarie in Italia, cercando di definire in che misura essi aderissero al modello Montessori.
Il questionario utilizzato a tal fine ha raggiunto un campione di convenienza e non tutta la popolazione di riferimento. Inoltre, sono state misurate solo alcune delle caratteristiche che definiscono un insegnante ortodosso (Cives, 2001; Turco, 2016a) e la scala che misura le pratiche adottate (Scippo, 2023a) tiene conto solo del punto di vista degli insegnanti e non anche degli studenti.
Nonostante
questi limiti, il campione raggiunto copre circa un terzo della popolazione di
riferimento stimata e l’’analisi dei cluster è
servita per delineare tre possibili profili dell’’insegnante
Montessori, di cui solo uno può essere definito ““ortodosso””.
Ulteriori
ricerche dovrebbero triangolare le informazioni raccolte dagli insegnanti sulle
loro pratiche con informazioni raccolte dai loro studenti, e dovrebbero
considerare più caratteristiche, per verificare, su un campione più ampio, l’’ipotesi che il modello Montessori riesca ad
essere realizzato solo da una minoranza di insegnanti più giovani e motivati.
Con ricerche di questo tipo, è possibile identificare gli insegnanti ortodossi
e verificare l’’efficacia dell’’educazione Montessori considerando l’’effetto dell’’insegnante.
Sarebbe utile anche verificare le ipotesi proposte sui possibili ostacoli che
impediscono la realizzazione del modello Montessori, sia in Italia, sia in
altri Paesi, come gli Stati Uniti d’’America, dove esiste una
tensione analoga tra il modello Montessori e le regole del sistema scolastico
(Culclasure et al., 2018).
Fare luce su
questi ostacoli potrebbe portare a una riflessione sul sistema scolastico
stesso la quale potrebbe argomentare in favore di una riforma di alcuni suoi aspetti
che ostacolano una diffusione di pratiche educative coerenti coi principi
Montessori, principi che ancora oggi possono essere valide risposte all’’esigenza di sviluppo, libero e in armonia
col mondo, di ciascun essere umano (Montessori, 1948).
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[1] La cifra di 1,8 insegnanti per classe è stata ottenuta dividendo il numero degli insegnanti nelle scuole primarie pubbliche nel 2014 (ultimo dato disponibile), che era di 250,202 unità, per il numero delle classi di scuola primaria pubblica nello stesso anno, che era di 135,237 unità (Fonte: http://dati.istat.it).
[2] Il dato è stato ottenuto dall'’elaborazione di dati elementari scaricati prima
dell'’introduzione della nuova procedura per l'’accesso ai dati Invalsi. Questi dati si
riferiscono alle Rilevazioni Nazionali del 2017, durante le quali l'’Invalsi ha somministrato online un questionario
a un campione rappresentativo composto da 2.262 insegnanti di seconda primaria
e 2.216 insegnanti di quinta primaria.
[3] Il dato è stato ottenuto
elaborando le informazioni disponibili sul sito https://dati.istruzione.it,
riferite all'’anno scolastico precedente rispetto a quello in
cui è stato somministrato il questionario.