The socio-educational accountability of football academies
La rendicontazione socioeducativa delle scuole calcio
Dipartimento di Scienze Umane, Filosofiche e della Formazione, Università degli studi di Salerno (Salerno, Italy) – tdisanto@unisa.it
https://orcid.org/0000-0001-7151-7486
ABSTRACT
The recent amendment of Article 33 of the Constitution emphasises the social and educational importance of sport, equating free associationism in the sports sector with the educational mission of schools, albeit with different approaches. However, sports associations lack social accountability mechanisms like schools. This study analyses the role of football in promoting social inclusion and personal development. Forty-seven internal stakeholders from different football academies in the Potenza region were involved. They were administered a questionnaire consisting of 17 closed-ended questions. The Chi-square test assessed the relationships between the categorical variables and the significance of the response. The results show that football academies show openness to inclusion, but need additional training to deal with socio-educational challenges. Coaches should assume a broader educational role, while the Italian Football Federation could improve training for social inclusion, especially for individuals with special needs.
La recente modifica dell’articolo 33 della Costituzione enfatizza l’importanza sociale ed educativa dello sport, equiparando il libero associazionismo nel settore sportivo alla missione educativa della scuola, sebbene con approcci differenti. Tuttavia, le associazioni sportive mancano di meccanismi di rendicontazione sociale come le scuole. Questo studio analizza il ruolo del calcio nel promuovere l’inclusione sociale e lo sviluppo personale. Sono stati coinvolti 47 portatori di interesse interni provenienti da diverse accademie di calcio del potentino. È stato somministrato loro un questionario composto da 17 domande a risposta chiusa. Il test Chi-quadrato ha valutato le relazioni tra le variabili categoriali e la significatività della risposta. I risultati evidenziano che le scuole calcio mostrano apertura all’inclusione, ma necessitano di formazione aggiuntiva per affrontare sfide socioeducative. Gli allenatori dovrebbero assumere un ruolo educativo più ampio, mentre la Federazione Italiana Gioco Calcio potrebbe migliorare la formazione per l’inclusione sociale, specialmente per individui con bisogni speciali.
KEYWORDS
Sport, Social inclusion, Training, Youth football
Sport, Inclusione sociale, Formazione, Calcio giovanile
CONFLICTS OF INTEREST
The Author declares no conflict of interest.
RECEIVED
April 6, 2024
ACCEPTED
July 28, 2024
PUBLISHED
August 8, 2024
La legge Costituzionale 26 settembre 2023, n. 1 ha apportato modifiche all’articolo 33 della Costituzione Italiana al fine di introdurre espressamente lo sport tra i valori tutelati dalla Carta fondamentale (Legge Costituzionale 1/2023). Il testo rivisto afferma che: “La Repubblica riconosce il valore educativo e sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” elevando a rango costituzionale lo sport di élite, agonistico e promozionale ad una valenza pubblicistica qualunque ne sia il contenitore organizzativo, pubblico o privato. Per effetto di tale disposto costituzionale il libero associazionismo adempie, come la scuola, alla missione educativa nel contesto sociale seppur con metodi e procedure differenti. Le associazioni sportive, a differenza delle scuole, mancano di meccanismi di autoanalisi e autovalutazione che portano alla rendicontazione sociale. La rendicontazione sociale può essere definita come il processo attraverso il quale un’organizzazione, in questo caso le associazioni sportive, comunica in modo trasparente e accurato le proprie attività, impatti e risultati alla società e ai portatori di interesse (Raiola et al., 2023). Essa comprende la presentazione di informazioni riguardanti non solo i risultati finanziari, ma anche gli effetti sociali, ambientali ed economici delle azioni intraprese dall’organizzazione nei confronti dei portatori di interesse. In sostanza, essa mira a dimostrare come l’associazione sportiva stia contribuendo al benessere della comunità e alla realizzazione di obiettivi sociali più ampi.
I pochi studi condotti sul ruolo della rendicontazione nello sport si sono principalmente concentrati sulle organizzazioni sportive professionistiche (Reverberi et al., 2020; D’Angelo et al., 2021).
Questo fenomeno sociale può essere esteso anche ai piccoli portatori di interesse locali all’interno delle Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD), che rappresentano istituzioni socioeducative fondamentali per la promozione della formazione sportiva. Le ASD adottano modelli socioeconomici specifici con un forte valore educativo, svolgendo un ruolo cruciale nella trasmissione di principi di solidarietà, disciplina e cooperazione attraverso l’attività sportiva (García & Welford, 2015). Esse non sono solo luoghi di pratica sportiva, ma veri e propri centri educativi che promuovono valori di rispetto, fair play e integrazione sociale. Pertanto, il loro ruolo nella società va al di là del semplice ambito sportivo, incidendo positivamente sul benessere e lo sviluppo delle persone di tutte le età.
Sebbene ciascuna ASD possa essere di dimensioni modeste, l’insieme delle loro attività e il loro impatto sulla comunità locale sono di notevole importanza, contribuendo alla costruzione di una società più inclusiva e sana. La loro presenza e il loro impegno nel tessuto sociale rappresentano un pilastro fondamentale per lo sviluppo di giovani atleti e cittadini consapevoli (Janssens & Verweel, 2014).
Per approfondire la comprensione di questo fenomeno complesso, è opportuno adottare metodologie di ricerca innovative, come studi volti ad analizzare le percezioni e la consapevolezza dei portatori di interesse (Raiola et al., 2022; Witkowski et al., 2016).Nell’ambito dell’associazionismo sportivo, il calcio, è noto per svolgere un ruolo di ampio impatto nell’educazione e nella promozione di una società più inclusiva per la numerosità delle bambine e bambini coinvolti (Raiola et al., 2023; Tacon, 2007). Dalla 13a edizione del ReportCalcio, il rapporto annuale sul calcio italiano e internazionale sviluppato dal Centro Studi della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) in collaborazione con l’Agenzia di Ricerche e Legislazione (AREL) e PwC Italia nell’anno sportivo 2022–2023 è stato stimato un aumento di 210 mila tra giocatori e giocatrici in un anno, con un ritorno ai livelli pre-pandemici, un impatto socio-economico della pratica calcistica prodotto a beneficio del Sistema Paese stimabile in oltre 4,5 miliardi di euro (FIGC, 2023).
Questa influenza va ben oltre la mera pratica sportiva ai fini competitivi e ludici, contribuendo in modo significativo alla formazione dei caratteri dei partecipanti e alla promozione di una forma mentis aperta e tollerante (Coakley, 2015; Walters & Chadwick, 2009). Nella società contemporanea, caratterizzata da molteplici influenze e stimoli per i giovani, l’associazionismo sportivo emerge come un ambiente privilegiato per l’apprendimento di valori fondamentali (Holt et al., 2017; Tsorbatzoudis et al., 2006). Qui, i giovani hanno l’opportunità di interiorizzare principi come la disciplina, il rispetto delle regole e per gli altri, il lavoro di squadra e la perseveranza nel conseguire obiettivi prestativi attraverso l’esperienza diretta (DePauw & Gavron, 2005). Studi confermano che questa pratica sportiva extrascolastica è estremamente efficace nel plasmare il carattere dei giovani, preparandoli ad affrontare le sfide della vita con determinazione e passione (Fraser-Thomas et al., 2008). Promuovere questi valori non solo incide positivamente sulla crescita personale ma costituisce anche un pilastro fondamentale per la costruzione di una società inclusiva (Camiré et al., 2012). La disciplina e il rispetto promossi attraverso lo sport favoriscono la tolleranza e la comprensione reciproca, contribuendo così a creare un ambiente in cui le diversità sono rispettate e celebrate (Faulkner et al., 2015). Questo rappresenta un passo fondamentale verso la convivenza pacifica e l’abbattimento delle barriere sociali (Gibbs & Block, 2017).
L’associazionismo sportivo offre anche un luogo di socializzazione prezioso, in cui i giovani stabiliscono relazioni positive con i loro coetanei e con gli adulti coinvolti come allenatori o volontari (Cushion et al., 2003). Queste relazioni non sono effimere, ma spesso si trasformano in modelli di ruoli positivi e un sostegno emotivo nella vita dei giovani (Lyle & Cushion, 2010). In un’epoca in cui il senso di isolamento e l’alienazione sociale sono cause di crescente preoccupazione, l’associazionismo sportivo può assumere a valida alternativa e fungere da rifugio sociale, fornendo un’opportunità per costruire connessioni significative e stabili (Cunningham, 2019). È fondamentale riconoscere che l’associazionismo sportivo e il sistema scolastico non dovrebbero essere considerati come entità separate ma come componenti complementari dell’educazione e socializzazione (Frost et al., 2013). La sinergia tra questi due ambienti può generare risultati ancor più significativi (Harvey et al., 2014). I valori acquisiti attraverso lo sport possono essere integrati nell’educazione formale, creando così un quadro completo di sviluppo sociale ed emotivo per i giovani. Questo studio si propone di esaminare sperimentalmente il ruolo dello sport, in particolare del calcio, come strumento per promuovere l’inclusione sociale e lo sviluppo personale dei bambini e ragazzi, con particolare attenzione alle persone con Bisogni Educativi Speciali (BES) e ai migranti. Il problema principale affrontato è la mancanza di consapevolezza riguardo al ruolo educativo svolto dalle scuole calcio e alla loro capacità di promuovere l’inclusione sociale e culturale. Sorge quindi l’interrogativo se i portatori di interesse interni, come tecnici, allenatori, preparatori e dirigenti, comprendano appieno il loro ruolo non solo dal punto di vista sportivo ma anche educativo e sociale.
L’obiettivo principale di questo studio è quello di valutare la percezione dei portatori di interesse rispetto all’efficacia delle agenzie educative, come le scuole calcio, nel promuovere un approccio inclusivo e interculturale. Si mira anche a comprendere come queste agenzie possano contribuire in modo significativo allo sviluppo di competenze motorie, cognitive e sociali nei giovani partecipanti, fungendo così da pilastro nella costruzione di una società più inclusiva e tollerante.
Nella fase di selezione dei partecipanti, è stata prestata particolare attenzione a garantire una rappresentazione equa e significativa delle diverse categorie di portatori d’interesse interni delle scuole calcio nel territorio di Potenza e provincia. La selezione è stata condotta in modo accurato per riflettere la diversità di competenze e ruoli all’interno di queste organizzazioni sportive.
Il campione totale di 47 partecipanti, costituito da 28 maschi e 19 femmine con un età media di 31±4.1 anni, è stato suddiviso in sottogruppi che comprendevano 5 diplomati degli Istituti superiori di educazione fisica (ISEF), 14 laureati in Scienze Motorie, 15 possessori di licenze della Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), 13 collaboratori e dirigenti per raccogliere le percezioni e nelle opinioni disaggregate per diversa tipologia di portatori d’interessi interni per specificità di ruolo. I partecipanti sono stati reclutati attraverso un processo di campionamento casuale stratificato per garantire che il campione fosse rappresentativo delle scuole calcio nella regione, con particolare attenzione ai vari livelli di esperienza e formazione. Questo approccio ha contribuito a garantire che le conclusioni dello studio avessero una solida base di rappresentatività. L’ampiezza e la significativa rappresentatività del campione a livello territoriale lo rendono adatto a una discussione professionale e scientifica (Gobo, 2004). È stato garantito l’anonimato a tutti i partecipanti e sono state fornite informazioni complete e oneste sul contenuto, lo scopo e il processo dello studio in modo comprensibile.
La raccolta dei dati è stata effettuata tenendo conto delle implicazioni metodologiche e delle risorse economiche e umane disponibili. Su questa base, si è deciso di somministrare un questionario, la cui progettazione si è basata sulle dimensioni concettuali e sui relativi indicatori individuati durante la definizione dell’obiettivo dello studio. Alcuni studi in letteratura hanno dimostrato la validità del questionario nel rilevare le percezioni dei portatori di interesse (Fuller & Myerscoug, 2001; Raiola et al., 2022). Questo metodo è stato scelto per la sua capacità di fornire un’ampia gamma di informazioni in modo efficiente e accessibile, consentendo una valutazione completa delle percezioni e delle opinioni dei partecipanti.
Il design della ricerca è stato attentamente progettato per massimizzare la qualità e l’attendibilità dei dati raccolti. Il questionario, composto da 17 item, è stato sviluppato in modo rigoroso per garantire chiarezza e coerenza nelle domande poste ai partecipanti. La scala di Likert a cinque punti è stata utilizzata per sei quesiti per valutare le risposte dei partecipanti su una gamma di opzioni, consentendo un’analisi dettagliata delle loro opinioni. La distribuzione del questionario è stata pianificata con cura per evitare qualsiasi bias nella raccolta dei dati. Le domande sono state formulate in maniera neutra e non direttiva per evitare di orientare le risposte dei partecipanti. Prima della distribuzione, è stato eseguito un controllo preliminare per verificare la chiarezza e l’imparzialità del questionario. I partecipanti sono stati informati in modo completo e trasparente sullo scopo della ricerca e sulle modalità di risposta al questionario. L’uso di un campione rappresentativo e la distribuzione omogenea del questionario tra le diverse categorie di partecipanti hanno contribuito a garantire la validità dei dati raccolti.
Per analizzare i dati raccolti, è stata condotta un’analisi statistica dettagliata. La coerenza interna del questionario è stata valutata attraverso l’α di Cronbach e i relativi intervalli di confidenza (IC) al 95%. Un valore di α di Cronbach pari a 1 indica una perfetta affidabilità, mentre un valore di almeno 0.70 è considerato accettabile per la consistenza interna. Il test del Chi quadrato è stato impiegato per esaminare le relazioni tra le variabili categoriali. Questo test ha permesso di determinare se esistessero associazioni significative tra le diverse categorie di partecipanti e le loro risposte ai diversi item del questionario. I risultati dell’analisi statistica sono stati interpretati con attenzione per identificare tendenze, correlazioni e differenze significative tra le categorie di partecipanti. Per valutare il grado significatività è stato calcolato anche l’indice V di Cramer. Il livello di significatività è stato fissato a P ≤ 0.05. Le analisi dei dati sono state eseguite utilizzando il software Statistical Package for Social Science (IBM SPSS Statistics per Windows, versione 25.0, IBM, SPSS Inc., Armonk, NY, USA).
La coerenza interna dell’indagine è risultata elevata (coefficiente α di Cronbach [95% CI] 0.92 [0.89–0.94]; P ≤ 0.05). L’analisi dettagliata delle risposte alle singole domande del questionario in Tabella 1 fornisce una visione approfondita della percezione e delle pratiche delle scuole calcio presenti nel territorio di Potenza e provincia.
Domande |
Opzioni di risposta |
N |
% |
1. È favorevole alla presenza nella sua società di bambini/ragazzi provenienti da altri paesi? |
Sì |
34 |
72.3 |
No |
7 |
14.8 |
|
Non so |
6 |
12.9 |
|
2. È favorevole alla presenza di ragazzi con BES nella sua scuola calcio? |
Sì |
41 |
86.7 |
No |
1 |
2.2 |
|
Non so |
5 |
11.1 |
|
3. Pensa che il calcio sia uno sport in grado di promuovere l’inclusione sociale e culturale? |
Sì |
35 |
74.4 |
No |
2 |
4.2 |
|
Non so |
10 |
21.2 |
|
4. Quale qualificazione possiede? |
Laurea triennale in scienze motorie |
14 |
29.8 |
Diploma ISEF |
5 |
10.6 |
|
Qualifica rilasciata da federazione sportiva nazionale |
15 |
32 |
|
Altro |
13 |
27.6 |
|
5. Ritiene che un allenatore/tecnico sia anche educatore? |
Sì |
43 |
91.4 |
No |
0 |
0 |
|
Non so |
4 |
8.6 |
|
6. Quale apporto educativo sono in grado di fornire i tecnici nelle scuole calcio? |
Buono |
26 |
55.3 |
Sufficiente |
18 |
38.3 |
|
Insufficiente |
3 |
6.4 |
|
7. Come giudica la sua conoscenza sulle fasi sensibili, di crescita e di sviluppo dei bambini/ragazzi? |
Buona |
23 |
48.9 |
Sufficiente |
19 |
40.4 |
|
Insufficiente |
5 |
10.7 |
|
8. È in grado di valutare e intervenire in presenza di BES? |
Sì |
32 |
68.1 |
No |
11 |
23.4 |
|
Non so |
4 |
8.5 |
|
9. Quale mezzo, secondo lei, è più adeguato per integrare bambini stranieri e con BES nella squadra? (indicare anche più risposte) |
Esercizio tecnico |
8 |
17 |
Giochi che favoriscono la cooperazione |
44 |
93.6 |
|
Esercizi che promuovono il linguaggio del corpo |
26 |
55.3 |
|
Altro |
4 |
8.5 |
|
10. Qual è il suo livello di inglese? |
Alto |
13 |
27.8 |
Medio |
32 |
68.1 |
|
Basso |
2 |
4.1 |
|
11. Pensa che il calcio abbia un linguaggio universale, che possa unire culture e lingue diverse? |
Sì |
43 |
91.5 |
No |
1 |
2.1 |
|
Non so |
3 |
6.4 |
|
12. L’allenatore è una figura importante per la crescita sportiva ed educativa del bambino/ragazzo |
Completamente d’accordo |
17 |
36.1 |
Molto d’accordo |
13 |
27.7 |
|
Abbastanza d’accordo |
16 |
34 |
|
Poco d’accordo |
0 |
0 |
|
Per nulla d’accordo |
1 |
2.1 |
|
13. Lo scopo dello sport è la performance finale della partita |
Completamente d’accordo |
1 |
2.1 |
Molto d’accordo |
4 |
8.5 |
|
Abbastanza d’accordo |
12 |
25.5 |
|
Poco d’accordo |
18 |
38.3 |
|
Per nulla d’accordo |
12 |
25.5 |
|
14. Lo sport permette al singolo di autorealizzarsi ed esprimersi liberamente |
Completamente d’accordo |
16 |
34 |
Molto d’accordo |
20 |
42.6 |
|
Abbastanza d’accordo |
8 |
17 |
|
Poco d’accordo |
3 |
5.4 |
|
Per nulla d’accordo |
0 |
0 |
|
15. Rifarsi solo ad allenamenti tradizionali, magari usati dall’allenatore stesso in passato |
Completamente d’accordo |
2 |
4.3 |
Molto d’accordo |
0 |
0 |
|
Abbastanza d’accordo |
8 |
17 |
|
Poco d’accordo |
22 |
46.8 |
|
Per nulla d’accordo |
15 |
31.9 |
|
16. L’allenatore deve utilizzare solo l’approccio prescrittivo |
Completamente d’accordo |
3 |
6.4 |
Molto d’accordo |
0 |
0 |
|
Abbastanza d’accordo |
11 |
23.4 |
|
Poco d’accordo |
15 |
31.9 |
|
Per nulla d’accordo |
18 |
38.3 |
|
17. Nelle scuole calcio non svolgere esercizi che favoriscono la risoluzione di conflitti |
Completamente d’accordo |
2 |
4.3 |
Molto d’accordo |
1 |
2.1 |
|
Abbastanza d’accordo |
8 |
17 |
|
Poco d’accordo |
11 |
23.4 |
|
Per nulla d’accordo |
25 |
53.2 |
Tabella 1. Questionario somministrato ai portatori di interesse e analisi risposte.
L’87.2% dei partecipanti ritiene l’allenatore una figura educativa all’interno della scuola calcio. Le risposte indicano anche una forte apertura delle scuole calcio verso l’accoglienza di bambini e ragazzi provenienti da altri paesi e verso la presenza di soggetti con Bisogni Educativi Speciali (BES), con un 72.3% di risposte positive nel primo caso e l’86.7% di risposte positive nel secondo. Questa apertura riflette una volontà di promuovere l’inclusione sociale e culturale attraverso lo sport. Tuttavia, è interessante notare che, nonostante l’ampia consapevolezza dell’importanza educativa e della promozione dell’inclusione sociale e culturale del calcio (74.4% di risposte positive), le autovalutazioni riguardo alla capacità di valutare e intervenire in presenza di BES e sulla conoscenza delle fasi sensibili di crescita sono variegate. La valutazione delle conoscenze sulle fasi di crescita rivela che il 48,9% dei partecipanti si autovaluta come “buono”, il 40,4% come “sufficiente” e il restante 10,7% come “insufficiente”. Infine, l’analisi delle correlazioni tra le domande attraverso il test del Chi Quadrato ha evidenziato tre relazioni significative tra le variabili, come mostrato nelle Tabelle 2, 3 e 4.
|
|
2. È favorevole alla presenza nella sua società di bambini/ragazzi provenienti da altri paesi? |
|
|
|
||
|
|
Sì |
No |
Non so |
χ2 |
P |
V |
3. Pensa che il calcio sia uno sport in grado di promuovere l’inclusione sociale e culturale? |
Sì |
30 |
4 |
1 |
7.76 |
0.00 |
0.7 |
No |
0 |
1 |
1 |
|
|
|
|
Non so |
4 |
2 |
4 |
|
|
|
Tabella 2. Analisi delle correlazioni significative emerse dal test del chi quadrato.
|
|
12. L’allenatore è una figura importante per la crescita sportiva ed educativa del bambino/ragazzo |
|
|
|
|||
|
|
Completamente d’accordo |
Molto d’accordo |
Poco d’accordo |
Per nulla d’accordo |
χ2 |
P |
V |
14. Lo sport permette al singolo di autorealizzarsi ed esprimersi liberamente |
Completamente d’accordo |
12 |
1 |
2 |
1 |
7.84 |
0.07 |
0.5 |
Molto d’accordo |
2 |
8 |
2 |
0 |
|
|
|
|
Per nulla d’accordo |
3 |
4 |
12 |
0 |
|
|
|
Tabella 3. Analisi delle correlazioni significative emerse dal test del chi quadrato.
|
|
7. Come giudica la sua conoscenza sulle fasi sensibili, di crescita e di sviluppo dei bambini/ragazzi? |
|
|
|
||
|
|
Buona |
Sufficiente |
Insufficiente |
χ2 |
P |
V |
6. Quale apporto educativo sono in grado di fornire i tecnici nelle scuole calcio? |
Buono |
2 |
16 |
0 |
7.84 |
0.05 |
0.5 |
Sufficiente |
0 |
3 |
0 |
|
|
|
|
Insufficiente |
6 |
20 |
0 |
|
|
|
Tabella 4. Analisi delle correlazioni significative emerse dal test del chi quadrato.
È emersa una forte correlazione tra la percezione del calcio come sport che promuove l’inclusione sociale e culturale e la considerazione dell’allenatore come figura educativa. Questo sottolinea come una visione aperta e inclusiva del calcio sia correlata a una maggiore enfasi sull’educazione fornita dagli allenatori. Allo stesso modo, è stata riscontrata una correlazione significativa tra la volontà di accogliere ragazzi migranti e la percezione del calcio come linguaggio universale in grado di unire culture e lingue diverse, indicando una connessione tra inclusione e apertura culturale.
La relazione significativa riscontrata tra la domanda 2 e la domanda 3 consente di affermare che il calcio, nelle realtà indagate, sia riconosciuto come uno strumento per favorire l’inclusione sociale e culturale e che, riguardo a questo aspetto inclusivo, i portatori d’interesse sono favorevoli alla partecipazione in campo di bambini e ragazzi provenienti da altri Paesi. La Legge 12/2016 consente il tesseramento di atleti minorenni stranieri. Essa riconosce il principio dello “ius soli sportivo” ed è rivolta a tutti i minori che risiedono regolarmente sul territorio almeno dal compimento del decimo anno di età: per loro è prevista l’iscrizione alle FSN con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani. Essa permette ai minori stranieri di fare sport, ma non dà la possibilità di essere inseriti nelle selezioni nazionali, per le quali è necessario avere la cittadinanza. Tale legge è stato un primo passo da accogliere positivamente, sebbene sia carente sotto alcuni aspetti. Poiché il principio dello ius soli sportivo si applica solamente ai minori che sono giunti in Italia prima di compiere i dieci anni, molti minori arrivati successivamente a questa età vengono esclusi. Questa esclusione riguarda anche coloro a cui è stata riconosciuta la protezione internazionale, impedendogli così di praticare sport al di fuori dello stato che li ha accolti come rifugiati.
Dall’analisi, emerge inoltre che nell’ambito educativo e dell’inclusione, l’approccio prescrittivo e l’adozione di allenamenti tradizionali non generano reali benefici nell’apprendimento. Tuttavia, emerge un dato non significativo quando si analizza il ruolo educativo dell’allenatore. Ciò suggerisce che, nella realtà, i portatori d’interesse interni alle scuole calcio potrebbero non essere adeguatamente formati o informati sui valori educativi intrinseci alla figura del tecnico, che sono di vitale importanza. Tra la domanda 6 e la domanda 7 è emerso che i portatori d’interesse interni sono consapevoli dell’azione educativa dell’allenamento, al pari di qualsiasi altra forma di insegnamento. Tuttavia, nella pratica, è influenzata da vari modelli di pensiero, visioni e filosofie educative che guidano le strategie e gli obiettivi perseguiti durante l’azione pratica. È stata riscontrata una correlazione significativa tra il contributo educativo fornito dagli allenatori e la conoscenza delle fasi sensibili della crescita e dello sviluppo dei bambini. L’assenza di riconoscimento da parte del tecnico della sua funzione educativa, causata dalla formazione prevalentemente tecnica che ha ricevuto, può avere ripercussioni sullo sviluppo della sensibilità e della coscienza etica.
I risultati ottenuti da questo studio offrono spunti di riflessione significativi nell’ambito dell’allenamento calcistico giovanile e sul ruolo educativo svolto all’interno delle scuole calcio presenti nel territorio di Potenza e provincia. È fondamentale approfondire ulteriormente questi risultati per comprenderne appieno le implicazioni e i percorsi di miglioramento.
Dall’analisi dei dati emerge una variazione nella percezione del ruolo educativo dello sport e dell’allenatore. Questa variabilità può essere attribuita alle diverse filosofie e visioni dei professionisti operanti all’interno delle scuole calcio (Trudel et al., 2010). Pertanto, è necessario promuovere una chiara comunicazione e una condivisione di principi educativi tra gli allenatori, al fine di garantire una coerente esperienza educativa per tutti i giovani atleti. Inoltre, la correlazione tra la percezione del calcio come strumento di inclusione sociale e culturale e la considerazione dell’allenatore come figura educativa merita ulteriori analisi (Light & Harvey, 2017). Questo collegamento suggerisce che le scuole calcio possono svolgere un ruolo cruciale nella promozione dell’uguaglianza, dell’integrazione sociale e dell’apertura alle diverse culture. Si potrebbero sviluppare programmi educativi mirati per promuovere questi valori e coinvolgere attivamente gli allenatori nell’implementazione di politiche inclusive.
La relazione tra l’accoglienza di ragazzi con Bisogni Educativi Speciali (BES) nella scuola calcio e la percezione del calcio come linguaggio universale aperto all’unione di culture e lingue diverse sottolinea l’importanza dell’inclusione nel contesto sportivo. Questi risultati indicano la necessità di ulteriori sforzi per sensibilizzare e formare gli allenatori e il personale delle scuole calcio per affrontare in modo efficace le sfide legate all’inclusione dei giovani con BES. Inoltre, è essenziale promuovere la disponibilità e l’accessibilità di risorse e supporto specifico per questi ragazzi.
Nonostante l’importanza attribuita all’allenatore per la crescita sportiva ed educativa dei bambini, la mancanza di una correlazione significativa tra l’apporto educativo fornito dai tecnici e la conoscenza sulle fasi sensibili di crescita e sviluppo dei bambini solleva preoccupazioni. Questo sottolinea l’urgenza di implementare programmi di formazione continua per gli allenatori, focalizzati sulla comprensione delle esigenze evolutive dei giovani atleti. In questo modo, gli allenatori saranno in grado di adattare in modo più efficace le loro metodologie di insegnamento alle fasi di sviluppo individuale dei bambini. Infine, l’atteggiamento positivo delle scuole calcio verso l’accoglienza di bambini con BES e provenienti da diverse culture è un segno di apertura e progresso. Tuttavia, è essenziale tradurre questa volontà in azioni concrete attraverso programmi di formazione specifica e l’implementazione di politiche di inclusione. Questi sforzi possono aiutare a garantire che nessun giovane atleta sia escluso dalla pratica sportiva a causa di barriere culturali o educative. In sintesi, i risultati di questa ricerca indicano chiaramente che le scuole calcio hanno un potenziale significativo per svolgere un ruolo educativo importante nella vita dei giovani atleti. Tuttavia, per massimizzare questo impatto, è necessario lavorare su diverse dimensioni, tra cui la coerenza nella visione educativa, l’inclusione, la formazione degli allenatori e la sensibilizzazione riguardo ai bisogni educativi speciali. Soltanto attraverso uno sforzo collettivo e continuo sarà possibile garantire che le scuole calcio siano luoghi di crescita, sviluppo e inclusione per tutti i loro partecipanti.
Data l’importanza economica, culturale e sociale delle organizzazioni sportive, è fondamentale approfondire gli studi sull’integrazione della rendicontazione sociale nell’ambito dello sport dilettantistico. Le associazioni sportive dilettantistiche (ASD) non solo svolgono un ruolo chiave nella promozione dell’attività fisica e del benessere, ma anche nell’incanalare valori educativi e sociali attraverso le loro attività.
Un punto cruciale per la ricerca futura è quello di esaminare attentamente i fattori che influenzano il legame fiduciario tra le ASD e la varietà di portatori di interesse presenti in un determinato contesto territoriale. Questi portatori di interesse possono includere membri della comunità locale, sponsor, istituzioni educative e governative, nonché gli stessi praticanti sportivi e le loro famiglie. Comprendere meglio come questi attori percepiscono e valutano l’impatto sociale delle ASD può fornire preziose informazioni per migliorare la trasparenza e la responsabilità all’interno di tali organizzazioni.
L’adozione di un approccio localizzato alla ricerca potrebbe rivelarsi particolarmente fruttuosa. Esplorare le dinamiche specifiche di una comunità locale può permettere di cogliere sfumature e peculiarità che altrimenti potrebbero sfuggire. Inoltre, un approccio localizzato favorisce la partecipazione attiva degli interessati, permettendo loro di contribuire direttamente alla definizione di obiettivi e criteri di rendicontazione sociale pertinenti per il contesto specifico.
Lo studio mette in luce la necessità di una maggiore formazione degli operatori delle scuole calcio per affrontare le sfide dell’inclusione e dell’educazione socioeducativa. Compito delle scuole calcio dovrebbe essere lo sviluppo globale dei ragazzi, non solo dal punto di vista tecnico e tattico, ma anche educativo e sociale promuovendo l’inclusione sociale e l’integrazione sportiva. Gli allenatori e gli operatori devono essere consapevoli della loro funzione educativa e, per questo, ambire ad essere formati per affrontare le sfide educative dei giovani atleti, permettendo a ognuno di esprimersi al meglio. Si auspica che futuri studi possano approfondire questi aspetti e mettere in atto strategie per promuovere un ambiente educativo più inclusivo e responsabile, in cui lo sport venga utilizzato come strumento di crescita e sviluppo personale per tutti i giovani coinvolti. In buona sostanza, la recente novella Costituzionale apre uno scenario nuovo per le associazioni sportive per la loro valenza sociale ed educativa. Tale scenario condurrà le organizzazioni sportive che governano le varie tipologie di associazioni, quali il Comitato olimpico nazionale italiano, le Federazioni sportive nazionali, gli Enti di promozione sportiva, le Discipline associate, il Registro delle istituenti associazioni/società sportive di attività fisico-motoria per il benessere e la salute a ipotizzare processi di autoanalisi ed autovalutazione delle procedure adottate per il conseguimento dei propri fini statutari. Il modello di rendicontazione sociale delle scuole potrebbe essere adattato per le peculiarità i contesti di apprendimenti informali e applicato per completare il percorso di ottimizzazione dei percorsi di educazione e socializzazione dei cittadini in età evolutiva.
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