Attilio Bertolucci e Pier Paolo Pasolini: un dialogo per la poesia

Autori

  • Simone Giusti

Abstract

Roma, 1951. Fuggito dal Friuli, Pier Paolo Pasolini, all’epoca noto solo ai pochi, coltissimi lettori delle suePoesie a Casarsa, all’inizio dell’anno si trova nella capitale insieme alla madre Susanna. Dopo un anno trascorso in camere in affitto, nel mese di luglio si trasferisce, con la famiglia d’origine, cui si ricongiunge anche il padre, in una casetta in costruzione a Ponte Mammolo, una borgata a nordovest della città, al di là di Rebibbia. Nel mese di dicembre, dopo un lungo periodo di disoccupazione seguito alla sua rimozione coatta dalla scuola di Valvasone in Friuli, trova lavoro come insegnante di italiano in una scuola media parificata di Ciampino, dalla parte opposta della città. È in questo periodo che Pasolini conosce Franco Citti, protagonista in seguito del suo primo film e guida abile e sicura nei meandri della lingua e della cultura di Roma. È anche l’anno in cui Pasolini inizia a scrivere i suoi due libri più importanti di questa fase della sua vita, che gli assicureranno il successo e gli daranno l’indipendenza economica: il romanzoRagazzi di vitae la raccolta di poesieLe ceneri di Gramsci.

È, infine, l’anno in cui inizia il rapporto, fondamentale, con Attilio Bertolucci. Attilio Bertolucci, di undici anni maggiore di Pasolini, si trasferisce da Parma a Roma nell’aprile del 1951. Insegnante e giornalista, arriva nella capitale sollecitato da amici autorevoli come Leone Piccioni, Giulio Cattaneo e Roberto Longhi, suo ex professore di storia dell’arte all’ateneo bolognese, che nel 1950 aveva fondato la rivista «Paragone», invitando Attilio ad assumerne il ruolo di redattore. Proprio in una casa di Longhi, nel centro storico, in via del Tritone 111, va a vivere inizialmente Attilio, in attesa di ricongiungersi con la famiglia rimasta a Parma.

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Pubblicato

2015-01-22

Fascicolo

Sezione

Dialoghi