«Parmi adesso: era una sera|d’ottobre» (L’asino dai Primi pometti di Pascoli)

Autori

  • Francesca Latini

Abstract

Decidere di commentare ancora una volta un testo non certo carente di prove esegetiche com’è L’asino si può giustificare solo in nome di quegli elementi distintivi, che rendono il capitolo, all’interno della raccolta, un unicum, caso degno di attenzione ulteriore ed esclusiva. Il primo può essere riconosciuto nella singolare ambientazione del testo, tutta romagnola, entro un’opera quasi a fondale fisso, l’impervio territorio della Val di Serchio. L’asino fa storia a sé, proprio per tale ubicazione in un paesaggio così dettagliatamente descritto al punto di costituire, insieme al ‘gruppo’ di Schiuma e della sua bestia, l’altro grande protagonista del poemetto. Il secondo fattore peculiare può essere individuato nella lenta genesi dell’opera: più di dieci anni di lavoro saltuario, concentrato in due prime fasi attigue all’occasione che origina l’idea, quindi riorganizzato in una terza redazione su cui il poeta interviene ormai a ridosso della pubblicazione in rivista; ampio arco temporale (con lunga pausa meditativa di mezzo) che comporta una stratificazione di molteplici maniere poetiche afferenti alle diverse epoche di scrittura. Se aggiungiamo poi l’indubbio vantaggio di conoscere il materiale autografo già da tempo trascritto, occasione per rileggere la ne varietur sulle orme degli scartafacci, senza dover sostenere la fatica di decifrare per conto proprio minute carte piene di ritocchi che fiaccherebbero il più sollecito filologo, le ragioni della scelta appaiono in tutto il loro premeditato calcolo: si trattava di non ‘scomodarsi’ neanche un po’... o almeno «hoc erat in votis».

Un pungolo a riprendere in esame il poemetto si è rivelato anche l’intervento di LEONELLI 1989, che ha giustamente fatto notare come il naturale processo evolutivo del testo consista in un risoluto depennamento di ogni lemma e stilema arcaici (derivati, nelle prime due fasi redazionali, da aree comiche quali Dante infernale, Lippi e Burchiello), assunto il cui tono perentorio, fin prima di raccogliere argomenti di smentita, mi sembrava tendere troppo all’asseverazione: già precedenti prove di commento, condotte in seguito all’articolo dello studioso (EBANI 1997 e MARCOLINI) hanno infatti dimostrato come ancora a testo definitivo siano rintracciabili debiti con questi particolari vivai poetici. Raccolto il suggerimento, la prima rotta che mi sono trovata a percorrere è stata dunque quella in precedenza segnata da letture interpretative, in cui si dà testimonianza di un legame mai completamente reciso con l’area comica, alla ricerca di ulteriori tracce che confermassero questa dipendenza.

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Pubblicato

2015-01-21

Fascicolo

Sezione

Articoli