Certo d’un merlo il nero di Giorgio Orelli

Autori

  • Pietro Benzoni

Abstract

Certo d’un merlo il nero è una delle poesie più note di Giorgio Orelli, e a lui stesso più care. Significativo del resto che, nella raccolta Spiracoli, il testo sia collocato in posizione strutturalmente rilevante, in apertura della sesta e ultima sezione del libro: una sezione che, rispetto alle precedenti, segna una pronuncia più tesa e uno stile più alto, ossia un incremento di tragicità; e questo in concomitanza con l’assieparsi dei segni di una diffusa, e variamente esorcizzata, inquietudine esistenziale e civile (v. ad es. come la Svizzera dei suicidi affiori nei versi di In ripa al Tesino). Prima di procedere con l’analisi vera e propria, gioverà però una piccola precisazione filologica.

La poesia che ora leggiamo in Spiracoli (1989) era già apparsa, nel 1986, in una fortunata antologia della letteratura della Svizzera italiana curata dallo scrittore Giovanni Orelli (cugino di Giorgio). Con alcune differenze rilevanti: nella versione del 1986 mancava la citazione da Petrarca ora posta in epigrafe; c’era una diversa scansione metrica dei versi 14-15 che, ora divisi da uno stacco strofico, formavano prima un unico endecasillabo a gradino («MAI SCOMPARSO così che di sull’orlo»); compariva un aggettivo qualificativo, poi espunto («il faceto spazzino-necroforo» è ora «lo spazzino-necroforo »). Ma soprattutto, nella versione del 1986, figurava un titolo di stampo tradizionale, Morte d’un merlo: con esplicita tematizzazione di quell’evento – o, se si preferisce, di quella occasione – che fornisce al testo la sua materia prima (nel vero senso della parola).

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Pubblicato

2015-01-22

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