Book Review of Il paradigma differente: L’educazione ambientale per i più piccoli by Anita Gramigna: Rethinking Environmental Education for the Youngest Through a Holistic Approach

 

Recensione de Il paradigma differente: L’educazione ambientale per i più piccoli di Anita Gramigna: Ripensare l’educazione ambientale per i più piccoli attraverso il pensiero olistico

 

Manuele De Conti

Università di Modena e Reggio Emilia (Italy) – mdeconti@unimore.it

https://orcid.org/0000-0003-4777-732X

 

REVIEWED BOOK

Gramigna, A. (2024). Il paradigma differente: L’educazione ambientale per i più piccoli. Milano: Biblion. 128 pp. € 16.00. ISBN-13: 9788833833774.

 

Il Green Deal è un insieme di iniziative politiche per rendere l’Unione Europea climaticamente neutra entro il 2050. Questo piano prevede l’introduzione di nuove normative in ambito economico e la revisione delle normative vigenti sulla base dei loro impatti climatici. Inoltre, sostiene la trasformazione dell’UE in una società equa e prospera con un’economia moderna e soprattutto competitiva. Ma è possibile risolvere i problemi ambientali causati dall’economia consumistica, dalla tecno-scienza e dalla loro infiltrazione ideologica in ogni ambito umano senza dover cambiare abitudini e modo di pensare? Non è forse una velleità, quando non un inganno, se addirittura le proposte di educazione ambientale presuppongono la separazione o la dicotomia fra natura e cultura, tra ambiente sociale e bios? E come è possibile formulare una proposta di educazione all’ambiente per i più piccoli, che si affranchi dall’attuale paradigma, verso una ricomposizione del rapporto tra l’uomo e ciò a cui l’uomo appartiene, nonché condizione della sua esistenza, ossia la natura?

Queste domande, o questi rompicapi, direbbe Thomas Kuhn (1996) autore di La struttura delle rivoluzioni scientifiche e iniziatore di un cambiamento radicale nella concezione delle scienze costituiscono la cornice problematica del testo di Anita Gramigna, Il paradigma differente. L’educazione ambientale per i più piccoli, che si propone la disamina epistemologica e lo smascheramento delle retoriche del paradigma egemonico al fine di configurare una proposta di formazione eco-sostenibile per i più piccoli, e non solo. Infatti: “non esiste un centro che separi il bambino o chiunque dal tutto perché quel chiunque non esisterebbe se non in relazione con il tutto” (Gramigna, 2024, p. 13).

Solo pensandoci parte della natura, che ci definisce ed è condizione della nostra sopravvivenza, possiamo renderci consapevoli dei rischi che corriamo e delle nostre responsabilità; solo con un nuovo immaginario ecologico possiamo desiderare un modo diverso di stare al mondo.

Il testo sottolinea come l’attuale modo di stare al mondo non è orientato da una ragione intesa in termini olistici, ossia universale e unitaria, ma da una razionalità puramente tecnica. Questo approccio è causa della ideologia dell’emergenza che guarda solo all’evento drammatico contingente senza essere in grado di coglierne la relazionalità sottesa. In questo senso la visione consumistica e tecno-scientifica è incapace di affrontare il problema ecologico perché le logiche di chi finanzia la scienza hanno scopi differenti e un focus esclusivamente antropocentrico a dispetto di orientamenti più comprensivi quali, ad esempio le posizioni biocentriche individualiste, quelle biocentriche olistiche o l’ecosofia. Si manifesta quindi la necessità di una nuova filosofia, un umanesimo ecologico che permetta all’essere umano di pensarsi parte del mondo biofisico. In consonanza con il pensiero di Edgar Morin, di Gregory Bateson, di Paulo Freire e dell’etica cristiana, tra gli altri, l’Autrice riconosce più che mai fondamentale imparare a disimparare, per favorire una visione nuova e disinquinante della mente e che conduca a un impegno politico-sociale fondato anche sulla capacità umana di donare. Questa proposta è un’educazione del pensiero, capace di mediare l’uscita dall’egocentrismo e dall’antropocentrismo. Qui il pensiero non deve essere inteso in modo riduzionistico, ossia come ricondotto alla sola logica lineare che, come indica il biologo e filosofo Francisco Varela, sviluppa domande riduttive e in prevalenza analitiche, ossia sempre ancorato alla prospettiva che l’esistenza sia sostanziale e materiale. La ragione deve dialogare invece con l’immaginazione, la sola capace di liberare la prima dai modelli consolidati e di porsi nuovi interrogativi e possibilità interpretative. Un’immaginazione che deve alimentare l’immaginario, e con esso la spinta politico-sociale, anche attraverso la sua trama utopica la quale, come riconosce il pedagogista brasiliano Paulo Freire, assieme al sogno è fattore di conoscenza e di speranza, stimolo di risorse interiori in direzione dell’impegno politico-educativo. Di più. Nel pensiero non dobbiamo integrare tra loro solo i versanti logico, immaginifico ed etico ma anche quello estetico, capace di aprirci allo stupore della natura e della nostra appartenenza a essa. E proprio l’Autrice, in Lo straordinario e il meraviglioso (2013), già esplicitava la funzione educativa della bellezza che soggioga la persona, la cattura sensualmente e radica i suoi contenuti nel pensiero, armonizzando percezione e intuizione. Bellezza che attraverso il dispositivo narrativo, con le sue immagini, metafore e ritmo, favorisce lo sviluppo delle personalità aiutando a conoscersi meglio.

L’esperienza di questo pensiero olistico, ossia un’epistemologia capace di superare le frammentazioni e le dicotomie in uno sguardo processuale sistemico, è la condizione della gran parte delle popolazioni mesoamericane. Tuttavia, sfortunatamente, sono una maggioranza priva di potere economico e politico e il potere finanziario ed economico, e il conseguente pensiero tecno-scientifico, si fanno strada, quando non lo corrompono. È in questo attuale e perturbato contesto che il culto sacrale della Ceiba, albero imponente capace anche di superare i 70 metri di altezza, continua ad alimentare da millenni l’immaginario e l’epistemologia di queste popolazioni. La Ceiba è il simbolo e congegno di un pensiero sostenibile in senso ecologico. È attraverso questo culto che i bambini e le bambine e gli esseri umani tutti comprendono di essere fatti della medesima sostanza degli alberi perché attraversati da quella stessa energia vitale. È attraverso le sue storie e allegorie che si attua quell’educazione ecologica capace di alimentare una concezione unitaria della vita, del pensiero e del sociale. E proprio i racconti della Ceiba possono costituire il dispositivo di un’educazione ecologica per i più piccoli capace di condurre a un paradigma differente. Quel paradigma differente che superando atomismo ed etnocentrismo permette di comprendere che siamo natura e che la vita è armonia tra elementi interrelati dove la biosfera è anche noosfera, ossia la sfera del pensiero, come la concepiva il gesuita Pierre Teilhard de Chardin, poiché la natura è pensante, e tutti i suoi elementi hanno intelligenza e sensibilità qualitativamente diverse. In Evoluzione e formazione nel pensiero di Teilhard de Chardin (2018), l’Autrice approfondisce questa idea e ne esplicita la sua valenza formativa. Il pensiero rappresenta una proprietà della vita, un effetto specifico della materia complessificata, ossia di una nuova combinazione organizzativa qualitativamente nuova. È qui che la materia diventa viva costituendo quella noosfera – la sfera pensante – che si sovrappone alla biosfera. Questo salto qualitativo, compiuto dall’essere umano rispetto agli altri primati, ne costituisce il suo specifico rendendo l’educazione un fattore esistenziale che sta al di sopra di qualsiasi addestramento specializzante o funzione strumentale (economica, lavorativa, ideologica, assiologica, ecc.).

Ma come trasmettere questa organica visione della vita ai bambini della prima infanzia? Come possono le e gli insegnanti trasmettere questa visione, facendola vivere e non semplicemente descrivendola? Il dispositivo che viene proposto dall’Autrice è la narrazione, perché la narrazione interpreta, evoca sensazioni, risveglia fantasie alimentando l’immaginario, impressionando l’emotività, arricchendo la mente di metafore. Un gioco, quello della narrazione con i più piccoli, che supera la parcellizzazione delle informazioni isolate e irrelate verso una saggezza sistemica, olistica, capace di provocare la sensibilità, la creatività e la responsabilità con cui dovremmo affrontare le problematiche ambientali. Un’avventura eretica rispetto ai saperi formalizzati e flessi sul tecnicismo della scuola contemporanea, capace di sfruttare un registro evocativo ed esplicativo nel contempo. Ed è proprio questo interscambio tra immaginazione e logica che costituisce uno dei contributi più interessanti che la narrazione offre ai processi cognitivi. Una narrazione che elabora le immagini della conoscenza, ne organizza i percorsi e ne struttura le logiche in percorsi creativi (Gramigna, 2014) presentandosi come trama e al tempo stesso struttura del pensiero. Anche di quello scientifico, come dimostra la continua, e a ora incompiuta, ricerca di un’interpretazione per la fisica quantistica, ossia di una narrazione coerente e che soddisfi e faccia convergere su di essa la comunità dei ricercatori. Una visione della narrazione non dissimile da quella sviluppata dallo psicologo Jerome Bruner in La cultura dell’educazione (2002), tra gli altri suoi volumi, intesa come modalità di pensiero e veicolo per la costruzione di significati, anche al di là delle norme condivise; un dispositivo con il quale costruiamo una versione di noi stessi nel mondo, immaginandoci un posto in esso. Riflessione, questa, che è tanto più pregnante quanto più si diffondono, anche in ambiente scolastico, narrazioni ecologiste che negano all’uomo un posto nell’ambiente, in quanto “cancro” del pianeta.

Con i racconti narrati nel testo, invece, non solo si può operare lo spostamento verso un paradigma differente, relazionale, responsabile, ispirato a un biocentrismo olistico di matrice epistemologica prima che etica, ma si opera un’operazione di disvelamento epistemologico capace di disvelare e destrutturare le retoriche che sottendono e riproducono il sistema dell’attuale crisi verso la costruzione di un tempo migliore.

 

Riferimenti bibliografici

 

Bruner, J. (2002). La cultura dell’educazione: Nuovi orizzonti per la scuola (Italian ed.). Feltrinelli.

Gramigna, A. (2013). Lo straordinario e il meraviglioso. Aracne.

Gramigna, A. (2014). Viaggio a Oaxaca: Un itinerario formativo nella narrazione. Aracne.

Gramigna, A. (2018). Evoluzione e formazione nel pensiero di Teilhard de Chardin: Lo specifico educativo. Unicopli.

Gramigna, A. (2024). Il paradigma differente: L’educazione ambientale per i più piccoli. Biblion.

Kuhn, T. S. (1996). The Structure of Scientific Revolutions. University of Chicago Press. https://doi.org/10.7208/chicago/9780226458106.001.0001